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Attualità | 25 aprile 2024, 10:09

Festa della Liberazione a Bra, la memoria ritorna al 1967 grazie al fotografo Tino Gerbaldo (Foto)

Emozioni di oggi e di ieri per un 25 aprile di gratitudine a chi ha combattuto per la nostra libertà

Foto: Tino Gerbaldo

Foto: Tino Gerbaldo

25 aprile 1945: l’Italia si liberava dal fascismo e dal nazismo. Una data che da allora è il simbolo della Liberazione per il nostro Paese, drammaticamente segnato dalla Seconda Guerra Mondiale.

Nelle foto postate da Tino Gerbaldo su Facebook si parla delle emozioni, della gente e degli Alpini che ieri come oggi hanno reso omaggio ai patrioti che ci hanno dato tutto questo. Insomma un salto in bocca nel tempo che ci riporta all’anno 1967 nei luoghi della grande celebrazione: dalla caserma Trevisan al Municipio, fino al monumento ai Caduti, in piazza Roma.

Sono scatti in bianco e nero degli stessi luoghi a cui passiamo spesso accanto e che, insieme a targhe, epigrafi e memoriali, ci ricordano ogni giorno a cosa dobbiamo il nostro presente di libertà e democrazia.

La festa del 25 aprile

Il 25 aprile è una data impressa a fuoco nella storia della Repubblica italiana. Enzo Biagi la raccontava come la ricorrenza che aveva segnato il futuro dell’Italia. Per questo è stata scelta come giorno della Festa della Liberazione dal regime fascista e la fine di uno dei periodi storici più violenti e insieme vergognosi della storia moderna. Scelta, diciamo, perché ci furono in realtà combattimenti anche dopo il 25 aprile, ma questa data è stata indicata nel 1949 per segnare la fine della Seconda Guerra Mondiale.

È il giorno della liberazione di Milano e Torino, un giorno cerchiato sul calendario con il rosso delle festività. Una festa che sembra giusto ricordare ora più che mai, in un periodo storico in cui l’odio sembra aver preso di nuovo il sopravvento e spesso ci si dimentica che l’apologia fascista continua ad essere un reato.

Perché il 25 aprile

«Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire». Queste le parole pronunciate da Sandro Pertini per proclamare lo sciopero generale il 25 aprile 1945.

In quel giorno la mobilitazione dei gruppi della resistenza partigiana si spostò a Milano, fra le ultime grandi città del Nord Italia rimaste da liberare. Le insurrezioni e il passaggio degli alleati erano già avvenuti nei giorni precedenti nel resto del Nord, per esempio la liberazione di Bologna era avvenuta il 21 aprile e, a seguire, erano arrivate tutte quelle delle città successive lungo la via Emilia.

Milano liberata

Il 25 aprile l’esecutivo del CLNAI, Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia di cui facevano parte Pertini e Leo Valiani, annunciò via radio l’insurrezione alle 8 del mattino. Il Comitato prendeva così i poteri nella città di Milano e annunciava la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti.

Già dal 10 aprile il Partito Comunista aveva dato indicazioni alle organizzazioni locali che stava per partire l’offensiva definitiva e lo stesso aveva fatto il Comitato. Gli alleati avevano superato il Po il 24 aprile.

Il resto del Nord

In realtà non tutta l’Italia è stata liberata il 25 aprile. È servita una settimana in più. La liberazione dell’intera penisola è avvenuta entro la fine del mese di aprile del 1945. Mussolini aveva raggiunto Como la sera del 25, era ripartito il 27 verso la Svizzera. Fu fermato a Musso dai partigiani della 52ª Brigata Garibaldi e portato a Dongo. Il duce venne ucciso il 28 aprile insieme all’amante Claretta Petacci. I cadaveri dei due e degli altri gerarchi fucilati furono esposti in Piazzale Loreto a Milano.

Da quando è festa

La data del 25 è stata scelta per convenzione. È del 1949 la legge che istituiva definitivamente la festa nazionale della Liberazione. Prima la giornata era stata festiva solo nel 1946 per decreto: «A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale».

Gli altri 25 aprile

La liberazione di Milano non è l’unico avvenimento del 25 aprile del 1945. Gli eserciti americano e sovietico si ricongiunsero in quel giorno sul fiume Elba in Germania, altro passaggio fondamentale della Seconda Guerra Mondiale. Contemporaneamente a San Francisco vennero fondate le Nazioni Unite. Anche in Portogallo il 25 aprile è una data fondamentale. È il giorno della rivoluzione dei garofani, il colpo di stato non violento del 1974 che mise fine al regime dittatoriale di Marcelo Caetano. Nel 1961 gli Usa decretarono l’embargo a Cuba. In Australia e Nuova Zelanda si festeggia l’ANZAC Day, la giornata dei caduti in tutte le guerre, per l’Egitto è la Festa della Liberazione del Sinai.

