In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso» (Lc 23,35-43).
Oggi, 23 novembre 2025, ricorre la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo (XXXIV domenica del tempo ordinario, Anno C, colore liturgico bianco).
A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Pierluigi Cerutti, sacerdote salesiano di Bra.
Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella loro riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.
Eccolo, il commento.
Lo studio della storia, lo sappiamo, è il racconto di come i regni e gli imperi si siano susseguiti fin dai tempi più remoti. Eserciti che sembravano invincibili e imperi così ampi da poter dire che su di essi non tramontasse mai il sole, sono crollati, più o meno improvvisamente e velocemente, sotto la spinta di altre forze emergenti e sotto il peso della corruzione interna dei costumi e del potere. Nessuno può sottrarsi a questa legge della storia. Persino il popolo di Dio ha conosciuto, nel suo cammino verso la terra promessa, vittorie e sconfitte, periodi di trionfo e periodi di umiliazione. Una volta conquistata la terra promessa e instaurato il regno, ha dovuto fare i conti con eroismi e tradimenti, espansioni e deportazioni. Possiamo arditamente spingerci a dire che i recenti avvenimenti guerreschi dovuti alle tensioni sempre presenti nella terra di Israele-Palestina siano soggiacenti a questa logica mondana di vittoria e sconfitta.
Poi c’è il Regno di Dio; Regno di chi è dalla Verità, Regno che non è di questo mondo, Regno che ubbidisce a un Re amante e crocifisso. È un «Regno di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace» (dal prefazio della festa). I suoi confini non sono tracciati da linee sul terreno, difesi da steccati e vigilati da soldati, essi vengono attraversati da cuori che vivono secondo i grandi valori che lo caratterizzano.
Festeggiare Cristo Re dell’Universo, significa andare alla ricerca delle anime pure e annunciare loro che c’è una guida che le può illuminare nel loro cammino anche se spesso soffrono persecuzione, derisione e maldicenza gratuita.
Il brano del vangelo secondo Luca che leggiamo questa domenica, ci presenta la rilettura della crocifissione di Gesù come parodia delle manifestazioni regali mondane: la crocifissione avviene in un luogo molto in vista, il crocifisso è sovrastato da un cartello con la scritta della condanna: «Costui è il re dei Giudei», Gesù viene sfidato a mostrare mondanamente la propria potenza salvando se stesso.
Solo uno dei ladroni lo riconosce come il sovrano che sta entrando nella sua gloria e gli si rivolge chiamandolo per nome: «Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno». A questo punto risuona la potente frase di Gesù che dona salvezza persino dalla sua posizione di immobilità e di umana impotenza: «In verità io ti dico: oggi sarai con me nel paradiso».
Il Regno di Dio non si ferma dinanzi a niente, a parte la libertà umana. Non c’è violenza, non c’è sopruso, non c’è ingiustizia che possa costringere ad uscirne. La nostra decisione libera di non tradire i suoi grandi ed eterni valori è la condizione necessaria per l’appartenenza. Dalla sua umile posizione di crocifisso, Cristo proclama e inaugura il suo Regno, un regno immateriale, ma reale che non può cadere, perché include tutti coloro che ricercano la verità e il bene. Stare nella verità, vita, santità, grazia, giustizia, amore e pace è una possibilità che abbiamo qualunque sia la nostra condizione e il nostro stato. Dalla croce Gesù ha fondato un regno che non può essere sconfitto perché si rinnova in ogni cuore che si stabilisce nel dominio della Carità.














