"Ho ucciso i ladri, ora rischio il carcere". Questo il titolo degli otto minuti del servizio col quale, nella puntata andata in onda nella prima serata di ieri, martedì 28 dicembre, la trasmissione di attualità di Rete 4 "Zona Bianca" ha riportato sulla ribalta nazionale la vicenda di Grinzane Cavour e della rapina finita nel sangue per la reazione di Mario Roggero, che nel processo da poco iniziato in tribunale ad Asti rischia una condanna a trent’anni di reclusione per le accuse di duplice omicidio volontario e tentato omicidio, oltre che per il porto abusivo dell’arma da sparo con la quale ha freddato due dei tre rapinatori che il 28 aprile 2021 stavano fuggendo dalla sua gioielleria con un bottino di 68mila euro in preziosi.
Al centro del servizio, il video che ritrae quando accaduto nei sei minuti trascorsi dall’ingresso dei banditi nel suo negozio di via Garibaldi al momento in cui Roggero rientra dalla porta laterale del locale dopo aver lasciato senza vita i corpi di Andrea Spinelli e Giuseppe Mazzarino, mentre Alessandro Modica, il terzo componente del gruppo, si era dato alla fuga. A fornire la sua versione dei fatti lo stesso 69enne commerciante, prima intervistato nel negozio diventato luogo della tragedia, poi in collegamento con lo studio durante la diretta con la trasmissione condotta da Giuseppe Brindisi.
Nel servizio registrato Roggero mostra i luoghi in cui i fatti si sono consumati, spiega dove gli è stata puntata la pistola alla testa. "Se non mi dai tutta la merce ammazzo tua figlia di là", gli avrebbero detto i banditi.
Nelle sue parole ripassa il film di quegli attimi: "Mi chiedono dov’è la cassaforte? 'Siamo, in cassaforte’, gli rispondo. Allora – riferito a uno dei rapinatori - si gira e inizia subito ad arraffare merce. Quando mi ha chiesto "dove sono i soldi?' mi sono illuminato. Mi sono detto: "Cavolo, io ho la pistola sotto il registratore di cassa, se riesco ad accedere al registratore di cassa e ai soldi forse riesco a prenderla".
Le immagini del servizio montato scorrono e il gioielliere racconta il prosieguo dell’accaduto: "Apro la porta ed escono qua – ricorda indicando dall’interno la porta laterale dalla quale seguirà i banditi, affacciato sul laboratorio dove lui stava lavorando all’arrivo dei malviventi. "Io mi giro e vedo la porta spalancata. Mi chiedo 'Dov’è mia moglie? Dov’è mia moglie?'. Della refurtiva non mi interessava nulla, dov’era mia moglie, il problema è quello (…). Esco, sparo un colpo non a caso, sparo dritto, contro il deflettore (…)".
Il servizio prosegue con le parole dell’avvocato Dario Bolognesi, che di Roggero ha assunto la difesa nella scorsa estate, succedendo nell’incarico ai primi difensori del commerciante, l’avvocato albese Stefano Campanello e il collega astigiano Aldo Mirate, intanto mancato. "Se una persona non è consapevole, incolpevolmente, di quello che sta facendo non può essere punito", spiega il legale emiliano, riferendosi a uno degli argomenti sui quali da subito ha costruito la difesa dell’orafo: Roggero non era lucido, e non poteva esserlo per lo stato di prostrazione psicologica indotta in lui da un precedente episodio, la rapina subita nel 2015, "la efferata e sanguinosa rapina che ha avuto per lui conseguenze fisiche e psicologiche molto gravi", rincara il legale. "Mi hanno massacrato di botte, spaccato il naso e tre costole, dato tanto di quei calci… . Ho rivissuto quello, mi è crollato il mondo addosso, ero completamente fuori", torna a ricordare Roggero.
Cosa ha provato, rivedendo quelle immagini, è allora la domanda che arriva dallo studio, per bocca di Giuseppe Brindisi. "Ho provato un profondo dolore, si provano emozioni molto turbanti, si rivive praticamente cosa è successo, soprattutto a partire dal 2015, dalla rapina nella quale mi hanno massacrato, completamente, mi hanno spaccato le costole, preso a calci per dieci minuti consecutivi".
"La nostra vita è cambiata completamente, dal 2015 – prosegue il gioielliere –. Sono cambiati i rapporti tra me e mia moglie, è cambiato il rapporto con le mie figlie all’interno del negozio. Ero sempre teso, mia moglie continuava a bisticciare perché io tutte le volte coi clienti finivo in quel discorso lì. Stava diventando una cosa psicologicamente pesante, che io non riuscivo assolutamente a dimenticare. E ogni momento era buono per rivivere quello, anche perché mi ero detto che forse, vivendo e parlando, riesco a diminuire un attimo il dolore, a sminuire quelle terribili emozioni che ho provato allora (…)".
Quando sono entrati quest’ultima volta cosa ha pensato?
"Io ero in laboratorio, che è parallelo al negozio. Stavo guardando i monitor. Ho sentito suonare (…). Quando sento suonare vedo il primo che entra, incappucciato, ma di per sé non ci ho fatto caso, anche perché ha chiesto un bracciale a mia figlia. Dopodiché entra un secondo e vedo dai video che passa dietro ai banchi, prende mia moglie e le punta un coltello in gola. E contemporaneamente l’altro punta una pistola in faccia a Laura. In quel momento ho detto 'cavolo, un’altra rapina. Esattamente come quella del 2015, un’altra rapina'.
La ricostruzione di quel terribile pomeriggio tocca anche le difficoltà economiche che il commerciante si era trovato ad affrontare: "Dopo due anni di Covid, dopo aver avuto delle perdite finanziarie enormi, dopo aver fatto di nuovo dei mutui per riuscire a onorare tutte le scadenze (riferisce di essersi indebitato per 180mila euro, ndr), ecco, appena riaperto, rivivere nuovamente questo è stato un trauma. Quando ho capito che era così mi sono alzato dalla scrivania, ho chiuso la porta senza sbatterla e, siccome non c’era la chiave interna, l’ho semplicemente fermata con le mani e coi piedi. Mi sono detto 'Cristo, un’altra rapina', come nel 2015, ho rivissuto immediatamente quella sensazione".
Il conduttore chiede infine di quei brusii sentiti nell’aula di giustizia di Asti di fronte alle immagini di Roggero che scalcia Andrea Spinelli a terra ferito: "Qualcuno ha avuto parole non tenere, nei suoi confronti. Cosa ha provato?".
"Mi ha fatto veramente molto male, io mi sono prodigato per venire incontro a queste famiglie. Ho pagato loro 300mila euro, come consigliato dai miei primi avvocati. Tutti loro hanno avuto congrui assegni. Così il patrigno, così la figliastra, etc., anche non erano parenti diretti. Mi sono indebitato, nuovamente, ho dovuto vendere l’alloggio che mia madre mi ha lasciato tre anni fa, quando è mancata, e indebitarmi per altri 140mila, qui con la banca (…)".
Il collegamento finisce, la trasmissione continua. Sulla vicenda di Grinzane prosegue il dibattito.
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