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Attualità | 23 ottobre 2020, 14:47

L'allarme dei medici di famiglia: "Una marea montante ha nuovamente travolto il territorio"

Segretario provinciale della Fimmg, il dottor Luciano Bertolusso rappresenta i 400 medici di medicina generale e di continuità assistenziale della Granda: "Troppi propositi di questi mesi rimasti lettera morta. Ora curve e situazione degli ospedali preoccupano"

"Oggi come allora ci troviamo di nuovo avere a che fare con una marea montante che sta travolgendo il territorio. Un fenomeno di cui ricoveri, terapie intensive e pazienti intubati non sono altro che una parte, anche se è quella più importante e più grave".
E’ un fiume in piena che non risparmia critiche su una gestione della seconda ondata della pandemia che ha lasciato disattesa molta parte dei buoni propositi della prima fase, il dottor Luciano Bertolusso, medico di famiglia a Sommariva Perno, qui nella sua veste di segretario provinciale della Fimmg, il sindacato maggiormente rappresentativo dei circa 400 tra medici di medicina generale e colleghi della continuità assistenziale impegnati sul territorio della Granda.
Una platea che, oggi come allora, rappresenta un primo avamposto spesso impotente rispetto alle crescenti richieste degli assistiti, tra potenziali infetti da testare, isolamenti da gestire e un rapporto con un sistema territoriale delle Asl ritrovatosi a operare in condizioni di grande difficoltà.


SISP PIU’ ALLENATI,
MA NUOVAMENTE
IN GROSSA DIFFICOLTA’

"Rispetto a questa primavera – spiega il dottor Bertolusso – l’unica cosa che è cambiata in modo importante mi sembra che sia il numero dei tamponi, incrementato di diverse volte e che ora infatti presenta percentuali di positivi all’8%, contro il 17% di allora. Perché il secondo aspetto è che, in realtà, molte delle parole dette all’epoca sono rimaste lettera morta. Quando detto sul fatto che le pandemie si fermano sul territorio è rimasto inattuato, stiamo ripercorrendo lo stesso solco e facendo gli stessi errori".

"E’ vero - prosegue - che i servizi di prevenzione sono più allenati rispetto alla primavera, allora erano vergini, ma ancora oggi sono sottodimensionati dal punto di vista delle strutture e delle risorse umane. Provare a telefonare ai Servizi di Igiene e Sanità Pubblica (Sisp) è un calvario, servono ore per prendere la linea, non si sa bene chi ci risponda, con l’aggravante che operatori logicamente e ovviamente stressati da carichi di lavoro sproporzionati hanno difficoltà ad affrontare le singole questioni".

"Questo va a collegarsi con la situazione critica che riguarda risorse umane e forniture, il personale a disposizione e la capacità di gestione della diagnostica. Questa primavera mandavamo i tamponi all’Amedeo di Savoia di Torino o ad Alessandria: si era detto che in provincia ci saremmo dotati di una rete di laboratori sufficienti a coprire il nostro fabbisogno, ma questo non è avvenuto. Intanto il Piemonte continua essere tra le regioni che fanno meno tamponi, e ogni tanto si sente dire di incidenti di percorso, con centinaia di test fermi in qualche laboratorio".

"Si tenta di trovare soluzioni convenzionandosi coi privati – continua Bertolusso –, ma non è stata programmata una rete di sorveglianza adeguata ai numeri, che sono il problema. Non si tratta di non sapere cosa fare, ma del fatto che mancano le risorse umane. I Sisp sono rimasti sottodimensionati rispetto al fabbisogno, hanno precarietà di risorse tecniche come linee telefoniche e capacità di leggere le mail. Comunicare con loro diventa un’esigenza difficile, non siamo certi che le nostre telefonate e le nostre mail vengano lette. Tutto il sistema è molto farraginoso e rischia di incartarsi".


INADEGUATO ANCHE
IL SISTEMA INFORMATIVO

A non funzionare come dovrebbe sarebbe anche il portale regionale deputato alla gestione dell’emergenza: "Soffre di un peccato originale, è stato progettato dal Csi, centro di calcolo della Regione, abituato a operare con logiche e funzioni amministrativo-gestionali, mentre noi abbiamo bisogno di una comunicazione mirata alla gestione clinica, Questo fa sì che il portale, nonostante le modifiche che gli sono state apportate, non risponda tempestivamente. Nell’elenco dei miei assistiti ci sono ancora dei defunti, mentre capita che io non trovi i risultati di un tampone, quando l’interessato è già andato a ritirarselo in forma cartacea al servizio di Igiene. Con tutta la buona volontà, gli addetti non riescono a seguire la registrazione degli accertamenti e l’aggiornamento dei pazienti dimessi dall’isolamento latita. Insomma, finisce per essere uno strumento che rallenta fortemente il lavoro".


TRA QUARANTENE
E CERTIFICATI

Poi ci sono altre difficoltà di tipo legale e organizzativo: "Il fatto di decidere la quarantena di una persona è un’operazione di sanità pubblica, ma noi non siamo operatori di sanità pubblica, lo è il Servizio di Igiene. Quando un paziente ha il tampone negativo dovrebbe ricevere una comunicazione in posta certificata, ma il servizio non ha tempo di mandare queste mail, con persone che rimangono in isolamento anche oltre il necessario".

