Vigile del fuoco per 46 anni. Dal primo gennaio 2026 sarà in pensione. Ma quella divisa Giovanni Mariano ce l'ha incisa sul cuore e sulla pelle.
E con quella divisa ha salutato tutti i colleghi presenti al Comando di Cuneo per il pranzo del 4 dicembre, dopo la messa in Duomo, per la festa di Santa Barbara, patrona del Corpo.
In quella giornata giornata il Direttore coordinatore speciale Mariano ha ripercorso la sua vita da vigile del fuoco, prima di terminare una ricca e intensa carriera, all'età di 65 anni, e di dedicarsi magari alla consulenza privata sempre nell'ambito della sicurezza.
Perché è ciò che conosce e sa fare meglio, come attestano le sue tantissime missioni e presenze nei luoghi delle tragedie e dei cataclismi che hanno attraversato la storia d'Italia per quasi mezzo secolo.

Una carriera, la sua, iniziata il 2 gennaio del 1980. Da allora non ha mai smesso di esserci, sempre con quel piglio che lui stesso ha definito "austero, rigoroso e intransigente".
Sa, come sempre sa chi è occupa posizioni di comando e direzione, che non tutti lo amano. Ma sa altrettanto bene che fa parte del gioco.
"Ho indossato per 46 anni questa divisa, espressione di un Corpo glorioso, il più amato. In questi lunghi anni ho vissuto tante esperienze e tanti momenti. Ognuno di essi ha lasciato un segno in me. Dal primo infortunio per il crollo di un tetto, durante un soccorso a Montà d'Alba, al terremoto in Irpinia fino all'incendio del Cinema Statuto a Torino".
Il trasferimento a Cuneo arriva nel 1984.
Continua a ripercorrere i suoi 16.800 giorni da vigile del fuoco, di notte e di giorno, a Natale, Capodanno, nei sabati e nelle domeniche, passando attraverso 17 comandanti e lavorando al fianco di decine e decine di colleghi.
Nei fronti più tragici, locali e nazionali. I terremoti se li ricorda tutti, a partire da quello dell'Umbria. Fu tra i primissimi ad entrare nella basilica di San Francesco ad Assisi. E proprio lì rimase a comandare il cantiere per i lavori di restauro. Poi le alluvioni, a partire da quella del '94.
Innumerevoli i crolli, gli scoppi, gli incendi, le esplosioni vissuti. Impossibile dimenticare la tragedia del Molino Cordero.
"Sembra di ribobinare un film, ma è la vita nei vigili del fuoco".
Una vita in caserma, condivisa con i colleghi, che ringrazia. Tutti, perché "nessuno può fare nulla senza gli altri nel nostro lavoro, ciascuno nel suo ruolo, con le sue funzioni e responsabilità. Ma mai da solo. Grazie per quello che avete fatto per me. A Cuneo, in questa caserma, lascio il mio cuore".
Poi, con una punta di nostalgia, ammette: "Tra qualche giorno del direttore Mariano non si parlerà più, ma ogni volta che sentirò una sirena volgerò il mio sguardo a cercarvi. Vi lascio a fare il mestiere più bello del mondo: essere utile alle persone e salvare la vita degli altri".














