Si è concluso venerdì 16 maggio, con un buon successo di pubblico, il corso -convegno in Banca d’Alba sulla “Giustizia penale: disfunzioni e riforme possibili per un processo giusto ed efficace”.
Tutto è cominciato con la lettura dello scritto del governatore Alberto Cirio che, non potendo essere presente, ha inviato il suo messaggio di saluto, letto dal direttore, Giuseppe Gobino dell’Associazione Giulio Parusso.
È quindi intervenuta l’avvocato Margherita Fenoglio che ha portato i saluti, suoi personali e del presidente della Banca d’Alba, Tino Cornaglia.
Sono seguiti quelli di Tommaso Lo Russo nelle vesti di presidente del Lions Club Alba Langhe e di Solstizio d’Estate Onlus, che ha fatto cenno ai motivi per cui ha aderito alla proposta dell’avvocato Roberto Ponzio. Lo Russo ha ammesso che, inizialmente, aveva pensato di declinare l’invito a collaborare. Poi, ripensandoci, ha asserito che le associazioni che rappresenta si sono già mosse sul fronte della Giustizia, non solo penale. Una prima volta con la tavola rotonda sulle intercettazioni, realizzata sotto l’egida dell’Ordine dei Giornalisti Piemonte e la collaborazione della Procura della Repubblica di Torino, un' altra, nuovamente in Banca d’Alba su “Il sottile discrimine fra liceità e diffamazione” in tema di satira e un' altra ancora in collaborazione con l’Amministrazione comunale e la Polizia Postale e, tra gli altri, docenti della Normale di Pisa sulla protezione dei dati e il furto di identità.
È stata poi la volta di uno scoppiettante e dissacrante Sebastiano Sorbello, già procuratore della Repubblica di Asti, che ha fatto un quadro pessimistico della situazione giudiziaria italiana, la quale risulta nel palmares dei processi più lunghi del mondo, sia in campo civilistico che penale. Ha pure aggiunto che sussiste un problema di conoscenze, non solo in campo giuridico, ma addirittura di conoscenze letterarie. Praticamente una scuola che non ha formato i discenti.
Inoltre, nel campo penale, un problema particolarmente sentito è quello della scomparsa della oralità che più deprime il comparto.
L’intervento, molto lungo e accorato, di Sorbello è proseguito sul saggio di “Misteri d’Italia”, intervistato dal giornalista Tommaso Lo Russo che ha avviato l’intervista leggendo uno stralcio del libro, citando un paragrafo su Vito Guarrasi che è stato onnipresente e occulto in ogni eccidio italiano. (recensione del libro su www.sfumaturedigiallo.it). L’avvocato Roberto Ponzio ha stigmatizzato: "Le disfunzioni della giustizia penale sono evidenti ed imporrebbero riforme radicali.
Basti pensare al processo telematico e al processo cartolare che hanno svalutato oralità, contraddittorio e quindi il diritto di difesa.
Se vogliamo poi riferirci alla cronaca attuale (ad esempio Garlasco) vediamo come la giustizia si sia ridotta ad uno spettacolo ove il segreto istruttorio non esiste più e le parti offese a distanza di 18 anni non sanno più chi è l’assassino del proprio figlio in quanto la persona condannata potrebbe essere innocente".
È stato inoltre collegato in remoto anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti Piemonte, Stefano Tallia, che ha fatto una disamina del processo penale e ha posto l’accento su quanto sia importante l’etica del giornalista nel processo mediatico penale. Dice Tallia: "Il rapporto tra informazione e giustizia ha bisogno di trovare un nuovo equilibrio. Se in passato non sono mancati eccessi ed errori da parte della stampa, oggi ci troviamo in una situazione nella quale le nuove normative, a partire dalla legge sulla cosiddetta “presunzione di innocenza”, limita fortemente il diritto di cronaca. È necessario trovare un punto di incontro tra la tutela dei diritti delle persone sottoposte a indagini e quello dell’opinione pubblica a conoscere tempestivamente fatti rilevanti per la società e il vivere civile. Per farlo è necessario uscire da una contrapposizione spesso meramente ideologica per affrontare i problemi nella loro essenza riunendo intorno allo stesso tavolo tutti i soggetti interessati: giornalisti, magistrati, avvocati e decisori politici".
L’avvocato penalista Roberto Cota, già presidente della Regione Piremonte tra gli altri argomenti, vedendo la foto del Tribunale di Alba, ormai chiuso da tempo, si è nuovamente rammaricato di come sia stato un danno per la collettività e un’ingiustizia in quanto era uno dei più produttivi. La logica della sua chiusura lascia ancora l’amaro in bocca.
L’intervento di chiusura è stato realizzato dal vice Ministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che ha difeso la riforma costituzionale e si è espresso, nel corso dell’intervento, anche in tema di riapertura dell’ex tribunale di Alba, ma ha asserito di non potersi esprimere compiutamente sull’argomento.
Un solo CSM non basta. Una sintesi del percorso della riforma Costituzionale.
A gennaio 2025, la Camera ha approvato, in prima lettura, il primo dei quattro passaggi della riforma costituzionale sulla giustizia voluta dal governo Meloni. L’iter prevede due percorsi alla Camera e due al Senato. Inoltre, la riforma, quasi sicuramente, passerà anche per un referendum confermativo: per evitarlo dovrebbe essere approvata in entrambe le camere con i due terzi dei componenti, ma sembra quasi impossibile.
La riforma introduce un cambiamento epocale nell’ordinamento della magistratura, di cui si parla da molti anni, ma sempre senza successo. Non si tratta solo della cosiddetta separazione delle carriere: magistrati inquirenti, vale a dire i pubblici ministeri che conducono le indagini e magistrati giudicanti, che emettono le sentenze dall’altra parte. Abbinata a questo c’è la modifica del Consiglio superiore della magistratura (CSM), che rappresenta l’organismo di autogoverno della magistratura. La riforma sdoppia anche in questo caso le funzioni, creando un CSM per ciascuna delle due carriere e introduce, inoltre, una Alta corte disciplinare, che dovrà giudicare sugli illeciti di entrambe le magistrature definendo le relative sanzioni.
Naturalmente, intorno alla riforma si è sviluppata un’accesa polemica, in parte fondata e in parte pretestuosa. Sta di fatto che la Giustizia, in Italia, sia penale che civile, non funziona e una riforma seria bisognerebbe portarla a termine. Perché la Giustizia non dovrebbe essere né di destra e né di sinistra. Che non funzioni è sotto gli occhi di tutti.
Un corso - convegno che sembrava avere una durata eccessiva, e invece, a sentire il pubblico, è stato persino troppo breve, estremamente interessante e satirico.
Fra le domande non poste anche quella che avrebbe voluto rivolgere al vice ministro Sisto il presidente Lions Alba Langhe, Tommaso Lo Russo sul processo “riparativo” che pensa sarà fonte di molte problematiche.