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Attualità | 18 dicembre 2025, 06:07

Diocesi di Alba, l’anno del Giubileo e delle scelte. il vescovo Brunetti: “Dalla speranza alla corresponsabilità, la comunità non può delegare” [INTERVISTA]

Sulla soglia della chiusura dell’Anno Santo, un'occasione per ripercorrere il 2025: pellegrinaggi e cammino sinodale, riorganizzazione delle parrocchie in città, nuovi responsabili per Ufficio missionario e Caritas. “Trasmettere la fede oggi è più faticoso, soprattutto con i giovani”

Papa Leone XVI con il vescovo Marco Brunetti

Papa Leone XVI con il vescovo Marco Brunetti

Il 2025, per la diocesi di Alba, è stato un anno che ha intrecciato orizzonte ecclesiale e concretezza quotidiana. La cifra più evidente è il Giubileo dedicato alla speranza, ma accanto a questo sono arrivati passaggi che hanno segnato la Chiesa universale e, in parallelo, scelte operative che incidono nella vita delle comunità: dal cammino sinodale concluso a livello nazionale ai cambi di parroci, fino alla riorganizzazione di alcuni uffici pastorali e all’attenzione costante alle fragilità sociali, al lavoro povero e alla realtà del carcere.

Ne parliamo con monsignor Marco Brunetti, vescovo di Alba, mentre l’anno si avvia alla conclusione e la Diocesi si prepara alla chiusura ufficiale del Giubileo, prevista domenica 28 dicembre 2025 alle 18 nel Duomo di Alba.

Se dovesse indicare il tratto che più ha segnato quest’anno che si chiude, quale sceglierebbe?
“Direi innanzitutto l’Anno Santo, dedicato alla speranza, così come l’ha voluto Papa Francesco. Abbiamo cercato di vivere questo anno speciale con parecchi pellegrinaggi anche a Roma, alle Porte Sante, sia per categorie – adolescenti, giovani, famiglie – e poi a giugno c’è stato un pellegrinaggio diocesano di circa duecento persone, molto interessante. Inoltre abbiamo potuto vivere il Giubileo anche nella nostra cattedrale, che era chiesa giubilare: tutte le otto vicarie hanno fatto un pellegrinaggio alla cattedrale, e poi altri gruppi, catechisti, insegnanti di religione, e altri ancora. Il 2025 è stato segnato da questa realtà bella dell’Anno Santo e lo concluderemo ufficialmente il 28 dicembre, domenica pomeriggio alle 18 in cattedrale, come in tutte le diocesi del mondo.”

Dentro lo stesso anno, la Chiesa ha vissuto anche un passaggio che ha colpito tutti: quello tra Papa Francesco e Papa Leone.
“È stato un evento molto significativo. Sono cose che aiutano a riflettere e a collocare il cammino della Chiesa dentro una storia più grande.”

Il 2025 coincide anche con la conclusione del cammino sinodale delle Chiese in Italia. 
“È stato l’anno in cui si è portato a termine il cammino sinodale delle Chiese in Italia, e quindi anche della nostra Chiesa. Ci ha occupati in questi ultimi quattro anni. Anche noi ad Alba abbiamo fatto diverse assemblee sinodali e adesso a gennaio avremo un’assemblea in cui tireremo un po’ le fila, a partire dal documento finale approvato dai vescovi. Da quel documento emergono alcune priorità: certamente una è la trasmissione della fede, perché oggi si fa molta più fatica rispetto a una volta, soprattutto con i giovani e i ragazzi, e quindi dovremo intensificare questo aspetto e capire come fare. Ma ci sono anche elementi molto concreti: si insiste sulla valorizzazione dei laici, che dovranno assumere responsabilità. Si parla di passare da forme di collaborazione a forme di corresponsabilità in diversi ambiti della vita della Chiesa.”

