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Politica | 04 gennaio 2023, 07:15

Lega, Flavio Gastaldi: “Rimango fedele al partito che mi ha cresciuto”

Il giovane sindaco di Genola, nonostante sia stato abbandonato dal suo mentore, Riccardo Molinari, sia per la Camera che per la segreteria provinciale del partito, china il capo e fa buon viso a cattiva sorte

Per Flavio Gastaldi brindisi politicamente amaro per il 2023

Per Flavio Gastaldi brindisi politicamente amaro per il 2023

È curiosa ed emblematica la parabola vissuta da Flavio Gastaldi, classe 1991, oggi sindaco di Genola, fino allo scorso anno considerato l’enfant prodige della Lega del Nord Ovest perché eletto deputato a soli 26 anni.

Candidato sul collegio uninominale della Camera di Cuneo, nel marzo del 2018 aveva sbaragliato il vice ministro uscente all’Agricoltura Andrea Olivero, candidato del centrosinistra.

Perito industriale, il giovane Flavio, poco più che un ragazzo, non aveva altri titoli di merito - né accademici né amministrativi - se non l’essere leader dei Giovani Padani piemontesi, il movimento giovanile della Lega.

Incarico che gli aveva consentito cinque anni fa di avere un posto sicuro a Montecitorio grazie alla stretta vicinanza al segretario piemontese e capogruppo alla Camera Riccardo Molinari e al fatto di essere un “salviniano”di ferro.

In quest’ultima tornata, Molinari – causa anche la riduzione del numero dei parlamentari – per il suo ex pupillo non ha trovato altro posto se non una posizione di coda in un collegio del Torinese.

Da subito si era capito che la battaglia per la sopravvivenza parlamentare era difficile e così è stato: il calo di consensi del partito gli ha sbarrato la strada per Roma.

Una vicenda che – volendo evocare la mitologia classica – richiama la figura di Crono, il titano che divorava i propri figli appena nati.

La storia della Lega – coi vari passaggi di leadership – è costellata di tanti analoghi episodi.

Fonti del partito (ovviamente riservate) confidano che fino a qualche settimana prima del congresso di Cussanio del 10 dicembre, Gastaldi fosse in predicato per assumere il ruolo di segretario provinciale. Una contropartita per compensare la sua non rielezione e per far spazio al rinnovamento generazionale.  

Le cose sono però andate diversamente visto che il suo mentore, Molinari, in nome della continuità, gli ha preferito il senatore Giorgio Bergesio.

Non è stato dunque un caso se al congresso Gastaldi non sia salito sul palco, limitandosi a una veloce puntata per votare nel primo pomeriggio quando i lavori congressuali erano ormai conclusi.

“Impegni di lavoro” – così era stata motivata ufficialmente la sua assenza.

Abbiamo interpellato l’interessato per sentire dalla sua voce come realmente fossero andate le cose, sia per quanto riguarda la sua non riconferma in Parlamento, sia per la mancata segreteria provinciale. 

La sua risposta è stata netta, senza ombra di recriminazioni: “Rimango fedele al partito che mi ha cresciuto e non mi discosto in alcun modo dalla sua linea politica”.

Un atto di fede che meriterebbe – da parte del suo partito – un cavalierato di merito o perlomeno un encomio.

La sconfitta e l’abbandono non hanno intaccato il credo del giovane sindaco di Genola nei confronti del suo partito, in una stagione in cui i cambi di casacca sono all’ordine del giorno.

Se la gratitudine e la fedeltà non sono virtù del giorno prima (come di solito avviene in politica), vedremo se per lui la Lega troverà un posto in Regione nel 2024.

Resta il fatto che con gli attuali numeri la porta di ingresso a Palazzo Lascaris appare ad oggi poco più che una… fessura.

Giampaolo Testa

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