Se vi diciamo “toret”, sapete tutti di cosa stiamo parlando? Ma certo, delle fontane tipiche di Torino così chiamate per via della testa a forma di toro, appunto, che si nota nella bocchetta.
Iconici quanto i gianduiotti o la Mole Antonelliana, i toret hanno offerto da bere a generazioni di famiglie e animali. Sopravvissuti a guerre, ristrutturazioni (e ai vandali) oggi se ne contano più di 800 sparsi in tutta la città.
Ma prima di indignarvi, sappiate che no, non si tratta di uno spreco di acqua. Le fontanelle sono infatti dotate di un circuito che si autoalimenta, mentre il suo continuo scorrere impedisce la proliferazione dei batteri. Tutto chiaro? Ma voi sapete come sono nate le fontanelle torinesi? Mettetevi comodi, ve la racconta il Caffè letterario di Bra.
La storia dei Toret ha un inizio preciso, il 17 luglio 1862, quando venne presentata la mappa con la posizione delle prime 47 fontanelle, indicate con numero progressivo, a partire da quella in via San Donato, allora borgo affacciato sulla campagna. La Giunta Municipale di Torino, con il lavoro dell’assessore Carmagnola e dell’Ufficio d’Arte guidato dall’ingegnere Edoardo Pecco, approvò le Condizioni per la provvista di fontanelle in ghisa da collocarsi sul suolo pubblico, dando il via all’iter per la messa in posa dei toret.
Si riconoscono per l’aspetto particolare. Piccoli, resistenti, di un verde intenso, i toret sono alti circa un metro, hanno la forma di un pilastrino con una grata alla base e una testa di toro da cui sgorga perennemente acqua fresca. Inconfondibili.
I turisti comprano gadget a tema, scattano selfie vicino alle fontanelle e l’artista napoletano Nicola Russo ne ha fatto un’opera d’arte che ha poi donato alla città. In prima linea per tutelare le fontanelle, esiste l’associazione “I love Toret”, che offre anche la possibilità di “adottarle”, segnalando guasti o necessità manutentive.
Per questo i Toret sono anche “mappati”: sul sito ufficiale di “I love Toret” si può sapere dove si trovano e quanto dista quello più vicino per dissetarci, tra una visita culturale e una piacevole sessione di shopping.







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