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Attualità | 10 novembre 2020, 13:29

L'ospedale di Verduno sommerso dai ricoveri. Ora la richiesta di accogliere pazienti da Torino

Solo stamattina altri 7 casi giunti al Dea del "Ferrero", mentre Torino comunica l’arrivo di pazienti dal capoluogo regionale. Lo sconforto del direttore generale Asl: "Avanti così non sapremo come dare assistenza a tutti i malati"

Ambulanze in attesa al Dea del nuovo ospedale unico di Alba e Bra

Ambulanze in attesa al Dea del nuovo ospedale unico di Alba e Bra

E’ più che mai preoccupato il tono col quale il direttore generale dell’Asl Cn2 Massimo Veglio ci aggiorna su una situazione – quella dei ricoveri Covid all’interno del nuovo ospedale "Michele e Pietro Ferrero" di Verduno – che a più riprese ha già avuto occasione di definire come problematica.

Una quadro nel quale l’ultima tegola ha preso la forma di una comunicazione arrivata dalla centrale operativa regionale di Torino.
"Questa mattina – spiega il dottor Veglio – ho ricevuto una telefonata che mi annunciava l’arrivo di altri pazienti da Torino. Non so il numero, non so quando, non so di che tipo, ma è logico che questo abbia gettato nella disperazione l’organizzazione ospedaliera, che in questo momento, credetemi, è già allo stremo. Altri territori sono più in difficoltà, per cui faremo ovviamente tutto il possibile per rispondere anche a questa richiesta, ma rimane il fatto che avanti di questo passo davvero non so come faremo".

Un nuovo colpo quindi rispetto a un numero di ricoveri, quelli già operati al "Ferrero" rispondendo al solo fabbisogno albese e braidese, che potrebbe presto doppiare il centinaio di pazienti che il "San Lazzaro" di Alba arrivò a contare nella prima fase dell’emergenza.

Se esattamente un mese fa, al 9 di ottobre, i degenti Covid accolti al quinto piano del nuovo ospedale erano appena 5, su un reparto da una cinquantina di posti, alla serata di ieri (lunedì 9 novembre) il loro totale è giunto a un passo dal nuovo limite fissato coi progressivi ampliamenti dell’area "sporca" realizzati in queste poche settimane – 167 su 171 posti-letto disponibili –, mentre con la sospensione delle attività ordinarie si sono ridotti a un centinaio i ricoveri legati ad altre patologie.

Peccato che anche quest’ultima piccola riserva sia andata esaurita nel giro di poche ore, visto che, come lo stesso direttore spiega al nostro giornale, "mentre due persone sono intanto mancate, purtroppo, solo questa mattina in pronto soccorso sono arrivate altre 7 persone cui rimediare un posto".

"La situazione è ovviamente fluida – circostanzia ancora il dottor Veglio –, ma quotidianamente abbiamo una media di una decina di nuovi ricoveri, mentre le dimissioni arrivano molto più lentamente, nell’ordine delle poche unità al giorno. Il problema è che purtroppo non si vede alcun segnale di una prossima inversione di questa tendenza".

Sul come accogliere i nuovi pazienti, quelli locali e ora pure quelli in arrivo da altre zone del Piemonte, il direttore generale ribadisce quindi un concetto già espresso più occasioni: "Il problema è che spazi a Verduno ne avremmo a volontà, ma già oggi non sappiamo come fare a coprire i turni del personale necessario a dare a tutti questi malati l’assistenza di cui necessitano".

E mentre con riguardo alla prima fila dei medici, infermieri e Oss impegnati in questa nuova emergenza pesa anche la difficoltà di un numero di contagiati decisamente superiore alla prima ondata – così come, rispetto ad allora, lo è anche il numero di positivi sul territorio della Granda –, il responsabile della sanità dell’Albese e Braidese torna ad appellarsi al senso di responsabilità dei cittadini rispetto a misure di contenimento dell’infezione – quelle previste dall’ultimo Dpcm – che dal suo particolare osservatorio ritiene del tutto insufficienti a fermare l’ondata che rischia di travolgere i nostri ospedali: "L’Italia non si è fermata e a ben guardare nemmeno il Piemonte. Le persone continuano a circolare. Se non faremo subito qualcosa di più energico davvero non so come ne usciremo".

Ezio Massucco

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