Un’altra grana sono le procedure riguardanti i contatti di pazienti sintomatici: "Sino a che dal Sisp non arriva un codice di apertura dell’isolamento non posso metterli in malattia. Parliamo di una procedura burocratica che impatta però col fatto che il paziente chiede di essere messo in malattia, ma senza quel codice sul relativo certificato è probabile che l’Inps finisca di non pagargliela. Ma questo è uno in una serie di problemi non indifferenti che riguardano i pazienti lievi o asintomatici. Senza dire di quelli collegati alla scuola, coi numeri importantissimi andati a impattare sui Sisp, le decine di insegnanti a casa (…)".


MA LE ALTRE PATOLOGIE
NON VANNO IN VACANZA

Questo per quelli che stanno bene. L’analisi del medico si sposta poi a quella che in tempi normali sarebbe l’attività principale del suo ufficio.
"Per pazienti che hanno problemi importanti e che devono accedere all'ospedale andare in pronto soccorso è diventata un’avventura, mentre i colleghi impegnati nei reparti stanno rivivendo i giorni drammatici della primavera. Stamattina un mio assistito che aveva fatto accertamenti ha avuto l’esito di una Tac. Purtroppo è emersa la presenza di una neoplasia polmonare. E’ un paziente giovane, ora dovrà andare di corsa a Cuneo per riuscire a farsi operare, prima che farlo diventi difficile. Le altre malattie, le tante patologie croniche che riguardano una vastissima di persone non sono andate in vacanza…"


OSPEDALE SENZA PERSONALE,
MENTRE LE CURVE DEI DATI
FANNO PENSARE AL PEGGIO

E ancora: "Sull’assistenza ospedaliera proprio ieri il dottor Veglio (direttore generale dell’Asl Cn2, ndr) rimarcava il fatto che teoricamente ci sarebbe posto per aprire altri reparti Covid, ma che non si trovano i medici e il personale. Non è una questione di fondi, ma del fatto che materialmente non si riesce proprio a reperirne di disponibili. Mi risulta che la rianimazione sia quasi piena e che si stia convertendo parte della Medicina. In questo momento non ancora, ma le curve di crescita fanno pensare a un quadro potenzialmente più drammatico di quello vissuto in primavera. Allora in provincia di Cuneo avemmo situazioni serie e anche tragiche, ma non ai livelli di Bergamo, ma nessuno ci dice che noi non lo si possa diventare. I numeri dei positivi di questi giorni sono impressionanti, il tempo di raddoppio dei positivi e delle terapie intensive si misurano in giorni…".


SULL’ONDA
DELL’EMERGENZA

Novità del momento è l’arrivo dei test rapidi: "Cosa assolutamente lodevole, scaricheranno molta pressione dai Sisp, consentendo di monitorare più facilmente realtà come le Rsa e il personale scolastico. Permetteranno Va benissimo, meno tamponi e risultati più in fretta. Ma si ha l’impressione che le soluzioni vengano prese sempre sull’onda dell’emergenza, mentre poco o nulla è stato programmato. Un’altro aiuto potrebbe arrivare dai test auto-somministrabili, come i salivari, ma anche qui bisognerebbe avere un disegno strategico, perché gli ansiosi ne faranno uno a settimana, si rischia di mancare il bersaglio, vanno fatti in modo mirato. Anche qui non vedo un uso razionale delle risorse.


VERSO LA SITUAZIONE
DELLA SCORSA PRIMAVERA

Una lagnanza di molti riguarda una minore facilità nell’accedere ai tamponi rispetto anche solo a venti giorni fa.
"Noi non possiamo prescriverli, perché quella è una procedura riservata al Sisp, e siamo di nuovo a impacci burocratici. Non ho quest’ansia, ma vorrei poterlo fare. Invece succede che il medico di famiglia debba passare dal portale, fare la segnalazione al Sisp, che a sua volta deve recepirla in tempi ragionevolmente brevi e predisporre la conseguente procedura. Quindi il medico attiva i colleghi delle Usca per le visite domiciliari e così si monitora il paziente. In realtà il problema è che in questi giorni, soltanto nella nostra Asl, il Sisp aveva un arretrato di circa 1.000 tra tamponi e isolamenti da smaltire. Ma anche di questo è dalla scorsa primavera che se ne parla, e nessuno si è mosso. A fronte della marea montante ci si affanna a tamponare con soluzioni che, se comprese in un disegno, avrebbero avuto tutta un’altra efficacia. Nemmeno è colpa dei Sisp, sia chiaro, che stanno lavorando dalle 7 del mattino alle 10 di sera, ma che hanno a che fare con numeri tali per cui i servizi si intasano e la mia richiesta di tampone rischia di rimanere lì per uno, due o tre giorni. Questa è la dimostrazione di quanto detto sopra su monitoraggi e screening dei contatti anche asintomatici: si rinuncia a farlo perché non riusciamo a starci dietro. Si sta scivolando nella situazione della scorsa primavera".

Ezio Massucco

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