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Attualità | 23 maggio 2022, 17:29

A Lequio Berria la famiglia di Sasha, che ha vinto l'Eurovision con la Kalush Orchestra

Dalla fuga all'accoglienza nel paese di Langa passando per la gioia per il primo posto conquistato dalla band ucraina sull’importante palcoscenico torinese

Giulia con il marito Sasha ed il figli Solomon e Kaja durante momenti di felice normalità, spezzati dalla guerra

Giulia con il marito Sasha ed il figli Solomon e Kaja durante momenti di felice normalità, spezzati dalla guerra

La sensibilità, la voglia di aiutare il prossimo, sensazioni che diverse persone sentono dentro, e che riescono a esprimere concretamente.
In questo periodo in cui i venti di guerra soffiano anche sull’Europa, in tutto questo scenario preoccupante c’è molta luce, ed è quella di chi, in Italia, anche nei piccoli paesi delle Langhe, è capace di fare del bene, e di lanciare un grande segnale umanitario.

Quello che sta facendo una famiglia di Lequio Berria composta da moglie, marito e tre figli, è un esempio di come alcuni nuclei familiari che hanno deciso di ospitare i profughi ucraini, fuggiti all’inizio dell’invasione russa.
E così, nella comunità di questo centro della Langa, da alcuni mesi sono presenti Giulia ed i suoi due figli Solomon di 9 anni e Kaja di 3 anni. E, curiosità, il marito è Sasha, un compenente dell’orchestra ucraina che ha trionfato all’Eurovision Song Contest svoltosi alcuni giorni fa a Torino.

«Abbiamo pensato di ospitarli appena è scoppiata la guerra - dichiarano Marina e Simone -  e ci siamo sentiti in dovere di metterci a disposizione. Abbiamo percorso più vie in fase di richiesta: dalla Regione Piemonte al sito ufficiale ucraino e, da quest’ultimo , siamo stati contattati da diverse persone.

A dire la verità abbiamo aiutato due famiglie: quella di Giulia e quella di Taiysia, infermiera di Sumi che, con sua figlia Katarina, è scappata dalle bombe fino in Polonia, grazie ad un pullman. Poi, arrivata in Italia, l’abbiamo conosciuta di persona a Bologna, ed ora anche lei è nel nostro territorio, ed ha trovato lavoro. Anche se non sta con noi, ci sentiamo spesso».


Invece Giulia, Solomon e Kaja sono diventati parte integranti della famiglia di Lequio Berria: «Tornando a Giulia ed i suoi bambini - continua Marina – devo dire che i nostri ospiti si stanno integrando bene nella comunità: Giulia lavora, i bambini giocano con i miei figli, vanno a scuola (Kaja all’asilo a Serravalle e Solomon alle elementari a Lequio Berria), e hanno l’occasione di stare anche con i loro pari età, anche attraverso lo sport (Solomon gioca a calcio).

Per tutti noi questa è un’esperienza che arricchisce umanamente ed io e mio marito siamo molto contenti. Vedo in Giulia la speranza di tornare a casa ma la consapevolezza che la situazione è comunque ancora difficile. Suo marito Sasha, quando ha vinto l’Eurovision, ha portato una ventata di speranza e di gioia, e spero che presto in Ucraina la situazione possa tornare normale, o quanto meno permetta il ritorno dei suoi abitanti nelle loro città.

Ringrazio in modo particolare i Comuni di Lequio Berria e Serravalle, la scuola, l’istituto comprensivo di Bossolasco, le maestre, l’associazione “Semplicemente solidarietà”, e la comunità tutto per il supporto e l’interesse dimostrato a favore di questi nuovi amici ucraini».


Ed è proprio Giulia a raccontarci le sue emozioni, paure, e speranze che ha vissuto in questi ultimi difficili mesi

Che ricordi ha del giorno in cui è iniziata la guerra?

«Raramente guardavo le notizie e non sapevo affatto cosa stesse succedendo. Mio marito mi ha svegliato alle 5 del mattino del 24 febbraio e ha detto alzati, è scoppiata la guerra. Non ci credevo. Poi ha aperto la finestra e ha sentito esplosioni, ha visto elicotteri. Ho iniziato a farmi prendere dal panico e dalla paura. Non sapevo cosa fare».

Come ha vissuto la fuga dal suo paese?

«La prima notte abbiamo passato la notte a casa nella stessa stanza tutti insieme. Non riuscivo a dormire, anche perché c’era stata una forte esplosione vicino a casa nostra, con finestre e pareti che hanno iniziato a tremare. È stato terribile. Il giorno dopo, abbiamo deciso di andare dai nostri genitori, che vivono in un villaggio vicino a Kiev. Abbiamo vissuto con i nostri genitori per dieci giorni, e quotidianamente sentivamo sempre più esplosioni. Ma continuavo a credere che tutto sarebbe finito presto.

Purtroppo la guerra era sempre più vicina al villaggio, e così abbiamo deciso di andarcene. Siamo partiti in auto ma senza una meta precisa, e la moglie, il figlio e la figlia di mio fratello sono venuti con noi. Abbiamo guidato in giro per l'Ucraina circa giorni, ospitati lungo la strada da persone gentili che ci hanno accolti nei loro alloggi. Abbiamo poi deciso di andare in Slovacchia da un parente della moglie di mio fratello, dove abbiamo trascorso un mese».

Come state vivendo con la famiglia che vi ospita?

«Sono molto grata a Marina e Simone e alla loro famiglia per averci ospitato e aiutato. Ci sentiamo molto bene qui. I bambini hanno iniziato a sorridere di nuovo e la paura è scomparsa. Siamo diventati molto amici, ed i nostri figli hanno legato. Spero che rimarremo amici per tutta la vita e che presto potranno farci visita in Ucraina! Sarò riconoscente a loro per sempre!».

La speranza di ritornare a casa quanto le batte nel cuore? Quanta voglia ha di rivedere i suoi cari?

«Voglio davvero tornare a casa. Ci sono i miei genitori, i miei fratelli, i genitori di mio marito, i nostri amici. Non appena la situazione sarà sicura, torneremo in Ucraina».

Livio Oggero

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