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Politica | 23 maggio 2024, 19:52

Chi è Alberto Gatto, candidato sindaco del centrosinistra ad Alba [L'INTERVISTA]

Le origini, i primi passi in politica, l’attaccamento al quartiere e ai valori dell’«albesità» e dell’«antifascismo». “Alba è sempre stata nel mio cuore. Tra i miei primissimi ricordi le autobotti che distribuivano l’acqua dopo l’alluvione del 1994”

Alberto Gatto negli scatti di Mauro Gallo Foto - Alba

Alberto Gatto negli scatti di Mauro Gallo Foto - Alba

Lo abbiamo incontrato nella sua sede elettorale, un locale nel centralissimo corso Langhe, con lo sfondo del Santuario della Madonna della Moretta. Alberto Gatto, candidato a sindaco della città di Alba alle prossime elezioni di giugno, è vissuto sempre in questo quartiere, quasi periferia all’epoca

"Sì, in effetti quand’ero piccolo e frequentavo l’oratorio accanto alla parrocchia mi sembrava che Alba finisse lì".

Lei si considera un ritratto dell’albesità? Che cos’è l’albesità di cui si parla spesso?

"Un ritratto non saprei, sicuramente ho radici molto profonde e sono di Alba in tutto, per tutto. L’albesità credo che sia in primis la voglia di non rassegnarsi, ce lo insegna la nostra storia. Per questo insisto così tanto nel conoscere il passato della nostra città per guardare al futuro con coraggio e fiducia. Basti pensare che una cittadina come Alba ha una storia di Resistenza straordinaria con il culmine nei 23 giorni. Scrittori, intellettuali e artisti come Beppe Fenoglio o Pinot Gallizio. Dalla povertà della Malora ci siamo rialzati prima con un settore industriale da far invidia a città ben più popolose, con i gruppi Ferrero e Miroglio, poi con lo slancio del turismo. Insomma, Alba è speciale, perché non credo che tutta la sua storia sia da ascrivere al caso o alla fortuna, ma al valore degli albesi".

Chi era Alberto Gatto bambino? Un ribelle? Un buono? Uno spericolato?

"Un bambino normale direi, un ragazzo come tanti, un ragazzo di quartiere. Ho seguito il mio percorso scolastico ed educativo tutto nel quartiere della Moretta. Non ero uno che faceva gli scherzi agli amici, anche se mi piaceva, come oggi, stare in compagnia".

Dove l'ha portata questo percorso?

"Elementari alla 'Sacco', scuola media alla 'Macrino', poi i sei anni della Scuola Enologica e la Laurea in Viticoltura ed Enologia terminando all’Ampelion. Nel frattempo catechismo, gruppo giovani, animatore nei campi scuola della parrocchia e alle Estate Ragazzi. Nel 2009 mi sono candidato per la prima volta alle comunali in appoggio a Maurizio Marello. Avevo solo 19 anni, ma percepivo allora come oggi la voglia di una ventata d’aria nuova in città. Nel 2014 alla seconda candidatura, dopo aver ottenuto un gran numero di preferenze, Maurizio mi ha affidato l’assessorato ai lavori pubblici. Ho studiato ancora di più e meglio la mia città per conoscerne ogni angolo, capirne la complessità, e riuscire così ad aiutare i miei concittadini, dalle piccole questioni come le manutenzioni, fino alle grandi infrastrutture come la scuola media Pertini".

Riavvolgendo ancora il nastro… qual è il ricordo della città da bambino a cui è più legato?

"Ricordo la prima volta che ho visto piazza Savona quando la conformazione era quella storica e aveva ancora i parcheggi e gli alberi nel mezzo. Quel luogo sarebbe diventato più avanti il ritrovo classico di noi giovani, sotto l’orologio. Ricordo anche l’alluvione del 1994, quando si andava a fare rifornimento di acqua alle autobotti nei punti di approvvigionamento".

E' entrato giovane nell’agone politico, chi le ha trasmesso questa passione?

"Mio padre, con cui si parlava spesso in casa di temi sociali e di politica. Lui mi ha stimolato a essere attento ai fatti, locali, nazionali e internazionali, a interessarmi a fondo, perché tutto ci riguarda ed è importante fare la nostra parte per provare a migliorare le cose".

Ha dato spesso prova di conoscere molto bene la sua città. C’è un luogo che vorrebbe diverso?

"Ho avuto la fortuna e l’onere di far parte dell’amministrazione di questa città e credo non ci sia nemmeno un posto che non abbia la sua peculiarità e la sua bellezza. Alba non è solo il centro, via Maestra, le piazze o le vie più conosciute, ma possiede angoli, scorci, frazioni, territori di straordinario fascino. Alcuni da valorizzare di più. Piacendomi la corsa ho anche esplorato strade e luoghi meno frequentati, i parchi, le zone più periferiche. Posso dire di conoscere perfino tombini e marciapiedi… che vanno manutenuti e curati bene!". 

Lei è uno sportivo. Quali differenze e quali analogie ci sono fra le competizioni sportive e quelle politiche?

"Sono sempre stato nello sport, ho giocato a calcio per anni, in molte società albesi, e mi è sempre piaciuto praticare uno sport di squadra. Quando gli impegni sono aumentati, sono passato al podismo, che consente di allenarsi quando si può. Credo che sport e politica convergono nell’obiettivo da raggiungere, di breve, medio o lungo periodo. Costringono a essere concentrati sempre su due aspetti: orizzonte e meta. In mezzo c’è il lavoro quotidiano e costante, l’allenamento, la determinazione: per questo capisco bene il significato di cura del quotidiano. Il concetto riguarda il fisico come la manutenzione ordinaria dei beni pubblici".

Molto spesso lei fa riferimento ai valori antifascisti della città. Li reputa in pericolo?

"Ho letto tanti testi sulle radici di questa città, in particolare per quanto riguarda la Resistenza. Questo aspetto è imprescindibile, evidente, mi ha fatto riflettere. Il sacrificio di quanti si sono resi disponibili alla lotta di Liberazione ha reso possibile l’Italia di oggi e a ben guardare, conoscendo la storia di Alba, ritrovi gli ideali della nostra Costituzione". 

Un politico che l'ha particolarmente ispirata come figura di riferimento?

"Aldo Moro. Uno statista con grande rispetto delle istituzioni e dalla moralità inscalfibile".

Da uno a dieci, quanto è importante per un amministratore avere alle spalle una famiglia che lo appoggi?

"Dieci. La mia famiglia mi è sempre stata vicino ed è un sostegno importante, direi fondamentale".

Risposta secca. Bianco o rosso? Fermo o bollicine?

"Rosso, fermo, da enologo è ovvio. Penso all’importanza dei nostri vini per il territorio, anche a quelli meno blasonati che devono essere più conosciuti. Non disdegno una bella birra con gli amici, però...". 

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