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Sanità | 22 febbraio 2023, 19:15

Tremila persone seguite ogni anno dall’Oncologia di Verduno: "Fondamentali prevenzione e diagnosi precoce"

Dal 2016 la dottoressa Cinzia Ortega guida gli otto medici in capo alla struttura dell’Asl Cn2. "Specializzazione, gruppi interdisciplinari e prime visite entro cinque giorni per dare risposte mirate ai nostri pazienti"

Lo staff di medici e infermieri dell'Oncologia di Verduno

Lo staff di medici e infermieri dell'Oncologia di Verduno

Lavorare per ampliare lo spettro delle specializzazioni. Questa una delle direttrici con le quali l’Asl Cn2 punta a fare di Verduno un ospedale sempre allineato alle aspettative che ne hanno accompagnato la realizzazione. Un intendimento che si coglie nel tentativo di allargare il più possibile lo spettro delle risposte che è possibile offrire ai pazienti affetti da patologie di vario tipo, come sta accadendo ad esempio con la struttura di Oncologia guidata dalla dottoressa Cinzia Ortega.
Arrivata nel 2016 a guidare il reparto dell’ospedale "San Lazzaro" di Alba dopo essersi specializzata col professor Dogliotti a Orbassano, aver lavorato al San Giovanni Antica Sede di Torino e per sedici anni all’Irccs di Candiolo, sin dalla sua apertura l’oncologa torinese guida la squadra di otto colleghi che, insieme a lei e a tutti gli specialisti di altre discipline che si occupano di oncologia, seguono le cure e i follow up delle circa 3mila persone che annualmente si rivolgono all’Ospedale "Michele e Pietro Ferrero".


Numeri importanti. Sono così tanti i vostri pazienti?  
"Per un terzo parliamo di nuove diagnosi, ogni anno oscillano tra le 900 e le 1.000 . A questi pazienti si aggiungono quelli che hanno iniziato il follow up dopo interventi chirurgici o percorsi terapeutici che, in un numero di casi sempre maggiore, portano, se non alla completa guarigione, a una cronicizzazione della malattia che consente di convivere con la stessa. Per dare un dato nel solo reparto di oncologia in gennaio abbiamo effettuato 150 visite di controllo di pazienti in cura".


Le nuove diagnosi sono in calo o in aumento?
"Direi che sono complessivamente stabili. Forse in alcune patologie è aumentata la diagnosi incidentale per il riscontro di piccole masse tumorali in occasione di esami di routine. La prevenzione è ovviamente fondamentale e comportamenti corretti in merito al fumo, all’alcol, all’alimentazione e allo stile di vita in generale aiutano a evitare il rischio del manifestarsi della malattia. La disponibilità di accertamenti sempre più sofisticati permette al contempo di scoprire l’insorgere di un tumore in tempi sempre più utili a poter intervenire con cure precoci ed efficaci. Per la diagnosi precoce è fondamentale aderire ai diversi programmi di screening che la nostre rete oncologica regionale mette a disposizione: la ricerca del sangue occulto per i tumori del colon retto, i programmi per la ricerca dei tumori della mammella e del collo dell’utero, guardando alle patologie femminili".

Che risposte puntate a dare ai vostri pazienti?
"Innanzitutto la tempestività. Entro cinque giorni viene garantita la prima visita. Poi abbiamo la fortuna di avere a disposizione una squadra all’interno della quale sono presenti specialisti per tutte le principali tipologie di patologie tumorali, per cui a seconda della diagnosi la persona viene presa in carico da chi può offrirgli la migliore risposta in termini di diagnosi e indicazione terapeutica, che si parli di colon retto, tumori urologici e ginecologici, mammella, polmone".


E poi ci sono i gruppi interdisciplinari.
"Esattamente. Al fianco del singolo specialista opera un team che, insieme agli oncologi, coinvolge le diverse strutture con le quali negli anni l’ospedale di Verduno ha gradualmente arricchito la propria capacità di risposta in questo ambito. A quella che era un’oncologia già ben attrezzata, e alle specialità già presenti come l’Urologia e il Centro di Senologia, si sono così affiancate,nuove specialità come la chirurgia oncologica, la ginecologia oncologica, la chirurgia plastica e vascolare. E non ultimo disponiamo di un reparto di Fisiatria e Riabilitazione che permette ai pazienti che sono stati sottoposti a interventi importanti il recupero funzionale pressoché completo. Questo fa sì che riusciamo a trattare in modo completo tutta una serie di tumori, mentre per quelli rari rimandiamo ovviamente alle strutture che rappresentano il riferimento della rete oncologica regionale. Abbiamo peraltro la fortuna di operare nel contesto di un ospedale dotato di tecnologie all’avanguardia sia dal punto di vista diagnostico che chirurgico".


