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Schegge di Luce | 01 giugno 2025, 06:47

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Cosimo Monopoli

Commento al Vangelo del 1° giugno 2025, Ascensione del Signore

Il santuario Ascensione sul Monte degli Ulivi

Il santuario Ascensione sul Monte degli Ulivi

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio (Lc 24,46-53).

Oggi, 1° giugno 2025, la Chiesa celebra la solennità dell’Ascensione del Signore (Anno C, colore liturgico bianco).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Cosimo Monopoli, Cappellano Militare per l’Esercito Italiano in Avellino.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

L’evangelista Luca narra l’ascensione di Gesù, dicendo che, mentre benediceva i suoi discepoli, veniva portato verso il cielo. A questa narrazione l’autore della lettera agli Ebrei sottolinea che Gesù sale al cielo in un santuario non fatto da mani d’uomo, proprio come avvenne la sua discesa sulla terra: scelse di prendere la nostra umanità incarnandosi, senza concorso d’uomo, nel grembo delle Beata Vergine Maria, immacolato santuario preparato dal Padre in vista dei meriti redentivi del Figlio. In questo itinerario dal divino verso l’umano e dall’umano verso il divino, Gesù benedice i discepoli la cui efficacia è espressa nel portare la testimonianza del vangelo, cioè la bella notizia; proprio come fa la Vergine Maria che porta la gioia ad Elisabetta la quale la riconosce madre del Signore e la benedice.

Come nel mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio attraverso il grembo della Beata Vergine

Maria è lo Spirito Santo ad agire, così nel momento in cui il Signore Gesù si sottrae alla presenza fisica dai suoi discepoli, cioè ascende al cielo, è lo stesso Spirito Santo che, rivestendo di potenza dall’alto i seguaci del Cristo, li rende testimoni della risurrezione per predicare a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati.

È un nuovo inizio per il discepolo che diventa apostolo, cioè inviato dopo essere stato alla scuola del maestro e dopo essersi staccato da lui. Anche se come in ogni separazione fisica, in cui non si condividono più conversazioni, sguardi, pasti… lasciando un vuoto fisico e affettivo difficile da colmare e da vivere, esperienza che tutti abbiamo fatto e facciamo, l’evangelista non si sofferma sulla tristezza o sulla malinconia che può esserci nel cuore umano, ma evidenzia una gioia nei discepoli, la gioia vera e la piena gioia che nasce dalla certezza che proprio quel Gesù che hanno visto morire sulla croce è risorto; la gioia immensa che scaturisce dalla consapevolezza che quel Gesù, il Signore e il Maestro che ha camminato con loro per le strade delle loro vie, ora è vivo per sempre; la gioia profonda che sboccia da una fede sicura, poiché quel Gesù che hanno abbracciato e toccato, è vero Dio.

In questi termini e con questa consapevole esperienza, quel saluto non è una separazione, ma un arrivederci nell’eternità, cioè un addio (a Dio, ci rivediamo presso Dio, a casa sua), una certezza che ci rivedremo e staremo insieme per sempre immersi in Dio. È questo il vangelo da annunciare, la bella notizia da far conoscere a tutti: seminare la speranza della vita eterna che si ottiene convertendo i propri interessi da umani e materiali a divini ed eterni, certi che aderendo a questa speranza, che ogni battezzato è chiamato a testimoniare come mandato di Gesù e guidato dall’azione dello Spirito Santo, ogni difficoltà umana è redenta.

Questa benedizione del Signore è molto più di un saluto, poiché è tutto l’Amore di Dio che li avvolge e li trasforma da timorosi, silenti e nascosti a proclamatori coraggiosi delle grandi opere che Dio ha compiuto.

Alla luce di questa esperienza dei discepoli, cosa dice a noi, che ogni domenica ci riuniamo per pregare e lodare Dio, il mistero dell’ascensione del Signore? Il nostro cuore trabocca di gioia?

Santuario Ascensione sul Monte degli Ulivi

In foto i frati della Custodia di Terra Santa in processione intorno al santuario dell’Ascensione sul Monte degli Ulivi, a Gerusalemme. Benché l’edificio sia nelle mani dei musulmani (che lo acquisirono nel 1198), una consuetudine consolidata permette ai francescani di pregarvi nella solennità dell’Ascensione. L’edicola, racchiusa in un piccolo recinto in muratura, è tutto ciò che resta delle chiese preesistenti, l’ultima delle quali fu distrutta in epoca crociata.

Silvia Gullino

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