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Schegge di Luce | 10 marzo 2024, 08:28

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di padre Gabriele Dall’Acqua

Commento al Vangelo del 10 marzo, IV Domenica di Quaresima

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di padre Gabriele Dall’Acqua

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (Gv 3,14-21).

 

Oggi, 10 marzo, la Chiesa giunge alla IV Domenica di Quaresima, detta Laetare (Anno B, colore liturgico viola o rosaceo).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è padre Gabriele Dall’Acqua, frate minore di Mombirone (Canale).

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

Ad una prima lettura, il Vangelo di oggi potrebbe sembrare oscuro, quasi severo, ma più lo si ascolta, più diviene luminoso: in esso ci sono luci e ombre, così come nel nostro mondo, nella nostra vita, nel nostro cuore. E in tutto questo, c’è il nostro Salvatore Gesù.

Se qualcuno tra noi, oggi, sente che in sé coesistono luci ed ombre, può cogliere in questo Vangelo un annuncio di gioia: Dio ha tanto amato questo mondo, fatto di chiaroscuri, di ambivalenze, e ha mandato il Suo Figlio. Nella nostra realtà, ricca e desertica, è entrato un orizzonte, il Signore ci è venuto incontro, ha vissuto e amato noi. È venuto non per condannarci, ma per salvarci, ha preso per il polso la nostra vita, ci ha rialzato il capo, possiamo credere che Dio ci salva.

Se qualcuno tra noi, oggi, invece, si sente giusto, senza contraddizioni e ombre, forse ha in queste convinzioni un ostacolo a lasciarsi incontrare davvero dal Signore (e dai fratelli). Può chiedere al Signore la grazia di potersi riconoscere anche povero, e di riconoscersi parte di una comunità di graziati, di amati, di persone che scoprono Dio che abita con noi.

Forse c’è anche qualcuno, oggi, che potrebbe sentirsi solo sbagliato, oscuro… può chiedere la grazia di lasciarsi raggiungere, la grazia di alzare lo sguardo, per fede: nella fiducia di incontrare il Suo sguardo buono, potente, che ama tanto.

A volte potremmo fare fatica a credere in un Dio così bello. Forse abbiamo ricevuto un annuncio che diceva: «Dio ti vuole bene se sei perfetto, e finché lo sei. Ti vuole bene se non sbagli, se fai tutto bene, se sei senza dubbi e sempre rivolto a Lui…». Forse però, questo annuncio sembra descrivere un amore umano, piuttosto che quello di Dio. Può darsi che quella predicazione avesse la premura di educarci a scegliere per il Signore e non le tenebre, infatti scegliere le tenebre è un peccato, fa sprecare la propria bellezza e la potenzialità di vita che c’è in noi. Allo stesso tempo, però, quell’annuncio potrebbe aver pervertito il volto buono del Signore, e anche il nostro! In noi ci sono sempre luci e ombre, ambivalenze, incoerenze… talvolta anche fascino per le tenebre.

Se ci guardiamo con sincerità, possiamo renderci conto della nostra parzialità e contraddittorietà. Davanti a questa consapevolezza, potremmo provare tristezza o una sorta di ribellione verso il Signore che ci vorrebbe perfetti e non riusciamo… Oppure, finalmente, potremmo scoprire il volto vero di Dio, che ci ama «tanto». Potremmo entrare in una letizia nuova, quella di lasciarci amare poveri.

Da questa esperienza potrebbe nascere uno sguardo nuovo su Dio, su noi, sugli altri… ciò che ci sembrava oscuro diviene il luogo in cui abbiamo fatto esperienza dell’amore luminoso di Dio. Scegliere la luce, allora, non sarà per dovere, né per metterci una maschera di perfezione, ma sarà per gratitudine.

Silvia Gullino

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