Quali sono i vantaggi in questo senso?
"L’insieme di questi fattori consente di creare strategie e di attingere a opzioni terapeutiche importanti, che impattano in modo decisivo sull’aspettativa di vita del paziente e che in un numero sempre maggiori di casi ci consente di arrivare a 'cronicizzare' la malattia, di permettere al malato di convivere con essa, quando non si arriva alla guarigione completa".


In quali specialità operano i gruppi di lavoro interdisciplinari?
"Sono attivi nelle patologie della tiroide, urologiche, ginecologiche, della mammella e per tutte le patologie gastroenteriche. Per patologie specifiche come i tumori celebrali o quelli riconosciuti come 'rari' ci rivolgiamo ai diversi centri di riferimento indicati dalla rete oncologica: ora le Molinette, ora Candiolo, ora il San Luigi. Dopodiché, anche in questi casi, i trattamenti impostati possono essere fatti nella maggior parte dei casi anche presso il nostro centro, se il paziente lo desidera. L’oncologia di Verduno non ha ovviamente letti di degenza, che afferiscono alle diverse strutture mediche o chirurgiche dell’ospedale, ma è attrezzata con 21 postazioni tra poltrone e letti per somministrare terapie in regime di day hospital e ambulatoriale. E’un numero consistente. Anche per le visite di controllo cerchiamo di privilegiare al massimo il rapporto medico-paziente: nella quasi totalità dei casi è sempre lo stesso medico a seguire la stessa persona".


A chi vi chiede l’accesso a cure innovative o sperimentali?
E’ comprensibile che in un momento difficile quale è la diagnosi di tumore si tenda a ricercare la cura più innovativa o sperimentale, ma dobbiamo sapere che in medicina “non tutto è per tutti” e che non sempre le terapie più nuove possono essere indicate. Spesso anche cure ormai consolidate ci permettono di ottenere buoni risultati. In queste situazioni è importante la fiducia nel medico nel suo staff e verso la struttura ospedaliera. Per farle un esempio oggi si parla spesso in televisione di immunoterapia e della sua efficacia in molte patologie tumorali. Questo non vuol dire però che possa essere sempre utilizzata anche se il paziente a volte la richiede pensando sia indicata. Credo che l’alleanza terapeutica fra medico e paziente, ottenuta con una comunicazione chiara e sincera, possa superare questi dubbi. Inoltre anche presso la nostra oncologia cominciano a essere disponibili diversi studi clinici con nuovi farmaci e i contatti con le principali strutture di ricerca italiane ci permettono di offrire ai nostri pazienti opportunità terapeutiche innovative. Noi  medici abbiamo quindi il compito di informare correttamente, razionalizzare e cercare di fare comprendere al paziente quale sia il trattamento migliore e più indicato per il suo specifico caso".


Il Covid ha avuto effetti sul numero delle diagnosi?  
"Alle diverse ondate è corrisposta una lieve deflessione delle nostre attività, che abbiamo cercato di mantenere invariate, compatibilmente con la situazione ospedaliera, soprattutto nei momenti più acuti. Scontiamo ora l’effetto di diagnosi ritardate, questo sì, dovute sia al fatto che per alcuni mesi, nei momenti drammatici del Covid, i programmi di prevenzione hanno subito un arresto seppur breve, sia perché, per periodi più o meno lunghi, parte della popolazione ha preferito evitare gli accessi negli ospedali, se non strettamente necessari, penalizzando quindi anche la prevenzione. Problematiche di questo tipo si sono purtroppo verificate in tutto il Paese. Per quanto ci riguarda abbiamo recuperato in tempi abbastanza rapidi il terreno perso soprattutto nel 2020".

 

[Gli infermieri al lavoro nel reparto del "Michele e Pietro Ferrero"]

Ezio Massucco

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