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Attualità | 18 giugno 2025, 06:03

La Fiera del Tartufo Bianco d'Alba 2025 sarà senza rievocazione storica, Sensibile: "Spiace tornare indietro di 30 anni"

Il presidente della Giostra spiega il perché del cambiamento. “Le proposte che abbiano ricevuto non erano attuabili. Non è solo folklore: era un collante per le comunità di borgata”

Una passata rievocazione storica ad Alba (credito Mauro Gallo)

Una passata rievocazione storica ad Alba (credito Mauro Gallo)

Per anni ha coordinato con passione la macchina complessa della rievocazione storica albese, facendo della piazza del Duomo un palcoscenico vivo di memoria e identità. Oggi Luca Sensibile (nella foto sotto di Mauro Gallo), presidente della Giostra delle Cento Torri, si trova a raccontare un’assenza. Nel 2025, per la prima volta dopo molto tempo, Alba non vedrà la rievocazione medievale che da sempre precede il Palio degli Asini. Una decisione sofferta, presa insieme ai borghi, che chiama in causa il senso stesso di partecipazione civica e il ruolo della città come narratrice della propria storia. Ma a cambiare sarà anche lo scenario del Palio stesso, che lascia piazza Duomo per spostarsi in piazza Cagnasso, con l’obiettivo di incrementare la capienza e la vendita dei biglietti.

Il 2025 sarà senza rievocazione storica. Cosa è successo?
“È successo che ci siamo trovati a giugno senza una soluzione sostenibile. Una prevedeva di trasferire la rievocazione in piazza Cagnasso, ma quel luogo, così dispersivo, non garantisce l’atmosfera raccolta e simbolica che avevamo costruito davanti al Duomo. L’altra era tornare in piazza Risorgimento, ma senza tribune: fare uno spettacolo di 90 minuti con il pubblico in piedi dietro alle transenne era impensabile. Di fronte a questa alternativa – o sacrificare la qualità o snaturare il contesto – abbiamo scelto, con amarezza, di sospendere la rievocazione”.

Qual è stata la posizione dell’Amministrazione comunale?
“Il nostro sogno era mantenere la rievocazione in piazza Duomo, magari anticipandola a sabato 27 settembre, separandola dal Palio che si sarebbe tenuto domenica 5 ottobre in piazza Cagnasso. Avremmo potuto organizzarla anche con prenotazione gratuita, come un dono alla città. Ma serviva una copertura economica e logistica, e l’appoggio dell’Amministrazione non è arrivato. L’Ente Fiera non può farsene carico: è una struttura che deve rientrare nei costi. Ma se si parla di socialità e identità culturale, l’ente pubblico dovrebbe farsi carico di questi valori”.

Quindi il Palio cambia sede: è una svolta?
“Sì. Il Palio sarà il 5 ottobre e si sposterà da piazza Duomo a piazza Cagnasso, per permettere la realizzazione delle tribune a pagamento. È un’operazione che guarda ai numeri, alla capienza. Ma è giusto chiedersi cosa si rischia di perdere: piazza Duomo era il cuore emotivo, la cornice storica. Non è solo una questione logistica, è una questione di significato”.

La rievocazione era anche un’occasione per i borghi di sentirsi parte attiva della città.
“Dietro ogni quadro c’erano mesi di prove, relazioni, studio. Non tutti i borghi hanno sbandieratori o musici, per molti la rievocazione era l’unica occasione di esprimersi e coinvolgere i giovani. Toglierla significa perdere una palestra di cittadinanza, un’occasione di formazione e di comunità. È un colpo al tessuto umano della festa”.

E dal punto di vista turistico?
“L'anno scorso abbiamo avuto tutto esaurito, un pubblico entusiasta, una puntata intera su Rai Uno, immagini aeree mozzafiato. Non si trattava di folklore fine a sé stesso, ma di una narrazione condivisa. Dopo tanto lavoro, dopo una crescita costante, dover fermarsi è un dolore. Ma la realtà è che, senza condizioni minime garantite, non potevamo portare avanti uno spettacolo degno di questo nome”.

Come cambia dunque il Palio 2025?
“Ci sarà l’investitura del Podestà il 27 settembre. Non sarà una rievocazione, ma vogliamo che abbia una dignità narrativa forte. Resta comunque un senso di sconfitta: è come tornare a trent’anni fa, a quando tutto era in costruzione. Oggi, invece, dovremmo consolidare. Il Palio va avanti, ma senza radici rischia di perdere l’anima”.

Rispetto ad altri eventi, come il Palio di Asti, quali differenze vede?
“Asti ha una struttura logistica diversa e una passione popolare più visibile: la settimana che precede il Palio, ogni cittadino gira col foulard del proprio rione al collo. È una dimostrazione di identità, di partecipazione vera. Noi non abbiamo meno risorse: abbiamo però bisogno di ricostruire un senso di appartenenza altrettanto forte. La festa non è solo l’evento in sé, è ciò che le persone sentono, mostrano, vivono insieme”.

Daniele Vaira

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