Erano una cinquantina i sindaci di Langhe e Roero che nel pomeriggio di ieri si sono riuniti nella sala consiglio del municipio albese per l’informativa ai soci pubblici tenuta dai vertici di Egea Spa alla vigilia della scadenza fissata per domani, venerdì 27 ottobre, termine entro il quale le società Iren e Thaleia saranno chiamate a presentare – riformulate e adeguate – le proposte vincolanti con le quali ormai da alcune settimane si sono candidate ad assumere il controllo della multiservizi nella probabile formula di un aumento di capitale riservato a un soggetto esterno cui si chiederà il corrispettivo di una cospicua iniezione di liquidità, tale da consentire un rientro da una situazione debitoria divenuta insostenibile.
Un nuovo passaggio, insomma, esaudito il quale, nel giro di alcuni giorni (probabilmente meno dei 10-15 ipotizzati sinora, tanto che un primo consiglio di gestione è già convocato per martedì 31 ottobre) si dovrebbe finalmente arrivare alla scelta del partner industriale col quale immaginare un rilancio della multiservizi oggi controllata dalla famiglia Carini, al 56% delle azioni, e che annovera la partecipazione di un centinaio di soci pubblici (assommano l'8% delle qoute azionarie) e di circa 150 soci privati (36%).
Così sperano ovviamente i sindaci che ieri hanno preso parte all’incontro col quale il primo cittadino albese Carlo Bo – rappresentante del Comune che col 5,23% delle azioni costituisce il primo tra i soci pubblici – li ha messi di fronte all’intero consiglio di gestione della capogruppo, a partire dal suo nuovo presidente Paolo Pietrogrande e dal consigliere delegato alle trattative coi futuri partner industriali Giovanni Valotti, al consulente incaricato della procedura negoziata Roberto Ranalli e al presidente del consiglio di sorveglianza Beppe Rossetto, per avere da loro un aggiornamento sullo stato dell’arte della procedura per la composizione della crisi avviata nei mesi scorsi per salvare l’azienda.
Tra le informazioni fornite prima ai sindaci e quindi alla settantina di soci privati che a seguire si sono riuniti nella sala Monviso del quartier generale aziendale di corso Nino Bixio, quelle più significative risultano ovviamente i numeri riguardanti i conti dell’azienda, la cui gestione economica è stata descritta come in forte miglioramento nel primo semestre 2023 rispetto all'anno orribile 2022 (si parla di un margine operativo lordo vicino ai 57 milioni di euro, contro i 65 dell’intero 2021), ma gravati da una situazione patrimoniale nella quale figura un’esposizione debitoria che peserebbe per alcune centinaia di milioni.
Da contestualizzare rispetto a una complessiva valutazione patrimoniale aggiornata del gruppo (l’azienda non ha approvato il bilancio 2022 e non lo farà sino al termine della procedura negoziata) il dato dei 450 milioni di euro di indebitamento complessivo riportato durante l’incontro da Ranalli, ammontare di cui sempre secondo il commercialista esperto di crisi aziendali farebbero però parte circa 300 milioni di impegni finanziari collegati a investimenti per la crescita pianificati da prima che le fibrillazioni vissute dai mercati internazionali dell’energia arrivassero a minare pesantemente la redditività dei settori "core" della luce e del gas, mentre altre criticità arrivavano dalle attività di riqualificazioni edilizie ed energetiche collegate al Superbonus 110%.
Una situazione che certamente non ha giovato delle dinamiche venutesi intanto a creare sul mercato del credito, con la quota di interessi sul debito accresciuti pure quelli in maniera significativa, a rendere ancora più stringente il percorso obbligato di un risanamento da attuarsi entro il termine perentorio della fine dell’anno, secondo un cammino che fatalmente vedrà i soci privati dell’azienda quali i soggetti destinati a pagare lo scotto maggiore in termini di possibili perdite sui capitali investiti, mentre quelli pubblici, presenti con partecipazioni meno rilevanti, conserveranno la leva rappresentata dalle concessioni di servizi quali il teleriscaldamento, la gestione calore, l’illuminazione pubblica, la distribuzione del gas.
Se dai vertici aziendali è arrivato nel frattempo un generale impegno a farsi in qualche modo carico della situazione relativa ai cantieri Superbonus rimasti fermi e positive considerazioni in merito all’andamento odierno della gestione economica, offrendo quindi la lettura di una crisi dovuta a fattori finanziari e non industriali, dai sindaci presenti all’incontro, molti dei quali sono anche intervenuti nella discussione seguita all’esposizione dei numeri da parte dei vertici Egea, in un clima definito da più parti come costruttivo, è arrivato il generalizzato auspicio che alla scadenza di venerdì possa corrispondere finalmente una definitiva composizione della crisi che ha investito la seconda più grande azienda del territorio dopo la Ferrero, con le facilmente immaginabili ricadute che una sua mancata definizione potrebbe avere in termini occupazionali e di ricadute sui servizi.
Oggi, giovedì, una nuova informativa riguarderà gli obbligazionisti. Il calendario della crisi prevede, come detto, il termine di domani per la consegna delle nuove proposte vincolanti e una decisione definitiva che potrebbe arrivare già martedì.