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Attualità | 27 maggio 2025, 10:29

Un compleanno speciale sotto le torri: Famija Albeisa compie settant'anni

Il 1° giugno 1955 oltre 200 adesioni alla costituente convocata per iniziativa del comitato promotore guidato dall’ingegnere Edoardo Barbero. Sabato 7 giugno un incontro per ricordare quel momento

Le maschere di Famija in piazza Duomo per il Carnevale, tra le tante iniziative tradizionali del sodalizio langarolo

Le maschere di Famija in piazza Duomo per il Carnevale, tra le tante iniziative tradizionali del sodalizio langarolo

capitale delle Langhe, valorizzandone il patrimonio artistico. Ricordare oggi vuol dire fare testimonianza, anche se in gran parte non sono più presenti quegli uomini che la tennero a battesimo, sono ancora ben forti, stimoli e fermenti nati da quelle menti che aiutarono a crescere un territorio, specie nel dibattere, suggerire e trasformare una città.

Settant’anni di vita e di attività sono una data da ricordare e la Famija Albéisa, eretta in seguito ad Ente Morale, si fa carico oggi di riproporre quel cammino e quel percorso. L’appuntamento è per il pomeriggio del 7 giugno nella sede sociale di via Pierino Belli.

Ecco dunque come avvenne la nascita: verso la fine dell’estate dell’anno 1954, l’albese Luigi Bertoncini, economo a palazzo comunale, cominciò a tessere un’ordinata trama di contatti con amici con i quali aveva in comune, il “pallino” di fare qualcosa per Alba, al di fuori e al di sopra dell’attività delle pubbliche amministrazioni. I Bartoncini non erano nuovi a tale genere di iniziative: tra gli organizzatori della fiera-mostra dei rinomati tartufi d’Alba che divenne poi la “Fiera del Tartufo”, troviamo nel 1929 il padre Giuseppe.

In quel mese di settembre il gruppo cominciò a riunirsi quasi ogni settimana presso l’Albergo Savona di Alba e fu preso come modello organizzativo la Famija Turineisa che quest’anno compie cento anni di vita.

Nel corso dell’autunno e dell’inverno ci furono i primi contatti e la segreteria della Famija Turineisa diede ogni possibile aiuto e consiglio, augurando all’iniziativa il miglior successo; così sono passati settant’anni. Bisogna riconoscere che l’augurio fu fecondo. Fu poi una cartolina invito datata 12 marzo 1955 a far convergere presso l’Albergo Savona i maggiori esponenti del mondo albese per dar vita a questa Associazione.

Intanto il gruppo promotore si rafforza con la presenza di Luciano Degiacomi e Francesco Manzone. Alla fine dell’inverno 1955 si era già stesa la bozza dello Statuto dell’associazione che ne delineava la sua struttura operativa. Con oltre 200 adesioni iniziali, il Comitato promotore presieduto dall’ingegnere Edoardo Barbero si gettò a capofitto nella preparazione del primo atto ufficiale del sodalizio e la prima assemblea generale dei soci, la Costituente, fu convocata per mercoledì 1 giugno 1955.

Edoardo Barbero, insegnante presso le scuole medie superiori, educatore di molte generazioni di giovani, parve al Gruppo dei promotori l’ideale figura che potesse presiedere l’impresa di costituire l’avvio di un così importante sodalizio.

Le molteplici iniziative in campo sociale, editoriale e di  valorizzazione di numerosi aspetti del nostro territorio (dalla salvaguardia della tradizione in cucina fino alla presa di  coscienza delle nostro patrimonio artistico ) furono il cantiere su cui si mossero quegli uomini.

La domanda che li guidava era: «Che cosa vuol dire amare la propria città?» e la risposta stava in un passaggio dello Statuto, scritto rigidamente in lingua piemontese/albese :«Mantenere vive le antiche e gloriose tradizioni della nostra città e della nostra regione attraverso ogni strumento ed iniziativa necessari e compatibili con gli scopi statutari; Ispirare e coltivare con amore le memorie del passato». 

Senz’altro, uno per tutti di quegli uomini va ricordato ed è Vittorio Riolfo, a cui la citta di Alba ha voluto dedicare uno dei suoi più moderni auditori cittadini, fu uno dei soci fondatori, componente del Consiglio di amministrazione fin dal 1° giugno 1955, per molti anni vicepresidente, langarolo schietto, amorevole cultore e studioso di tutto quanto era albese, dal  dialetto, alla storia, dall’arte alla gastronomia, è lui che ha curato per tanti decenni pubblicazioni e iniziative, dibattiti e realizzazioni che ancora oggi stanno come patrimonio a disposizione di tutti gli albesi. 

"I soci vecchi nuovi, le loro famiglie e le persone che hanno attraversato con il loro impegno le stanze della Famija Albéisa sono invitati a questo appuntamento nel settantesimo di fondazione, dove memoria e passato si incroceranno con i successi e le sfide della nostra terra – dicono dal sodalizio –. A ricordo della giornata e della speciale data verrà omaggiata una preziosa copia di un’opera artistica della città a tutti i presenti e si brinderà ai successi futuri e alla buona fortuna della capitale delle Langhe".

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