"Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: 'Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!'. I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: "Lo zelo per la tua casa mi divorerà". Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: 'Quale segno ci mostri per fare queste cose?'. Rispose loro Gesù: 'Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere'. Gli dissero allora i Giudei: 'Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?'. Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù"(Gv 2, 13-22).
Oggi, domenica 9 novembre 2025, la Chiesa festeggia la Dedicazione della basilica lateranense (Anno C, colore liturgico bianco).
La basilica di San Giovanni in Laterano è una delle quattro basiliche maggiori di Roma, le Basiliche “costantiniane”. Il Laterano, palazzo donato da Costantino alla Chiesa di Roma, fu dall’inizio sede abituale dei papi; nel 313 venne celebrato ivi un Concilio che affrontò la questione dei “donatisti”. La basilica, dedicata da papa san Silvestro, cominciò a diventare simbolo dell’autorità pontificia, secondo l’inscrizione in versi leonini incisi sull’epistilio del portico del Laterano, dove è chiamata «La madre di tutte le Chiese».
La festa della Dedicazione comincia ad apparire nelle consuetudini rituali verso il XII secolo. Forse la scelta della data non è senza legame, poiché in questo giorno le Chiese d’Oriente celebrano la commemorazione di un’immagine prodigiosa del SS. Salvatore. Papa Sergio III (904-911) restaurò dalle fondamenta la basilica in seguito a un crollo (897): fu questa l’occasione per indire la festa?
Quale sede della cattedra del Vescovo di Roma è considerata un riferimento simbolico di unità per tutte le Chiese dell’Urbe e dell’Orbe, essendo la Chiesa (secondo quanto già riconosceva sant’Ignazio d’Antiochia, successore di Pietro nella sede episcopale siriana) «che presiede alla carità» (Ai Romani, Proemio).
Una curiosità? L’altare papale è sormontato da un ciborio gotico opera dell’architetto Giovanni di Stefano. Sopra la volta, chiusi in una fitta grata d’oro, si trovano i reliquiari delle teste di san Pietro e san Paolo. I reliquiari sono del 1804 e sostituiscono quelli attribuiti a Giovanni di Bartolo che sono stati rubati nel 1799. Nella basilica è conservata anche la reliquia della tavola dove Gesù consumò l’Ultima Cena con gli apostoli.
Secondo la leggenda aurea, narrata da Jacopo da Varagine, sembra che Costantino contrasse la lebbra nel 313. Secondo i medici avrebbe dovuto sacrificare dei bambini il cui sangue lo avrebbe guarito. L’imperatore si rifiutò di compiere questo terribile rito. La notte stessa sognò due uomini di nome Pietro e Paolo che gli indicarono di cercare un eremita di nome Silvestro che era sfuggito alle persecuzioni anticristiane con i suoi compagni e si era rifugiato sul Monte Soratte.
Costantino, pensando che a parlare fossero gli dei, mandò a chiamare Silvestro. Silvestro gli mostrò un’immagine di Pietro e Paolo in cui Costantino riconobbe gli uomini che aveva visto in sogno. Allora Silvestro disse all’imperatore di liberare tutti i cristiani incarcerati, di digiunare una settimana e lo immerse nel fonte battesimale dal quale ne uscì guarito.
Da quel momento, per otto giorni consecutivi, Costantino scrisse delle leggi sulla cristianizzazione di Roma. L’ottavo giorno secondo la tradizione «L’imperatore andò alla chiesa di San Pietro, dove confessò, piangendo, le sue colpe. Prese poi il piccone e iniziò personalmente lo scavo per costruire la basilica e portò via sulle sue spalle dodici carichi di terra».
Spiega il cardinale De Donatis, già arciprete della basilica lateranense: "La cattedrale di Roma, Mater et Caput di tutte le Chiese di Roma e del mondo è un punto di riferimento particolarissimo per la nostra Diocesi e per la Chiesa Universale. In essa si respira la storia di diciassette secoli, di una Basilica costruita e ricostruita tre volte, fino ad arrivare all’attuale edificio del 1700. In esso hanno avuto sede cinque Concili Ecumenici. Nella sede della Cattedra di Pietro tutti i cristiani del mondo avvertono il legame con il Vescovo di Roma. In questo luogo noi cristiani di Roma riconosciamo ancora una volta l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, indicato dal Battista. Qui sentiamo, come il discepolo amato, il cuore di Cristo Salvatore che batte, consumandosi d’amore per tutta l’umanità. Alla scuola dei due “Giovanni” troviamo la vocazione particolare della nostra Chiesa chiamata a presiedere nella carità".














