/ Schegge di Luce

Schegge di Luce | 05 ottobre 2025, 06:56

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Marco Panero

Commento al Vangelo del 5 ottobre 2025, XXVII Domenica del Tempo Ordinario

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Marco Panero

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”» (Lc 17,5-10).

Oggi, 5 ottobre 2025, la Chiesa giunge alla XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C, colore liturgico verde).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Marco Panero, sacerdote salesiano originario di Bra.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

«Accresci in noi la fede!», esclamano gli apostoli al termine di un impegnativo discorso del Signore. «Accrescila, perché è così piccola e fragile per sostenere il vigore delle tue parole!», potremmo aggiungere noi. Eppure questa richiesta tradisce una verità consolante: può accrescersi soltanto ciò che già c’è, per quanto minuto sia. È, a conti fatti, un buon punto di partenza.

Come battezzati, possiamo contare su un nucleo germinale di fede, che è stato infuso in noi all’atto del nostro Battesimo; un dono anteriore alla nostra consapevolezza e al nostro assenso, perché radicato nella fede della Chiesa e dei nostri genitori, che alla Chiesa hanno chiesto per noi il Battesimo. Un dono che è predisposizione a diventare interlocutori di Dio, ad entrare personalmente in quell’alleanza che Egli ha in serbo per noi. Un dono che era già là prima di noi e che resterà vivo anche dopo di noi, abbracciando l’intero percorso della nostra esistenza terrena. Proprio come la fiammella del cero pasquale, che viene acceso (non a caso) il giorno del Battesimo e quello del nostro funerale: l’uno per introdurci alla fede della Chiesa, l’altro per partecipare (speriamo!) alla visione dei Santi.

La fede, come le altre virtù, è per sua natura dinamica. L’esercizio attuale non assicura automaticamente la sua permanenza futura nello stesso grado. Ecco perché abbiamo bisogno di ravvivare questo dono di Dio che è in noi, anzi, abbiamo bisogno che Dio stesso lo custodisca e lo accresca, in mezzo alle traversie della vita.

Forse, dietro quella richiesta pressante fatta a Gesù c’è proprio questa preoccupazione, che i discepoli sperano di superare con un brillante intervento del Maestro, sull’esempio riuscito della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Gesù però non risponde direttamente alla loro richiesta, ma si serve di un’immagine iperbolica per indicare la potenza della fede, la sua efficacia. Sia ben chiaro: non si tratta di una “prova di forza” o di un “test” per misurare la propria fede sulla base dei riscontri esteriori che essa produce. Chi cerca conferme di questo tipo resterà deluso, perché vuole condizionare il proprio affidamento a Dio a presunti segni di rassicurazione, che non bastano mai e possono sempre venir messi in discussione.

Neppure la virtù di fede è una pura credenza soggettiva, per quanto radicata e autentica: questo non basterebbe a garantire l’effettiva verità delle nostre convinzioni. Fede è piuttosto dare credito a Dio, riconoscere che Dio è davvero Dio e merita pertanto la nostra ferma fiducia. Tutto il resto procede di qui: l’impegno morale ad una vita coerente con il Vangelo, lo sforzo ascetico per lottare contro le cattive inclinazioni, l’espansione della carità nelle sue mille espressioni, il dono disinteressato di sé, senza pretese e rivendicazioni (come il servo di cui parla il Vangelo), ebbene, tutto questo dipende dalla solidità della nostra vita di fede.

La fede è davvero il seme della nostra vita cristiana, capace di sprigionare forza e vitalità sorprendenti, quando incontri un terreno almeno un poco disponibile a lasciarlo germogliare.

Uno dei racconti più brillanti di Guareschi narra di un don Camillo ormai avanti negli anni, alle prese con la rivoluzione culturale e sociale degli anni ‘60 e con gli inevitabili contraccolpi ecclesiali di tutto ciò, che restano lontanissimi dalla sua sensibilità. Sfogandosi, come sua abitudine, col Cristo dell’altar maggiore, don Camillo lamenta la distruzione del patrimonio spirituale operato dall’uomo contemporaneo e interroga il Cristo, domandandogli con insistenza che cosa bisogna fare. «Il Cristo sorrise: “Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede e mantenerla intatta”» (G. Guareschi, “Don Camillo e i giovani d’oggi”, pp. 175-176).

Sì, occorre davvero mettere al sicuro quel seme che è la fede: assicurarlo per noi e per la nostra salvezza; accrescerlo perché informi di sé tutta la nostra vita, personale e sociale; proporlo con convinzione alle nuove generazioni. È il tesoro più prezioso che abbiamo, è la riserva segreta della nostra gioia, è un bene che profuma d’eternità.

Silvia Gullino

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium