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Attualità | 01 settembre 2023, 17:20

Cuneo, si è chiuso (per ora?) il presidio delle minoranze all'ospedale: "Un successo. Nessuno vuole che il S.Croce si svuoti"

Bongiovanni, Sturlese e Boselli tracciano un bilancio dei quattro giorni (e delle tre notti) passati in presidio. E puntano il dito contro la maggioranza: "Confronto nullo, con loro. Era una buona occasione"

Cuneo, si è chiuso (per ora?) il presidio delle minoranze all'ospedale: "Un successo. Nessuno vuole che il S.Croce si svuoti"

Ha chiuso i battenti alle 18 di ieri (giovedì 31 agosto) il presidio organizzato dai gruppi consigliari Cuneo Mia, Cuneo per i Beni Comuni e Indipendenti davanti all’entrata dell’ospedale S.Croce del capoluogo: un’iniziativa votata a riportare l’attenzione sulle tematiche legate alla sanità del territorio e, nello specifico, allo “stallo insopportabile” che sta vivendo l’iter di approvazione del progetto per la costruzione del nuovo ospedale unico del cuneese.

Lunedì 28 agosto, con una conferenza stampa, il presidio ha preso ufficialmente il via. E si è protratto per ben quattro giorni, con notti passate in una tenda installata nei pressi.

Claudio Bongiovanni, Ugo Sturlese e Giancarlo Boselli – capigruppo delle tre liste – tracciano un bilancio dell’iniziativa.

Abbiamo avuto un flusso continuo di persone al banchetto, circa un migliaio in quattro giorni tra cui anche colleghi consiglieri come Beppe Lauria, Franco Civallero, Paolo Armellini e Luciana Toselli, amministratori locali come i sindaci di Boves, di Borgo San Dalmazzo e di Roccavione – ha detto Boselli - . Ampia la partecipazione anche di medici e infermieri, tra cui la dottoressa Luciana Cagna e Quintino Cartia, ma anche (e l’abbiamo particolarmente apprezzato) l’assessore Gianfranco Demichelis, infermiere di professione e unico amministratore della città a presentarsi per un confronto faccia a faccia”.

Ci saremmo aspettati anche la visita del commissario Livio Tranchida, quella della presidente della Fondazione ospedale Silvia Merlo, del presidente Alberto Cirio e dell’assessore Luigi Icardi – prosegue l’Indipendente - . E anche, ovviamente, della sindaca che indirettamente ci ha fatto sapere che secondo lei quella del presidio non era la sede adeguata per discuterne: ci chiediamo se lo sia il consiglio comunale, visto che alle nostre domande in merito non ha mai dato risposta”.

Circa 25 persone ci hanno aiutato a tenere aperto il presidio in questi giorni – conclude Boselli - . Abbiamo ottenuto quel che volevamo: abbiamo riportato l’attenzione su una questione che ancora non ha trovato soluzione. Se nei prossimi mesi le cose non dovessero cambiare, torneremo a riproporre un’iniziativa simile”.

Bongiovanni conferma l’ampia partecipazione, sottolineando l’interesse dimostrato dai presenti e la chiara contrarietà allo spostamento dell’ospedale fuori dalla sede centrale.

In tantissimi ci hanno chiesto la possibilità di testimoniare la propria posizione con una firma – ha detto - : per il momento non abbiamo ancora intrapreso questa strada ma potrebbe essere nei nostri piani in futuro. Intanto, anche per il fatto che poche sono state le autorità dimostratisi aperte al dialogo, i conti con cui abbiamo dimostrato come la soluzione del partenariato pubblico privato sia la più costosa rimangono ancora smentiti”.

 

Molti dei medici e del personale sanitario che abbiamo incontrato in questi giorni sono stupiti dal fatto che l’ospedale debba spostarsi a Confreria – ha assicurato Sturlese - : certa politica non riesce a capire che il quartiere e la città conservano un profondo attaccamento alla struttura. Che potrebbe rimanere dov’è, mancano 15-20.000 metri quadri ma non è nulla di irrisolvibile con una progettazione seria”.

Il decano del consiglio comunale ed ex primario si è poi espresso con rammarico rispetto alla mancata interlocuzione con le forze di maggioranza (a esclusione dell’assessore Demichelis): “Continuano ad andare avanti sulla propria linea iniziale nonostante i sospetti riguardanti il partenariato, ormai acclarati, e sembra adesso vogliano ritirare fuori la soluzione Inail. Ma quel che non cambia è che con tutte queste lungaggini prosegue anche la paralisi del processo di rinnovamento che tanto servirebbe alla sanità del territorio”.

Simone Giraudi

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