Angela Rafanelli è la sua chioma bizzarra e quelle lentiggini che in più occasioni hanno fatto di lei un vero e proprio fumetto. Livornese, classe 1978, attrice e presentatrice televisiva, ha condotto Loveline a Mtv e ha lavorato per Quelli che il calcio e Domenica in. È stata anche inviata per le Iene, dove si è battuta a favore delle donne, smascherando imprenditori che illudevano ragazze desiderose di entrare nel mondo dello spettacolo in cambio di ‘attenzioni’. Poi ha voltato pagina con il programma Le Vite degli altri di La7, prima di approdare a Linea verde estate in onda su Raiuno, consacrandosi un’artista a 360°. Perché la Rafanelli può fare tutto, dalla donna in carriera alla mamma. Tutto, tranne probabilmente restare calma durante un’intervista in cui ti contagia per entusiasmo e trascinante energia. Per noi del Caffè Letterario di Bra non ha segreti e si racconta con il migliore dei sorrisi, confermando l’immagine dolce e gentile che mostra di sé sui social. Eccola.
Che cosa sognavi da piccola?
“Da piccola sognavo di fare la sarta. Ho fatto scuola di ricamo dalle suore fino alle superiori e ci andavo di nascosto, perché un po’ mi vergognavo. Mi è sempre piaciuto tantissimo cucire, tant’è che per i 18 anni mia nonna mi regalò la macchina da cucire. La mia prima bambola l’ho cucita a cinque anni per la mia mamma e ce l’ha ancora adesso. Mia sorella Lucia ed io, che ero più piccola di due anni e mezzo, volevamo fare come le sorelle Fontana: lei avrebbe disegnato ed io cucito. Ci abbiamo provato fino ad un certo punto, ma poi lei si è trasferita in Olanda e non siamo riuscite ad unire le forze. Questo resta un prezioso sogno nel cassetto”.
Come sei arrivata in teatro?
“La deviazione è avvenuta per colpa di mio padre che faceva teatro amatoriale. Mi portò la prima volta in teatro a tre anni a vedere Cavalleria rusticana in cui interpretava compare Turiddu. Visto che ero piccolina, mi avevano messo su una sedia in mezzo al corridoio per vedere meglio. Quando c’è stata la scena in cui mio padre moriva, ho urlato dalla disperazione. Mio padre si è subito alzato per dirmi che era tutta una finzione e per spiegarmi che cos’era il teatro mi portò nei camerini. Lì mi sono innamorata del teatro e già a sette anni ho cominciato a fare recite amatoriali. Ricordo una recita in cui interpretavo una bambina che aveva come migliore amica solo una bambola e a un certo punto, finito il monologo, sentii silenzio intorno a me tanto da pensare di essere stata terribile, poi mi sono resa conto che stavano piangendo tutti dalla commozione. A Livorno ho frequentato il teatro Piccolo e sono stata allieva di padre Davanzati, che aveva addirittura sposato i miei genitori e facevamo scuola di teatro in una chiesa sconsacrata dove sempre i miei genitori si erano sposati. Inoltre facevo la comparsa nelle opere liriche nei vari festival della zona. Poi una mia compagna mi ha spinto a fare un provino al Piccolo Teatro di Milano. Quando dissi a mio padre che volevo provare a fare la scuola di teatro mi disse di fare ciò che mi sentivo. Così ho rinunciato ad un futuro da geologa come mio padre, che aveva appena rimesso lo studio a nuovo, pensando che potessi ripercorrere le sue orme. Ai provini eravamo in 700 per una classe di 20 persone,10 maschi e 10 femmine. Ho creduto nel destino ed è andata bene”.
E poi che cosa è successo?
