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Economia | 29 luglio 2022, 10:19

Per i sindacati sarà 'autunno incerto'. Bonus in busta paga? "Non tutte le aziende se li possono permettere"

Premi di produzione, strumenti di welfare e buoni carburante: nel metalmeccanico e chimico si cercano accordi per dare fiato ai dipendenti alle prese col carovita. Ci sono esempi virtuosi, ma il complesso delle imprese fa già i conti con la stretta dei rincari

Foto di Umit Yildirim- tramite Unsplash

Foto di Umit Yildirim- tramite Unsplash

C’è l’Acqua Sant’Anna di Vinadio, che con un bonus una tantum porta una mensilità aggiuntiva lorda nelle tasche di duecento dipendenti. C’è la Valeo di Mondovì, che ha concesso un superminimo in busta paga senza richiedere l’assorbimento fino al 2024. Mentre a Madonna dell’Olmo, dove si concia pellame rettile per la francese Hermes, si applica un bonus fisso ‘a la française’ in busta paga per i circa 80 dipendenti

Si lavora sindacalmente con le aziende su accordi per i premi di produzione. Così come si tratta sul ‘bonus 200 euro’ per il carburante. In questa direzione l’ultimo accordo in provincia è quello stretto mercoledì 27 luglio, quando le parti sociali (Fiom, Fim e Uilm nazionali) hanno concordato coi vertici Alstom l'erogazione ai dipendenti di buoni carburante svincolati da obiettivi aziendali e la proroga del premio di produzione del 2021, con target che andranno approfonditi e siglati entro il mese di settembre. Questo è l'impegno che il colosso francese dovrebbe mantenere per gli stabilimenti italiani, Savigliano compreso.

Gli strumenti valutati da alcune realtà economiche della provincia dimostrano che comincia a svilupparsi una nuova consapevolezza imprenditoriale sulla necessità di arginare la perdita di potere d'acquisto che un'inflazione galoppante sta causando a chi il lavoro lo svolge. E questo nonostante il periodo a dir poco complicato per le stesse aziende, con gli incrementi di prezzo delle materie prime e i rincari energetici che stanno mettendo a dura prova la tenuta di molti comparti. E sono quelli più ‘energivori’ a pagare il conto più salato.

Gli aiuti da parte delle aziende procedono a macchia di leopardo. Chi è più strutturato riesce a colmare, in qualche modo, il gap. Le piccole e medie imprese fanno invece più fatica a intervenire per rintuzzare almeno in parte un valore reale di salari che va assottigliandosi mese dopo mese.

“Dove stiamo rinnovando il Pdr – spiega Roberto Lopreiato, segretario provinciale Uilm – abbiamo chiesto di riconoscere il bonus carburante di 200 euro, che le aziende possono erogare in modo unilaterale. C’è chi accetta, chi lo sta prendendo in considerazione, chi invece proprio non lo prevederà. Questi 200 euro, dedotti, costano all’azienda circa 150 euro. Come sindacato promuoviamo queste decontribuzioni per le aziende che possano venire in aiuto ai lavoratori”.  

“Qualcosa si sta muovendo – commenta Calogero Palma, segretario dei metalmeccanici della Granda per la Cisl –. Auspichiamo che queste prese di posizione servano a smuovere le acque. Già il riconoscere che c’è un problema di salario, dovuto ad un'inflazione che galoppa all’8%, mette le basi per costruire qualcosa. Il problema è che ci si muove su un terreno non facile. Premi, welfare, bonus: gli strumenti ci sono. Ma chi è meno strutturato non riesce comunque a far fronte alla questione. C’è anche un problema di comunicazione e spesso le piccole realtà non usufruiscono di strumenti per affrontare il carovita dei lavoratori”.

Della stesso avviso Corrado Denaro, segretario locale Fiom: “Per adesso so di circa quattro o cinque aziende che hanno optato per il bonus carburante, ma la situazione generale non è semplice. Tante aziende lamentano di lavorare, se non in perdita, quasi. Ci sono i presupposti per un autunno ‘caldo’. Al momento, però, la situazione a livello provinciale è stabile”.

Questo nonostante nella contrattazione nazionale i metalmeccanici abbiano ottenuto un ‘aumento’ di 25 euro da giugno, ma non sufficiente se si confronta con l’indice Ipca, che verifica la convergenza delle economie dei Paesi membri dell'UE.

Un contraccolpo che si sta verificando a livello globale anche in altri settori “energivori” come il chimico, gomma-plastica e tessile. Qui, a parte l’eccezione della conceria cuneese, c’è più difficoltà a sviluppare accordi per ridurre l’impatto del costo della vita sui dipendenti.

“C’è comunque attenzione a trovare delle soluzioni – ci spiega il segretario provinciale Femca Cisl Aldo Pellegrino –, soprattutto sui premi. Sui 200 euro per il carburante si sta provando a lavorare, ma c’è più difficoltà”. 

Anche in questo settore c’è preoccupazione per l’autunno: “Molte aziende fanno i conti al centesimo vista l’impennata dei costi - sostiene Ugo Bigiogiari, segretario Uiltec dell'area Asti-Cuneo -. In provincia la situazione è stazionaria: qualche azienda ha già aperto la cassa integrazione: siamo preoccupati per l’instabilità occupazionale che potrebbe verificarsi da settembre. È necessario stabilizzare le maestranze. Nell'ultimo periodo, molto complicato, ci siamo riusciti con 150 dipendenti. Questo è il nostro obiettivo”.

Daniele Caponnetto

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