Quando si dice “scelte concrete”, quest’anno ha coinciso anche con un ampio riassetto di parroci e responsabilità.
“Sì, è stato un anno che ha visto anche parecchi cambiamenti tra i parroci: alcuni hanno lasciato le loro funzioni per limiti di età. Ci sono stati cambiamenti anche in città: è nuovo il parroco della Cattedrale, è cambiato il parroco di Cristo Re;  la Parrocchia di San Cassiano è stata unita al Divin Maestro. E poi anche fuori città, è stato un anno di cambiamenti: Santo Stefano Belbo, Narzole, Castagnito e altre comunità. Abbiamo movimentato più di venti sacerdoti,  tenendo conto delle poche risorse che abbiamo. Questi passaggi hanno coinvolto tante comunità: saranno un riferimento per il prossimo futuro.”

Lei collega questi cambiamenti anche alla visita pastorale, conclusa a fine giugno. In che modo quella visita ha inciso sulle scelte?
“A giugno ho concluso la visita pastorale in tutte le parrocchie della Diocesi. È stato un cammino di due anni nelle parrocchie tra la gente, e questo ha aiutato a fare certe scelte, attraverso il dialogo, il confronto e la consapevolezza di quanto sta cambiando la società”.

Stare “tra la gente” significa anche incontrare fragilità che oggi non sono più marginali. 
“La visita pastorale è stata anche l’occasione per toccare con mano le problematiche: il lavoro povero, che non riguarda più solo persone emarginate, ma anche famiglie. Anche qui abbiamo dato un’impostazione alla pastorale sociale del lavoro con don Manzone, che in questo anno ha fatto diversi incontri ad Alba e anche a Bra su queste tematiche. Abbiamo cercato di dare un contributo, aiutando la gente a riflettere. E abbiamo in mente di continuare questo approfondimento e questo lavoro di sensibilizzazione su tematiche sociali importanti.”

Tra le scelte di quest’anno c’è stato anche un cambio di passo su alcuni uffici pastorali.
“Abbiamo avuto cambiamenti nella guida di alcuni uffici pastorali molto importanti. Penso all’Ufficio missionario: don Gino Chiesa, dopo tanti anni, ha lasciato l’incarico, il suo ruolo è stato assunto da una coppia di sposi con esperienza missionaria. Patrizia Manzone e suo marito Michael Kasela sono i responsabili dell’Ufficio missionario della Diocesi, per tutta l’animazione missionaria e i rapporti con le missioni che abbiamo ancora in Africa e in Brasile. Sono affiancati da don Claudio Costa, ma i direttori responsabili sono loro, e vengono da un’esperienza missionaria ventennale.”

Poi c’è la Caritas diocesana, con un passaggio delicato anche per il legame tra Chiesa e bisogni sociali.
“C’è stato anche il cambio di responsabile della Caritas diocesana: adesso c’è don Domenico Degiorgis che ha preso il posto di don Mario Merotta. È un impegno molto ampio, perché la carità significa tantissime cose: il dormitorio, la mensa, l’Emporio solidale, i centri di ascolto. Quest’anno, inoltre, ha lasciato il cappellano della casa di lavoro di Alba e don Domenico ha assunto anche questo compito: tradizionalmente ad Alba il cappellano del carcere è sempre stato il direttore della Caritas. Il quadro è in evoluzione anche per la situazione della struttura detentiva, che dovrebbe tornare a ospitare circa duecento detenuti quando i lavori saranno conclusi. Volevamo essere pronti: il carcere vive tensioni e difficoltà, lo abbiamo visto anche di recente, ed è importante rafforzare una presenza che sappia accompagnare e sostenere.”

Se dovesse riassumere in una sola prospettiva ciò che il 2025 consegna alla diocesi, quale sarebbe?
“È stato un anno con tanti elementi,  un po’ di snodo. Abbiamo cercato di rilanciare su alcune punti cruciali e credo che questo ci metta in carreggiata per il prossimo futuro, per i prossimi dieci anni. La città può contare su parroci relativamente giovani e, con i laici e le altre figure, si potrà collaborare e dare una presenza costante”

Daniele Vaira

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