Alle OGR di Torino il suono del vino versato nel bicchiere, il dialogo tra produttori e buyer, il rumore di sottofondo delle 3.200 addetti ai lavori che hanno animato la due giorni di "Grandi Langhe", sono i diversi tasselli di un puzzle diventato una bella opera dedicata alla promozione e valorizzazione delle denominazioni di Langhe e Roero, nella riuscita anteprima del 30 e 31 gennaio. La due giorni ha così aperto una stagione di incontri che proseguirà ora con altri eventi. Appuntamenti che, pur con un taglio diverso, metteranno in luce i produttori del nostro territorio.
Intanto "Grandi Langhe" si è chiuso con numeri e sensazioni da record. Ora si guarda già alla prossima edizione, che si vuole ingrandirsi per accogliere, sempre alle OGR di Torino, anche quelle circa 60 aziende che sono rimaste escluse dalla manifestazione 2023. Ne abbiamo parlato con Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, che, coi cugini del Consorzio del Roero (presidente Francesco Monchiero), ha organizzato questo evento dove i produttori sono i veri protagonisti.
E si è anche parlato di tematiche importanti, come quella della tutela del lavoro in vigna. Un tema ormai da anni al centro del dibattito, quello della gestione degli stagionali durante la vendemmia, dello sfruttamento e del caporalato arrivato anche sulle colline dei grandi "cru". La proposta di cui si è discusso a “Changes”, l’incontro che ha aperto "Grandi Langhe", portata avanti dal Consorzio Barolo e Barbaresco con Confcooperative, i Comuni e Banca d’Alba, punta a essere una soluzione per prevenire eventuali diffusioni a macchia d’olio di situazioni grigie che potrebbero verificarsi nel mondo del lavoro in vitivinicoltura.
In generale la situazione è sotto controllo, con numeri di irregolarità veramente irrisori (tre casi accertati), segno che le aziende sono consapevoli del valore del lavoro che viene svolto in vigna, con manodopera specializzata, e della reputazione da mantenere. Ma mai abbassare la guardia, e così le proposte di miglioramento non mancano.
Matteo Ascheri, un Grandi Langhe 2023 che fa rima con la parola successo. Concorda?
«È stata una grande edizione, siamo molto contenti per come è stata vissuta sia dai produttori presenti che dai numerosi operatori del settore, tra cui molti provenienti dall’estero. Abbiamo lavorato soprattutto per questo, e stiamo riusciti a portarne molti a Torino. La soddisfazione delle aziende è stata praticamente unanime, e, spinti da questi fattori, vogliamo crescere ancora: stiamo già pensando al prossimo anno, e abbiamo già chiesto più metratura alle OGR per accogliere chi, quest’anno, non ha potuto partecipare per mancanza di spazio.
Grandi Langhe sta diventando sempre di più un riferimento importante per i produttori di Langhe e Roero che, in questi due giorni, mettono sul tavolo le loro carte migliori, senza dimenticare la grande degustazione delle annate storiche di sabato 29 gennaio, svoltasi nella splendida cornice del Museo del Cinema nella Mole Antonelliana, illuminata per l’occasione coi colori e il logo di Grandi Langhe.
Abbiamo anche parlato di tematiche importanti, legate al vino e al vigneto».
Tematiche importanti: a “Changes”, che ha aperto la due giorni, si è parlato di tutela del lavoro nella vigna. Approfondiamo la vostra idea che è già un progetto.
«Il progetto che abbiamo messo in campo con i Comuni, Confcooperative e Banca d’Alba mira a tutelare i lavoratori, le aziende e il territorio. Attualmente ci sono circa 4 mila addetti nel settore del lavoro in vigna, di cui 2 mila sono dipendenti e, di questi, 1.000 gestiti da aziende associate a ConfCooperative, mentre i restanti da altre coop. La proposta che portiamo avanti, che si chiama “Accademia della vigna”, non vuole essere una certificazione etica, o limitarsi a un bollino. Questo lo voglio precisare, perché il nostro intento è quello di formare e inserire il personale nel lavoro, attraverso l’“Accademia della vigna” che porta le aziende a utilizzare un “lavoro a origine controllata e garantita”.
Al di là dei nomi, l’offerta della manodopera deve arrivare da fonte affidabile, così da garantire a tutti standard di lavoro e legali importanti. Ne va anche dell’immagine del territorio. Visto che l’Italia è un paese sensibile anche a livello dello Stato, cerchiamo di dare l’esempio e di creare un mondo del lavoro dove escludere chi vuole sfruttare le persone e le aziende. I produttori e chi lavora nel mondo del vino sta accogliendo con interesse questo progetto: la strada è lunga e difficile ma stiamo lavorando per creare un assetto ottimale, che permetta al sistema di andare avanti sempre più avanti, nell’ottica di un miglioramento generale».