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Schegge di Luce | 24 marzo 2024, 07:11

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Cosimo Monopoli

Commento al Vangelo del 24 marzo, Domenica delle Palme

“La colomba e l’ulivo”, opera di Giovanni Botta, presentata alla mostra per la pace del Caffè Letterario nel 2022 ai Salesiani di Bra

“La colomba e l’ulivo”, opera di Giovanni Botta, presentata alla mostra per la pace del Caffè Letterario nel 2022 ai Salesiani di Bra

Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!» (Mc 11,1-10).

Oggi, 24 marzo, la Chiesa giunge alla Domenica delle Palme (Anno B, colore liturgico rosso).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Cosimo Monopoli, Cappellano Militare per l’Esercito Italiano in Avellino.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

La celebrazione della Domenica delle Palme e della Passione segna l’ingresso nella Grande e Santa Settimana in cui il triduo pasquale costituisce la meta verso la quale siamo in cammino dal mercoledì delle ceneri.

Questa domenica ci fa entrare con trepidazione nel mistero della morte e risurrezione del Signore. La salita di Gesù a Gerusalemme è un cammino di piena fedeltà alla volontà del Padre. Nel volto del Cristo sofferente ognuno di noi può trovare il senso della sofferenza, non si tratta di capire il perché del dolore, ma di guardare a Colui che sulla croce ha mostrato il volto di un amore senza limiti. Con la Domenica delle Palme ci inoltriamo nella Settimana Santa, dove la Croce ci fa entrare nel mistero, essa ci mostra un Dio che si fa debole per amore e che a braccia aperte si offre per essere accolto da ciascuno di noi.

Le letture della liturgia che precedono il racconto della Passione secondo l’evangelista Marco riassumono la missione di Gesù che assume la condizione di servo, cioè il modello per la vita di ogni credente (seconda lettura) per annunciare (salmo responsoriale) anche di fronte alle sofferenze, la Parola allo sfiduciato (prima lettura). Entriamo, quindi, nella narrazione che mette alla prova lo sguardo del credente, costretto a patire lo scandalo e la follia della croce che sembra evidenziare l’esito fallimentare della vita di Gesù: Lui, che è passato in mezzo alla gente facendo il bene, curando i malati, costringendo il demonio ad atterrare… Lui, che ha attirato a sé le folle tanto che lo accolgono nella città santa con acclamazioni trionfali… ora approda ad una morte fallimentare! Da questa delusione scaturisce lo scherno: «Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso!»… Dov’è Dio in questa passione del Figlio, definito “amato” al battesimo e alla trasfigurazione?

Non dimentichiamo che nella logica umana del tempo, la morte di croce è la morte del maledetto da Dio, oltretutto legittimata dall’autorità del tempo che affligge questo supplizio a chi è ritenuto nocivo alla comunità. In questa lettura, se Gesù avesse subìto tutto ciò, non ci resterebbe che un reale fallimento; ma Gesù percorre questo cammino, supplicando Dio affinché lo sostenesse in quell’ora tenebrosa per compiere la volontà del Padre, consapevole che Dio non lo avrebbe abbandonato, per questo offre volontariamente la sua vita, poiché solo così poteva amare Dio e i suoi fino alla fine.

È nell’ultima cena la chiave di lettura della sua passione: concludere la sua esistenza così come l’aveva sempre spesa! Affinché fosse chiaro innanzitutto per i suoi discepoli, Gesù anticipa profeticamente la sua passione e morte con un gesto essenziale: pane spezzato, come la sua vita lo sarebbe stata di lì a poco, e vino versato, come il suo sangue sarebbe stato sparso in croce; tuttavia quei discepoli che abbandonarono tutto per seguire Gesù, nell’ora della passione abbandonano Gesù per fuggire tutti! Lo scandalo della croce rimane, ma il segno eucaristico, memoriale della vita, passione e morte di Gesù, sarà capace di radunare di nuovo i discepoli intorno al Risorto.

Questo resta il senso dell’assemblea del credente: senza la domenica non possiamo vivere!

Silvia Gullino

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