Come si festeggia il 25 aprile

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, apre le celebrazioni con la deposizione di una corona di alloro all’Altare della Patria. Quest’anno, per il 79° anniversario della Liberazione, sarà a Civitella in Val di Chiana, sopra Arezzo, dove i nazisti, ottant’anni fa, uccisero 244 cittadini inermi.

Libere, il film sulle donne della Resistenza

«L’ho fatto perché non mi piaceva la vita che facevo, l’ho fatto perché volevo essere libera. Ciascuna di loro voleva emanciparsi, voleva tirarsi fuori. Voleva precisamente superare il ruolo». Giuliana Gadola Beltrami, partigiana, racconta così l’esperienza sua e delle altre donne, che hanno partecipato al movimento di liberazione che si ricorda ogni 25 aprile.

Libere è il titolo del film che racconta le loro storie con immagini e audio originali d’archivio, una libertà che avevano da partigiane e che in gran parte persero in una Italia non pronta all’emancipazione femminile.

Il 25 Aprile in letteratura

Quando si parla di libri per raccontare il 25 aprile non si può prescindere da Beppe Fenoglio.

Lo scrittore si unì alle formazioni partigiane intorno al 1944 ed ebbe un ruolo di rilievo nella repubblica partigiana d’Alba. La sua conoscenza dell’inglese, inoltre, che aveva maturato durante gli studi, gli permise anche di essere il collegamento tra la Resistenza e le forze alleate. Il primo libro da leggere è, dunque, Una questione privata, che racconta di Milton, giovane studente universitario che milita nelle formazioni autonome. Il ragazzo torna sui passi della sua storia d’amore con Fulvia, solo per scoprire che la ragazza ora è innamorata di un altro. Milton, a questo punto, vuole trovare il proprio rivale in amore, lasciandosi guidare dalla gelosia. Ma quando scopre che l’altro ragazzo, Giorgio, è stato catturato dai fascisti i sentimenti e le priorità di Milton subiscono un cambiamento.

Ancora più famoso è Il partigiano Johnny, romanzo di Fenoglio che è stato “ritrovato” dopo la sua morte. Il volume racconta l’odissea di Johnny, dagli anni formativi fino alla presa di Alba, passando per quello che era la vera vita partigiana, fatta non soltanto di atti eroici, ma anche di lunghe ed estenuanti attese.

La Resistenza e la canzone “Bella ciao”

Dici 25 aprile e pensi a “Bella ciao”, la canzone popolare italiana (le prime tracce risalgono all’800) la cui versione “partigiana” è databile intorno agli anni ‘50. Come spiega Wikipedia, la prima pubblicazione del testo oggi cantato è avvenuta nel 1953 sulla rivista La Lapa, per poi essere pubblicato su L’Unità nel 1957.

Pur essendo considerata infatti una “canzone della Resistenza” non ci sono documentazioni che venisse cantata dai resistenti (partigiani) negli anni ‘40. La stessa Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Anpi) riconosce che Bella ciao: «Divenne inno della Resistenza soltanto vent’anni dopo la fine della guerra, diventando un inno soltanto quando già da anni i partigiani avevano consegnato le armi».

C’è piuttosto evidenza di una sua consacrazione popolare e pop tra il ‘63 e il ‘64, con la versione di Ivo Livi, più noto come Yves Montand (immortale cantante francese di origini pistoiesi), quando il Nuovo Canzoniere Italiano la presentò al Festival dei Due Mondi di Spoleto sia come canto delle mondine sia come inno partigiano. Una canzone duttile, dunque, e talmente “inclusiva” da poter tenere insieme le varie anime politiche della lotta di liberazione nazionale (cattoliche, comuniste, socialiste, liberali...) ed esser cantata a conclusione del congresso DC che elesse come segretario l’ex partigiano Zaccagnini.

La canzone della Liberazione è tradotta in 40 lingue. Segno che piace a tutti, perché porta allegria, anche se sappiamo benissimo che si tratta di una storia di amore e morte, la storia di un combattente per la libertà, che sta per essere ucciso. Il ritornello del brano è uno di quelli che ti si ficca in testa e ci rimane per sempre. Viva l’Italia, viva la libertà.

Silvia Gullino

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