Riceviamo e pubblichiamo:
Il 17 novembre scorso si è riunito il Comitato provinciale Pesca nel corso del quale il rappresentante di Pro Natura, Valter Paoletti, ha richiesto e ottenuto una discussione su tematiche relative alla tutela complessiva degli ecosistemi fluviali, a seguito di diverse proposte inoltrate al Comitato, ultima in ordine di tempo l'opposizione al rinvio, da parte della Giunta regionale, del Deflusso Ecologico a fine 2026, opposizione peraltro suffragata dalla contestazione del Ministero dell’Ambiente alla decisione regionale.
Oltre il 45% dei corpi idrici regionali non raggiunge lo stato ecologico “buono” (dati ARPA). Ne consegue che l’introduzione di regole meno stringenti sul deflusso ecologico aggrava una situazione già critica, con potenziali impatti irreversibili sugli ecosistemi fluviali.
In prospettiva, vista la tendenza in atto circa i cambiamenti climatici, la situazione dei corpi idrici rischia di diventare sempre più critica e pertanto non sono accettabili le solite soluzioni di emergenza penalizzanti gli ambienti fluviali, senza l’adozione di misure tese ad un cospicuo risparmio idrico in ambito agricolo, rivedendo modalità irrigue, ma anche tecniche colturali, inclusa la rigenerazione dei suoli.
Secondo Pro Natura, occorre ridefinire le concessioni e i relativi prelievi e rilasci per salvaguardare il Deflusso Ecologico; in questo senso sono essenziali anche i controlli puntuali, in particolare nei periodi critici di portata dei corsi d’acqua; questi possono e debbono essere potenziati grazie anche all’aumento del personale di vigilanza provinciale. Vanno riviste le portate derivate anche in funzione stagionale: si osservano spesso nei periodi di magra autunnale/invernale, stagioni non irrigue, portate elevate nei canali irrigui a spese di quelle fluviali molto ridotte.
A seguito di eventi alluvionali vengono spesso sollecitati interventi per la cosiddetta “messa in sicurezza”, che secondo molta opinione corrente dovrebbe consistere nel dragaggio e rettificazione degli alvei, nonché in tagli e asportazione di vegetazione ripariale anche perfettamente radicata. Nulla di più sbagliato, a detta degli esperti di geomorfologia fluviale, secondo cui tali lavori sono inutili e dannosi per l’ecosistema fluviale, che invece anche in queste circostanze andrebbe ricondotto alla massima naturalità, ricreando anse e casse di espansione (o vasche di laminazione), anche rilocalizzando attività e strutture antropiche.
La vegetazione spontanea ripariale (e anche quella in alveo) ha funzioni ecologiche importantissime e va assolutamente salvaguardata, in quanto fra l’altro non è responsabile di danni in fase alluvionale; semmai è il dragaggio con approfondimento/rettificazione dell’alveo a provocarne l’indebolimento o l’eliminazione. Le sue funzioni sono basilari come habitat per molte specie e come corridoi ecologici, contro l’erosione spondale e per rallentare la corrente nelle fasi di piena, per l’apporto trofico (foglie e rami) a supporto delle reti alimentari degli organismi acquatici, l’ombreggiamento e la traspirazione (con effetti positivi sulla temperatura e sull’ossigenazione dell’acqua), l’azione di filtro nei confronti dei sedimenti (e degli inquinanti ad essi associati) veicolati dalle acque di dilavamento del suolo, nonché la capacità di rimozione dei nutrienti dalle acque di ruscellamento. Sarebbe importante indagare in questo senso anche sul rispetto delle fasce tampone, secondo la PAC (Bcaa1- Buone condizioni agricole e ambientali).
Occorre dunque operare per la massima rinaturalizzazione fluviale, anche con il ripristino della connettività longitudinale (eliminazione/deframmentazione/mitigazione di traverse, barriere, ripristino passaggi per ittiofauna) e laterale.
Il tutto gioverebbe anche a rimpinguare le falde, all’auto depurazione delle acque, al ciclo dei nutrienti, al paesaggio e alla fruizione ottimale dell’ambito fluviale. Le falde rappresentano la vera riserva idrica del territorio: impoverendo i corsi d’acqua se ne riduce anche la ricarica (già i canali, sempre più cementificati/intubati non danno più il loro apporto alle falde). In questo ambito riteniamo interessante e utile il progetto Interreg Se.Te. avviato dalla Provincia per la ricarica delle falde.
In sede di progettazione la Provincia deve far valere queste linee e vigilare, in fase esecutiva dei lavori, sulla tutela dell’ittiofauna, in particolare quella oggi più a rischio perché legata alle alterazioni del fondo dell’alveo.
Inoltre, andrebbe esteso ad altri corsi d’acqua della Provincia il progetto Life Minnow, per una maggiore e urgente tutela delle specie ittiche minori, spesso presenti anche nel reticolo idrico secondario: fontanili, risorgive e canali associati, fondamentali per la funzionalità ecologica della intera piana alluvionale, che andrebbero maggiormente tutelati, anche con interventi di recupero a seguito di tombature.
Ovviamente è da tenere in massima considerazione lo stato ecologico dei corsi d’acqua, così come monitorato a cura di ARPA, al fine di intervenire tempestivamente per correggerne/migliorarne la qualità.
Sempre più diffuse sono specie ittiche alloctone che mettono seriamente a rischio quelle autoctone, già ampiamente in crisi a causa dei molteplici fattori di degrado dei corpi idrici; sicuramente vanno adottate misure di contenimento/eradicazione efficaci di tali specie. Circa l’impatto di predatori quali i cormorani, spesso lamentato in sede Comitato Pesca, giova ricordare che questo è maggiore quanto minore è la portata idrica, un altro elemento in più a favore di un incremento dei deflussi.
Da ultimo va posta la massima attenzione e vigilanza durante le attività di svaso, da programmare solo in periodi di elevata portata dei corsi d’acqua interessati.
Queste proposte sono state inviate, a cura del Comitato Pesca, agli Enti territoriali di competenza: AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po); Regione Piemonte settore opere pubbliche, difesa del suolo, protezione civile, dighe; Regione Piemonte, settore tutela e uso sostenibile delle acque; Ufficio acque della Provincia di Cuneo; Ufficio Polizia locale della Provincia di Cuneo.
"Contiamo che i destinatari si attivino per quanto di loro competenza - concludono i firmatari -. e chiediamo di essere informati e coinvolti su iniziative e progetti inerenti la tutela degli ambienti fluviali".
Bruno Piacenza, presidente Legambiente Cuneo
Domenico Sanino, presidente Pro Natura Cuneo
Albino Gosmar, presidente Cuneo Birding
Patrizia Rossi, delegata Lipu Cuneo
Alberto Collidà, presidente Italia Nostra Cuneo














