La Embo di Caramagna, che oggi impiega 43 lavoratori, cessa l'attività e chiude lo stabilimento: questa la notizia che arriva dalla direzione dell'azienda alla Rsu e dalla segreteria della Uilm di Cuneo durante l'incontro del lunedì 10 novembre presso l'Unione Industriale di Cuneo.
"In un incontro precedente, la direzione aveva comunicato la volontà di cedere l’Azienda ad un imprenditore locale. La trattativa per il passaggio sembrava in stato avanzato ma alla fine la cessione non è andata in porto perché l’indagine di mercato condotta dal potenziale compratore ha evidenziato l’impossibilità di produrre margini di guadagno che giustificassero l’investimento", commenta Roberto Lopreiato, segreteria Uilm di Cuneo.
Nonostante la provincia di Cuneo vanti un indice di disoccupazione tra i più bassi d'Italia, il tessuto industriale fatica a reggere il mercato sempre più competitivo.
"Il fatto che l’azienda operi nel settore automotive dimostra che le politiche industriali del nostro paese non riescono a soddisfare i bisogni delle aziende, soprattutto le più piccole e di proprietà 'familiare'", spiega Lopreiato. "Il governo ha rifinanziato in parte gli investimenti della fabbrica 5.0 ma le aziende come la Embo faticano ad accedere ai progetti i cui fondi vengono spesso prosciugati dalle grandi. A nulla è servito chiedere di ripensarci, la proprietà ha deciso per la chiusura e intende farlo senza passare per le procedure fallimentari".
I lavoratori hanno ottenuto la proroga per la chiusura dello stabilimento a giugno 2026, invece che a fine dicembre 2025, lasciando la Embo ad avviare le pratiche necessarie per provvedere all'apertura della cassa integrazione fino al mese di chiusura.
"Dal 1° luglio 2026 i lavoratori andranno in disoccupazione per un periodo massimo di 24 mesi. Durante tutto il periodo (dicembre 25/giugno 28), la Uilm di Cuneo non abbondonerà nessuno e sarà a disposizione per accompagnare i lavoratori tramite il proprio patronato per sbrigare le pratiche di naspi o di accompagnamento alla pensione per chi ne maturerà i requisiti entro 30 mesi", spiega ancora Lopreiato. "Per tuti gli altri la Uilm chiede uno sforzo all’azienda per la ricollocazione del numero massimo possibile di lavoratori, attraverso un processo di formazione e progetti d’inserimento che potrebbero anche essere finanziati dal Ministero e/o dalla Regione. Per imposizioni procedurali, i lavoratori riceveranno il pagamento della cassa integrazione direttamente dall’Inps e per questo dovranno aspettare i tempi tecnici di erogazione degli assegni. A questo proposito, sono in corso indagini presso le banche per verificare la possibilità di un loro intervento per garantire continuità nei versamenti nel passaggio tra stipendio e cassa integrazione. Inoltre si è chiesto che l’azienda valuti uno sforzo economico per il sostegno ai lavoratori da aggiungere al tfr per tuti i dipendenti nel momento in cui lasceranno l’azienda e, anche se le cifre non sono ancora state definite, l’azienda si è dichiarata disponibile a ragionare sulla possibilità di dare parere favorevole alla richiesta sindacale".