“Recitando mi sono resa conto che non ero Anna Magnani, lavoravo bene ma c’era qualcosa che mancava, non mi sentivo nel posto giusto. Non sapevo da dove iniziare, perché ero già grandicella, avevo 28 anni e non volevo nemmeno buttare via tutti i sacrifici e gli studi che avevo fatto. Così mi sono detta ‘Riparto da me’, accettando anche il fatto che questa carriera non decollasse e magari non fossi all’altezza per fare l’attrice. Volevo essere felice e non attaccata ad un sogno che poteva crearmi sofferenza. Ho cominciato a fare tantissimi provini e tra tutti mi è capitato quello per Current, il canale satellitare d’informazione fondato da Al Gore. È stato il primo provino che ho fatto parlando toscano, dicendo basta alla dizione, a push up e tacchi. Ci andai in jeans e con le scarpe da ginnastica, tanto da suscitare lo stupore persino dei miei coinquilini di Roma ai quali risposi: ‘Se mi vogliono, mi prendono così come sono’. La casting era di Milano e mi conosceva, perché avevo abitato e studiato lì per tanti anni. Quando mi ha visto a Roma mi ha detto: ‘Che cos’hai fatto? Sei meravigliosa, sei un’altra persona’. Ho risposto: ‘No, questa sono io, non è l’Angela attrice. Se gli vado bene ok, altrimenti pazienza, vuol dire che non è per me’. Invece mi scelsero e dico sempre che se non ci fossero stati gli americani non avrei mai iniziato a fare televisione, soprattutto in un periodo in cui andavano di moda prototipi di femmina seduttiva con capelli lunghi e biondi, mentre io ero piccolina, chiatta, mora, coi capelli corti e non ero certo un canone di bellezza televisiva. Così, per caso ho iniziato a fare televisione e per caso sono arrivati tutti gli altri lavori, non li ho mai cercati”.
Che cosa ti ha insegnato l’esperienza di attrice?
“Iniziando a fare Current, lo studio da attrice e l’esperienza attoriale è stato fondamentale. Fare teatro è come fare il militare, ti insegna la disciplina, il senso del lavoro, il concetto di gruppo e il fatto che un progetto riesce perché è fatto di tante persone, dal tecnico delle luci, alla costumista e l’attore è la punta dell’iceberg di una macchina enorme, il portavoce del lavoro di tutti. E ancora: la puntualità, il rispetto delle parti grandi e piccole secondo il proverbio che dice: ‘Non esistono piccole o grandi parti, ma piccoli o grandi attori’, la curiosità e il fatto di immedesimarsi nelle persone, che tutte le storie hanno una loro dignità e che vale la pena raccontarle, perché c’è vita”.
Hai mai pensato di mollare tutto?
“Sì, sempre. Tutte le volte che finisco un lavoro penso di mollare. È talmente bizzarro questo lavoro che prescinde dalle qualità di ognuno. Ho tantissimi colleghi bravissimi che meriterebbero delle carriere sfavillanti, però poi gli incastri avvengono in modo magico: devi essere al posto giusto nel momento giusto. Per cui non tutti hanno l’occasione per manifestare il proprio potenziale. Non essendo una linea retta questo lavoro, tutte le volte ti viene di voler mollare. Personalmente, come metro tengo sempre la felicità e quando non lavoro cerco di impiegare il tempo facendo ciò che mi rende felice piuttosto di cadere nel baratro del vuoto. Per fortuna ho tante passioni come l’arte e a settembre farò l’audioguida della mostra di Bramante a Roma. Ma, al limite, apro una merceria e torno a far rammendi. Quando facevo l’attrice e arrivavo in una città nuova, la prima cosa che facevo era andare a vedere la merceria. Davanti ad una merceria o ad una parete di bottoni mi commuovo, non so come mai”.
Ora sei la conduttrice di Linea Verde estate, Te lo aspettavi?
“Non puntavo così in alto. Quando mi hanno chiamata per la conduzione sono stata lusingata, perché Linea verde ha una longevità e un successo che pochi altri programmi possono vantare”.
Puoi dirci com’è andata?
