Non solo donne della politica, contents creator o influencer. Tra le vittime della “violenza digitale” ci sono anche donne “normali”, che non appartengono al mondo dello spettacolo. Tra le foto rubate, pubblicate senza consenso e poi lasciate alla mercé di commenti indecenti e sessisti, quelle di una giovane donna monregalese, ignara del fatto che sulla piattaforma Phica.eu (in origine Phica.net) le sue foto girassero dal 2014.
La ragazza, che chiameremo Silvia, racconta che di quelle venti o trenta foto non ce ne sono di private, ma tutte provenienti dal suo profilo, aperto, di Instagram. “Una persona a me vicina mi ha segnalato un post di un’influencer che sollevava il caso ed esortava le persone a controllare se ci fosse anche del proprio materiale sul sito Phica.eu - spiega -. Abbiamo controllato e si è aperto un mondo”. Un mondo che Silvia però ha scoperto solo dieci, undici anni dopo: “2014, 2016, 2022, 2024 e 11 luglio 2025. Questi sono gli anni in cui hanno pubblicato cose su di me, dice.
Sotto quelle foto non c’erano solo commenti o complimenti, ma vere e proprie volgarità a sfondo sessuale, accompagnate dalla menzione con il suo tag e il riferimento anche ai famigliari. “Esponendomi sui social da anni - dice Silvia - dopo un po’ ci si 'abitua' (forse rassegna?) a ricevere commenti che spesso e volentieri diventano pesanti. La cosa che mi ha infastidita di più, però, è stato trovare i miei contenuti pubblici associati a commenti di quel tipo, leggibili da tutti, su un sito pornografico e con riferimenti ai miei famigliari, al paese in cui vivo, fatti da gente che dice di conoscermi personalmente, ma che si è nascosta dietro a dei profili fake”.
Una situazione, quella di Silvia, che purtroppo coinvolge tante altre donne. “Su quel sito era pieno di foto di ragazze comuni, inconsapevoli (tante lo saranno tuttora) - precisa - che sono state messe alla mercé di uomini, ai quali viene dato il beneficio di poter agire nel più totale anonimato. Mentre il mio nome, cognome e residenza erano scritti ovunque. Spero che cambi qualcosa, online non siamo minimamente tutelati. Dovrebbe essere obbligatorio doversi registrare con i propri dati reali, avere così un’identità digitale”.
Una vicenda questa, l'ennesima, che fa emergere quanto la realtà dell’online non sia un posto sicuro, in cui tutti, uomini e donne, possano essere tutelati. Eppure, nonostante ciò, si è convinti del contrario, continuando incessantemente a racchiudere veri e propri pezzi di vita in una scatolina nera che sul dorso ha un mezza mela. Pezzi di vita che poi, con la stessa facilità con cui vengono vissuti e poi postati, sono “screenshottati”, rubati e dati in pasto alla rete senza il consenso di chi ha il diritto di dire sì o no.
Silvia ha contattato il sito di Phica.eu (gli investigatori avrebbero già individuato chi lo gestisce) e le sue foto, alla cui pubblicazione non aveva prestato il consenso, nel giro di pochi minuti sono state rimosse.












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