Matilde era una ragazza come tante, studiava giurisprudenza e lavorava nel bar del centro commerciale Il Borgo di Asti. Una ragazza in gamba, con tanti amici, con un fidanzato sportivo, come lei. Un futuro potenzialmente ricco di soddisfazioni, di sorrisi, magari di una famiglia e di tanti progetti da realizzare.
Un futuro spazzato via in un secondo in una folle gara tra super car nella serata di giovedì 11 dicembre, quando una Porsche, che pare corresse a 212 chilometri orari, ha travolto la vettura su cui Matilde viaggiava con la madre Elvia.
L’impatto devastante non lasciava scampo a Matilde, morta dopo giorni di ricovero, lasciando un grande vuoto in chi l’ha conosciuta.
La Procura di Asti ha aperto un’inchiesta per omicidio stradale e ha iscritto nel registro degli indagati i conducenti delle due Porsche coinvolte, entrambi piccoli imprenditori locali, Davide Bertello, 47 anni, che dopo aver assistito all’incidente si sarebbe allontanato, presentandosi solo giorni dopo alla polizia stradale per riferire la propria versione dei fatti e Franco Vacchina, 60 anni, l’individuo alla guida dell’auto su cui viaggiavano Matilde e la madre.
Omicidio stradale dove stradale diventa un aggettivo che tende a edulcorare il tutto. È stradale, quindi non è grave come un omicidio, è un po’ meno omicidio, insomma, nell’opinione comune e anche per la giurisprudenza, in fondo. Le pene sono state inasprite ma se non verrà accertato l’utilizzo di alcol o droghe da parte del guidatore della Porsche le pene andranno da 2 a 7 anni.
Con sconti di pena vari, è pensabile che chi ha ucciso Matilde non faccia nemmeno un giorno di carcere per questo omicidio.
Qui mi rivolgo ai giudici che saranno chiamati a giudicare sul fatto: possono esserci delle attenuanti per un individuo che alle 20 di un giovedì sera, pensando di essere onnipotente e sopra la legge, si arroga il diritto di correre sulla Asti-Cuneo ai 212 all’ora uccidendo una povera e incolpevole ragazza?
L’unica risposta possibile è: “No”. Su quella macchina poteva esserci lo stesso giudice, un suo parente, potevo esserci io, potevate esserci voi.
Se un uomo di 60 anni sfreccia alle 20 ai 212 km/h su una superstrada sa benissimo a cosa va incontro e quali rischi può correre e può causare. Questo a mio parere è semplicemente un omicidio preterintenzionale con pene che possono arrivare a 18 anni.
Non basterà comunque a restituire a mamma e papà la loro amata Matilde, ma potrebbe almeno dare la sensazione di aver ricevuto un briciolo di giustizia in una storia che non ha senso e che non potrà mai trovare giustizia.
Non è possibile morire così a 20 anni, in una sera qualunque, a due settimane da un Natale da trascorrere con la famiglia e con il fidanzato.














