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Farinél | 22 giugno 2025, 11:58

FARINÉL / La sincronicità, Carl Gustav Jung e quella cascina di Langa divenuta “Artefora”, uno scrigno d’arte e bellezza

Sulle colline tra Castiglione Tinella e Castagnole delle Lanze il casale che Marzia Capannolo ed Ernesto Morales hanno recuperato con cura per farne uno speciale luogo di cultura. Per chi scrive un toccante viaggio nella memoria

Ieri a Castiglione Tinella, nella sede di Artefora, l'inaugurazione del festival arte contemporanea “La collina sale sempre”

Ieri a Castiglione Tinella, nella sede di Artefora, l'inaugurazione del festival arte contemporanea “La collina sale sempre”

Cos’è la sincronicità? È quel concetto che sostiene che la maggior parte degli eventi, nella nostra vita, hanno un significato preciso e accadono per una ragione. In altre parole, nulla accade per caso. A teorizzare la sincronicità fu nel 1952 il grande psichiatra e filosofo svizzero Carl Gustav Jung.

Secondo la teoria della sincronicità di Jung, nessun avvenimento è un fatto accidentale, ma la nostra vita è costellata di un insieme di coincidenze. O meglio, quelle che noi siamo abituati a considerare coincidenze, ma che nella realtà non lo sono affatto.

Tirando le fila, la coincidenza non esiste o, meglio si tratta di coincidenze non casuali. La maggior parte degli eventi sincronici che avvengono nelle nostre vite rappresentano un messaggio, un segnale che ci indica la strada da percorrere.

È proprio quello che ho pensato ieri quando sono stato invitato all’inaugurazione di una mostra collettiva d’arte in un imprecisato luogo di Castiglione Tinella dall’evocativo nome di Artefora: nulla accade per caso.

Il mio sesto senso ha iniziato a dare segnali quando il sindaco di Castagnole delle Lanze Carlo Mancuso mi ha spiegato: «È facile, imbocchi via Val Bera e poi, prima di arrivare a Castiglione Tinella, vedi una cascina ristrutturata e sarai arrivato».

Spiego al sindaco, a margine dell’inaugurazione di “Oro sublime”, la prima fiera dedicata al tartufo nero della provincia di Asti, che conosco bene quella zona perché ci sono cresciuto, in Val Bera vivevano i miei nonni, Amilcare e Michelina Dogliotti, avevano una grande cascina, un pezzettino di terra con vigne di Moscato, alcune piante di cachi, frutta varia, un orto. Certo che lo ricordo, in quella cascina ho vissuto, tra le braccia di nonna Michelina con mia sorella Livia, le mie cugine Chiara e Laura, alcuni degli anni più belli della mia vita.

In quella cascina sono nate mia mamma e sua sorella, mia madrina. Una famiglia molto al femminile per mio nonno che sognava un figlio maschio e che, complice l’avanzare degli anni, aveva deciso di vendere per acquistare un più comodo appartamento in centro a Castagnole, con comodi servizi.

Anche l’ultima speranza di mio nonno, il sottoscritto, l’unico nipote maschio, era naufragata, nella sensibilità di quel bambino allora dodicenne con una inclinazione umanistica e nessuna spinta a salire su un trattore o voler coltivare quella terra grama e ancora non redditizia quanto è oggi.

Sono questi i pensieri che faccio mentre imbocco via Val Bera, il panorama è cambiato, le vecchie e decadenti cascine oggi lasciano spazio a cantine moderne, i filari sono pettinati, l’ambiente è estremamente curato. Solo la strada è la stessa, riconosco le buche, le asperità della carreggiata dove mille volte ero passato con i miei genitori in auto.

È come tornare a casa, riconosco gli edifici uno per uno, li passo tutti e alla fine mi dico: “Ne rimane solo uno, vuoi vedere che?”. Non ci sono dubbi, l’ultimo edificio sulla sinistra prima delle curve che portano a Castiglione Tinella è il nido in cui sono cresciuto. Le auto parcheggiate un po’ ovunque lo confermano: “Sei tornato a casa”.

Penso a come sono arrivato lì, mi hanno invitato l’amico Bruno Murialdo che espone alcune delle sue meravigliose fotografie e il collega Pietro Ramunno, ma nessuno sa cosa rappresenti quel luogo per me. Sarebbe stato facile dire che non potevo andare, ero impegnato a presentare l’inaugurazione di Oro Sublime e in fondo sono invitato quasi continuamente a inaugurazioni di mostre o esposizioni. Non so quindi cosa mi abbia spinto, ma è come se sentissi che quello non era un invito come gli altri.

Da quando ho sei anni racconto le emozioni con la penna e con il computer, è la mia vita, è il mio lavoro, ma questa volta non riuscirò a rendere la portata di ciò che ho provato.

Sono passati 30 anni, ma a ogni passo un ricordo, un’immagine. La nonna seduta nell’aia, il nonno di ritorno dai campi con indosso i gambali. Le vecchie auto, il cingolo, il fienile, il ricovero attrezzi e poi quella casa piena di amore.

La cascina dei nonni era il profumo del sugo al ragù messo a cuocere a fuoco lento dal mattino. Se dovessi descrivere l’amore non mi verrebbe un’immagine più forte e profonda di una nonna che si alza all’alba e mette a cuocere il ragù sul putagé per dare vita a quei gusti e profumi che oggi possiamo solo ricordare.

È pieno di gente, ma è come fossi solo di fronte al Marcello bambino, faccio attenzione che gli occhiali da sole coprano bene occhi madidi di lacrime.

La cucina è ancora dove era un tempo, ovviamente manca il telefono Sip con la rotella, il salotto è proprio dove lo ricordavo, anche la zona notte è stata rivista ma è riconoscibile. Il fienile dove giocavo con mia cugina e il ricovero attrezzi sono divenuti una spaziosa e luminosa una galleria d’arte.

Gli occhi sono pieni di lacrime, ma sono di gioia, perché non avrei saputo immaginare una destinazione migliore per il nido in cui sono cresciuto e dove è nata mia madre.

Ernesto e Marzia hanno creato una magia, fino a ieri nemmeno sapevano chi avesse abitato quella cascina, ma nonostante questo l’hanno ripensata con rispetto, con attenzione, con la cura che avrebbero apprezzato i miei nonni.

In fondo come diceva Jung le coincidenze non esistono e quella cascina piena di amore dove sono cresciuto e dove ho costruito l’uomo che sono, un uomo che ama la bellezza in ogni sua forma, che ama l’arte, la pittura, la scultura, la fotografia, probabilmente era destinata a diventare quello che è oggi: uno scrigno di bellezza.

Ernesto e Marzia l’hanno scelta tra centinaia di cascine e, no, non può essere una coincidenza.

Se volete saperne di più è possibile consultare il sito artefora.com o la pagina Instagram Artefora. Troverete la bellezza creata da Ernesto Morales e da Marzia Capannolo, e anche un pezzetto della mia vita.

Marcello Pasquero

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