C’è un’inquietudine nuova che attraversa le colline del Roero. Non è il frutto della stagione o di una vendemmia difficile, ma di un clima economico e culturale che muta sotto gli occhi di chi lavora da sempre la vigna. A poche ore dall’assemblea convocata a Castagnito, il presidente del Consorzio di tutela del Roero, Massimo Damonte, fotografa una situazione tesa, tra eccedenze di prodotto, calo dei consumi, preoccupazioni per i dazi e riflessi di una comunicazione percepita come ostile.
“Il mercato è incerto, e questa incertezza globale – tra guerre, dazi e instabilità – ha portato a una condizione reale: ci sono scorte in eccesso, e la vendemmia è dietro l’angolo”, spiega Damonte. Il Consorzio, che rappresenta oltre 250 aziende vitivinicole per una produzione annua di 8 milioni di bottiglie su 1.250 ettari di vigneti, si prepara a una discussione cruciale: ridurre le rese per evitare che la pressione del prodotto sul mercato si traduca in un crollo dei prezzi.
“Già in passato abbiamo preso decisioni simili, anche nei primi anni di vita del Consorzio. Una riduzione generalizzata può essere un sacrificio collettivo per salvaguardare il lavoro fatto finora”, osserva. Ma non basta. Damonte sottolinea quanto sia necessario lavorare in rete, soprattutto perché su alcune tipologie di uva le denominazioni si sovrappongono, spesso gestite da consorzi diversi. “Muoversi in ordine sparso ha poco senso. Bisogna parlare tutti la stessa lingua”.
Quanto alla distillazione, misura proposta in altri contesti, Damonte non ha dubbi: “È una soluzione soggettiva, che io vedo davvero come l’ultimo stadio. Preferisco puntare su una produzione più contenuta, vini di qualità e una presenza più intraprendente sui mercati”. La speranza, certo, è che la congiuntura mondiale trovi un equilibrio. “Senza questo, possiamo parlarci addosso quanto vogliamo, ma alla fine dobbiamo prenderne atto”.
Una parte del problema è anche percettiva. Le recenti campagne legate al codice della strada e alle politiche sanitarie hanno avuto un impatto: “Nei primi mesi dell’anno la gente aveva paura di bere anche solo un bicchiere. Non parlo di eccessi, parlo proprio del bicchiere. C’è stata molta disinformazione”. A questo si aggiunge un fenomeno più profondo: l’allontanamento dei giovanissimi dal mondo del vino. “Su questo bisogna lavorare tutti insieme, a livello di comunicazione. È un modo per guardare più lontano”.
L’assemblea di oggi sarà il momento del confronto. “Voteremo, discuteremo, decideremo insieme. È il modo più democratico che esista”, conclude Damonte, lasciando intendere che il Roero, terra di equilibrio tra innovazione e tradizione, saprà ancora una volta affrontare la sfida con pragmatismo.







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