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Economia | 10 novembre 2025, 16:10

Cassa integrazione: Cuneo seconda provincia in Italia per incremento di ore autorizzate

Nel primo semestre 2025 +347,1% di ore autorizzate. Auto, metalmeccanica e calzature travolte: Confartigianato chiede una strategia nazionale urgente

Immagine di repertorio

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Dal dossier intitolato "Lavoro - un milione di posti in più, ma CIG in aumento” realizzato dalla CGIA di Mestre, emerge che nel primo semestre di quest’anno la cassa integrazione per la manifattura nel Piemonte ha subito un incremento di circa il 22% rispetto al semestre 2024. Un dato che segnala il momento complicato che sta attraversando il settore manifatturiero del nostro Paese.

Le ore più richieste tra i comparti del manifatturiero riguardano il settore auto: nel primo semestre di quest’anno si rileva un incremento dell’85,8% rispetto al primo semestre 2024. Seguono le imprese metallurgiche (+56,7%), la fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici (+12,5%) e le calzature (+144,3%).

La cassa integrazione relativa a questi quattro settori incide per oltre il 55% del totale autorizzato a tutto il comparto manifatturiero nazionale.

A livello regionale il Piemonte con +68,4% di incremento di ore autorizzate per la cassa integrazione nel primo semestre del 2025 rispetto al primo semestre del 2024, si posiziona al quarto posto della classifica regionale guidata dal Molise (+254,65), seguono Basilicata (+209,2%), e Abruzzo (+168,7%).

 A livello provinciale spicca Cuneo, seconda provincia a livello nazionale per il numero di ore autorizzate (+347,1%), seguita da Verbano-Cusio Ossola al quindicesimo posto (+92,9%).

Soprattutto in Piemonte le imprese artigiane della meccanica, stanno subendo gli effetti di un mix velenoso per il settore – commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Piemonte - i cui ingredienti sono la mancata ripresa del commercio internazionale, una stretta monetaria che riduce gli investimenti, la recessione della Germania, primo mercato delle esportazioni italiane e la caduta libera della produzione automobilistica, su cui pesano le incertezze della transizione verso la mobilità elettrica richiesta del Green deal europeo, e che colpisce un ampio indotto presidiato da imprese, anche artigiane, della meccanica. Questa miscela di fattori recessivi mette a dura prova la resilienza di un comparto chiave del 'Made in Italy'. Una crisi che ha già prodotto un rallentamento degli investimenti e il ricorso degli ammortizzatori sociali che vede il Piemonte brillare in negativo con un aumento di ore autorizzate per la cassa integrazione di oltre il 68%. Inoltre, nel corso dell’ultimo semestre peggiora la crisi del settore moda, con una accentuazione del calo della produzione e delle esportazioni. Si sta delineando come il terzo 'annus horribilis' per la Moda non solo da inizio secolo ma anche dall’inizio della serie storica nel 1990.

“L’emergenza è evidente. Perché, se i dati indicano un significativo incremento in termini di richieste di ore di cassa integrazione nel primo semestre di quest’anno rispetto al primo semestre del 2025 – conclude Felici - non potranno bastare interventi tampone, ma è necessaria una strategia mirata ad emanciparsi da alcune ricette comunitarie, i cui risultati non sempre si sono rivelati pienamente soddisfacenti. Non ci si può limitare a parlare di situazione geopolitica complessa, qui c’è in ballo la volontà o meno della politica nazionale di prendere in mano le sorti del Paese.

redazione

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