“Quando ricevetti la telefonata di Angelo Mellone, ero in treno e stavo andando a Livorno da mia madre che non stava bene, per cui stavo vivendo un momento di forte preoccupazione. All’inizio risposi senza grande entusiasmo, ma appena mi disse che non era un sondaggio, ma una proposta reale mi emozionai tantissimo ed ebbi uno scatto di gioia, che fece girare tutte le persone all’interno del vagone. Fu una notizia che diede una svolta e rischiarò un periodo negativo”.
Tre cose che ti hanno aiutato a diventare conduttrice di Linea Verde estate?
“La fortuna, la gavetta e la curiosità”.
Che cosa ti sta insegnando questa esperienza in giro per l’Italia?
“La bellezza della vita e del territorio che respiro ogni volta è unica. Come per tutti i programmi che ho fatto, questo contatto con le persone è impagabile, ti apre la testa, il cuore e ti alleggerisce la vita. Incontri persone che non incontreresti mai e che ti regalano la loro vita e illuminano la tua. Di questa trasmissione mi porterò sempre dietro la bellezza. Credo che divulgare e conoscere la bellezza sia la rivoluzione che, anche se avviene in silenzio, tutti possiamo fare in questo momento. Il bello ti porta al bello, quindi inseguire e cercare il bello è un metro di vita unico: se segui il bello non puoi sbagliare, scegli sicuramente la felicità, che in fondo è nelle piccole cose. L’eccezionalità di Linea verde sta nel fatto che mostra delle persone che hanno il coraggio e la forza di riuscire a vivere a ritmo con la propria vita e la natura, un esempio che dovremmo tutti imparare”.
È dura la vita a fare Linea Verde estate?
“È sicuramente frenetica, giriamo 2 puntate a settimana e stiamo fuori 5 giorni su 7 e sei in ballo tutto il giorno. Per la gente Linea verde è un’istituzione e quando ti vede arrivare, alla fine rimane sorpresa dalla nostra normalità che la mette a proprio agio. Questa è la cosa che mi fa più sorridere e anche più piacere, perché siamo tutti normali, non è che fare la tv ti rende eccezionale o ti rende migliore”.
Con te c’è Marco Bianchi, com’è lavorare insieme?
“Una meraviglia! È il regalo più bello che mi potesse fare Linea verde e le sarò sempre grata, perché i programmi vanno e vengono, ma un’amicizia è per sempre. Mi è sbocciato il cuore perché Marco è una persona unica, come lo siamo tutti. Però lui è una persona molto coraggiosa, centrata, solare, felice. E quando stai accanto ad una persona felice, respiri la felicità e tutto diventa ancora più bello. Lo trovo estremamente curioso e semplice nonostante abbia un bagaglio culturale e un’esperienza lavorativa molto forte, sentirlo parlare è una gioia, non ti fa mai pesare quello che ha fatto. È un ottimo compagno di vita, non solo di lavoro. Questo amore è sbocciato per fortuna, è reciproco e siamo molto felici. Quando mi ha chiesto di tenerci in contatto anche quando sarà finita Linea verde, gli ho detto di sì, perché ormai la sua vita si è intrecciata con la mia. È una situazione molto stimolante, che aiuta a non cedere ai momenti di stanchezza, mi basta un suo sorriso per superare la giornata. Ma la cosa bella è che ci carichiamo a vicenda”.
Tre azioni green che fai ogni giorno?
“Sono fissata con le luci in casa, da accendere solo quando è necessario, altrimenti sono sempre spente e su questo faccio la testa grossa anche alla mia figliola. Poi uso i mezzi pubblici e vado tantissimo a piedi. Inoltre non spreco l’acqua, perché facendo Le Iene ho visto cosa vuol dire non avere questo bene prezioso. Noi siamo fortunati ad avere acqua pulita e in abbondanza, ma dobbiamo imparare ad usarla bene ad esempio chiudendo bene i rubinetti. Per finire, quando vado a fare la spesa, cerco di prendere meno plastica possibile, scegliendo di andare dal fruttivendolo e dal macellaio che mi avvolgono i prodotti nella carta”.
