In provincia di Cuneo, il motore economico non si è fermato. Nel 2023 i contribuenti della Granda hanno dichiarato complessivamente oltre 11 miliardi di euro, distribuiti su più di 450.000 persone. Numeri che confermano la forza produttiva di un territorio vasto e articolato. Ma, come spesso accade, dietro il dato aggregato si nasconde un paesaggio irregolare, fatto di dislivelli evidenti, che si allargano soprattutto nei centri medi e nei comuni meno centrali.
Al vertice della classifica si trova, com’è naturale, la città di Cuneo. Con quasi 44.000 contribuenti e un reddito complessivo che sfiora 1,2 miliardi di euro, il capoluogo si conferma punto di riferimento per l’economia provinciale. Tuttavia, a ben guardare, oltre 8.200 cittadini dichiarano meno di 10.000 euro l’anno, e altri 4.200 si fermano tra i 10.000 e i 15.000. Solo in 673 casi il reddito supera i 120.000 euro, segno che anche dove l’economia gira, la ricchezza tende a concentrarsi in poche mani.
Poco distante, Alba si impone come seconda forza economica. I suoi 706 milioni di euro dichiarati da 24.532 contribuenti raccontano un territorio dinamico, sostenuto da imprese, turismo e cultura. Ma anche qui, le fragilità si fanno sentire: 4.311 albesi non superano i 10.000 euro, e oltre 2.200 si posizionano nella fascia immediatamente successiva. La quota alta manca del tutto: nessuna dichiarazione supera i 120.000 euro, almeno secondo i dati ufficiali diffusi dal MEF.
Più a ovest, Bra presenta una struttura simile: 581 milioni di reddito complessivo, 22.500 contribuenti, con quasi 6.500 persone sotto i 15.000 euro e un’assenza, anche qui, di redditi altissimi. A Fossano, la cifra complessiva tocca i 487 milioni, ma tra i 18.500 contribuenti ce ne sono oltre 3.300 sotto i 10.000 euro e appena 225 sopra i 120.000.
Scendendo verso Mondovì, la situazione non cambia: pur con 433 milioni di euro complessivi, i redditi alti restano pochi (143 oltre i 120.000), mentre quasi 5.000 persone vivono con meno di 15.000 euro. Lo stesso vale per Savigliano e Saluzzo, realtà industriali solide, dove però le fasce basse della popolazione fiscale continuano a essere ben più ampie di quanto le medie possano far immaginare.
La distribuzione non migliora nei comuni di media dimensione: Cherasco, Boves, Busca, Ceva, Racconigi, Borgo San Dalmazzo, Villanova Mondovì e Verzuolo mostrano numeri simili, con una prevalenza di contribuenti nelle fasce tra i 10.000 e i 26.000 euro, e una percentuale non trascurabile sotto i 10.000. Nei migliori dei casi, i redditi oltre i 120.000 si contano sulle dita di una o due mani.
La provincia di Cuneo, dunque, si presenta come un territorio fortemente produttivo, ma ancora segnato da squilibri evidenti. Il dato più eloquente è forse questo: quasi 140.000 contribuenti della Granda vivono con meno di 15.000 euro l’anno. Quasi uno su tre. E mentre Portofino resta saldamente in testa alla classifica nazionale con un reddito medio di 94.505 euro, seguita da Lajatico con 61.980, il Cuneese si posiziona su una soglia diversa, più solida nella base, ma meno brillante ai vertici.
Un modello diffuso, fatto di lavoro e resistenza, che però oggi mostra i suoi limiti. Perché non basta più reggere il sistema: serve redistribuire, ridurre le distanze, ricucire il tessuto. Altrimenti, anche nella provincia più grande e più laboriosa del Piemonte, rischia di allargarsi la faglia invisibile tra centro e margine, tra chi ce la fa e chi resta ai bordi.