Un autunno sereno nei filari, ma con lo sguardo vigile verso i mercati. È questa la fotografia che arriva dal Roero dopo la vendemmia 2025: un’annata di grande qualità, ma accompagnata da un contesto globale incerto.
“La vendemmia è stata molto positiva – spiega il presidente del Consorzio di tutela del Roero, Massimo Damonte (nella foto sotto) –. Abbiamo registrato un’ottima produzione e una bella qualità. Analiticamente i vini che stiamo scoprendo sono molto interessanti, è un’annata assolutamente positiva.”

L’entusiasmo, però, è temperato da una consapevolezza diffusa: il mondo del vino sta attraversando una fase complessa, segnata da tensioni internazionali, aumento dei costi e rallentamenti nella domanda.
“Stiamo vivendo un momento un po’ più difficile – aggiunge Damonte –. Le guerre, le crisi economiche e i dazi stanno pesando sul settore. È una situazione globale, che richiede attenzione e strategia. La fortuna di avere le cantine piene di prodotti buoni è già un punto a favore.”
Un equilibrio delicato, che ha spinto il Consorzio ad anticipare le mosse con decisioni condivise. L’assemblea di Castagnito ha infatti approvato la riduzione delle rese dell’Arneis a 90 quintali per ettaro e il blocco totale dei nuovi impianti per l’annata 2026.
“Molti consorzi hanno lavorato sulle diminuzioni delle rese, anche il nostro – sottolinea il presidente –. È un segnale importante: significa che le istituzioni si muovono in modo responsabile per evitare un crollo dei prezzi delle uve e del vino. La parte che dovevamo fare, come sistema, è stata fatta.”
Le due modalità di applicazione – riduzione diretta sull’uva o declassamento parziale del vino già certificato – offriranno flessibilità alle aziende, che potranno alleggerire le giacenze e tutelare il valore della nuova produzione. “Il nostro intervento – aveva spiegato Damonte in assemblea – è stato serio e votato all’unanimità: vogliamo garantire continuità nei prezzi e nel lavoro. Le aziende del Roero sono piccole realtà, hanno bisogno che il mercato resti stabile.”
Guardando avanti, l’orizzonte si apre su Grandi Langhe 2026, in programma alle OGR di Torino il 26 e 27 gennaio, dove sono attesi circa 500 produttori piemontesi.
“È un segnale forte – conclude Damonte –. I produttori hanno voglia di investire e di seminare. L’auspicio è grande, così come l’aspettativa: servono coesione e fiducia per affrontare questo momento con la giusta lucidità.”