Come te la cavi in cucina?
“Non sono male in cucina! Ho avuto una nonna che era una grande cuoca. Si chiamava Olga ed era una donna che ha vissuto la guerra, ha fatto la fame. Mia nonna Olga ha sempre cucinato tanto e si approvvigionava dall’orto che mio nonno Angelo curava con tanta passione. A casa nostra abbiamo sempre cucinato, non siamo chef, però abbiamo sempre fatto la pasta, le torte e la pizza in casa. Ho una buona mano, il mio piatto preferito sono gli spaghetti al pomodoro e mi vengono bene. Sono fissata tantissimo anche con le erbe e durante il lockdown sono impazzita per trovare una pianta di basilico. Quando ho scoperto che avrei condotto Linea verde estate con Marco Bianchi sono andata a curiosare tra le sue Instagram stories quelle che riguardavano il basilico e ho scoperto tutte le sue proprietà. Mi ritrovo molto nella sua idea di cucina sana e naturale. Mi piace tanto cucinare e poi c’è mia figlia che mangia tantissimo, è una buona forchetta più facile da vestire che da riempire, perciò sono anche costretta”.
Il tuo lavoro ti ha portato in molti luoghi. Quale città ti è rimasta nel cuore?
“Tante. Torino ad esempio è una città bellissima che ho amato tantissimo. Ci ho abitato un anno all’epoca delle Olimpiadi invernali quando andai in scena con le olimpiadi di teatro in via Garibaldi. Inoltre, nel 2012 ci ho presentato gli MTV Days e ho un ricordo splendido. Torino è proprio un gioiello e assomiglia a Parigi”.
Che sport ti piace praticare?
“Cerco di fare sport, perché l’età incombe, bisogna tenersi in forma. Negli ultimi anni, il mio più grande sport è stata mia figlia che è nata 4,2 kg e mi ha dato filo da torcere nel tirarla su, vestirla, rincorrerla e quant’altro. Diciamo che sono più da cucito che da corsa, però cerco di farlo per la salute”.
Sei social?
“Non sono molto social, ma per fortuna c’è Marco che è un ottimo maestro e uno sprone. Lui ha una maniera sana di vivere i social, che non è fatta di esibizionismo, ma di contenuti. Mi piace condividere le esperienze di Linea verde, visto che non tutto può rientrare nella puntata che dura solo un’ora, mentre noi la viviamo h24. Penso che sia un modo per dare onore a tutto il lavoro che stiamo facendo”.
Una cosa che non si sa di te e che vuoi rivelarci?
“Porto il nome di mio nonno Angelo che morì quando mia mamma era incinta. Era il padre di mia madre e mi sarei dovuta chiamare Francesca, ma il mio babbo quando andò all’anagrafe mi registrò come Angela, perché era molto legato a mio nonno e lo stimava tantissimo. Poi arrivò in ospedale e lo disse a mia madre che fu molto felice”.
Cosa c’è nel tuo futuro, dopo Linea verde estate?
“Dopo la splendida esperienza di Linea verde con Marco Bianchi, non mi dispiacerebbe lavorare con un altro livornese, come Paolo Ruffini, che è stato anche mio compagno di scuola. Lui è sempre andato sull’intrattenimento e sul cinema e ci siamo incrociati una sola volta ai tempi di Current. Molti sono abituati a vederlo come personaggio comico, ma in realtà ha una sensibilità a 360 gradi. Sarei curiosa di vedere dove poterci incontrare. Anzi, faccio un appello: Ruffini, mettiamo due livornesi insieme a facciamo la rivoluzione!”.
Beh, il messaggio è lanciato…
In Breve
lunedì 15 dicembre
domenica 14 dicembre
sabato 13 dicembre













