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Agricoltura | 01 ottobre 2025, 17:07

Allevamento montano a rischio: Coldiretti Piemonte chiede al ministero di rivedere le norme sul pascolamento

L'interpretazione burocratica della PAC non riconosce le esigenze della zootecnia piemontese. Mecca Cici: "Dopo mesi di pascolo serve la stabulazione per l'integrità degli animali"

Mucche al pascolo, immagine di repertorio

Mucche al pascolo, immagine di repertorio

Pascolamento: l’interpretazione ministeriale rispetto al riconoscimento del benessere animale rischia di non riconoscere, in primis, il grande lavoro degli allevatori. E’ quanto afferma Coldiretti Piemonte nel chiedere una maggiore valorizzazione delle imprese che presidiano i territori montani e tutelano la biodiversità a due anni dall’entrata in vigore della nuova Pac e del sistema degli ecoschemi.

Abbiamo evidenziato la questione già da maggio scorso con una precisa comunicazione all’assessorato regionale all’Agricoltura e abbiamo continuato con altre specifiche lettere poiché è fondamentale un intervento politico verso il ministero da parte della Regione affinchè il nostro Piemonte non perda la sua grande tradizione allevatoriale – spiega Bruno Mecca Cici, vicepresidente Coldiretti Piemonte con delega alla zootecnia -. A seguito del lungo pascolamento durante i mesi primaverili ed estivi, è necessario un certo periodo di stabulazione fissa, infatti, per conservare l’integrità dei capi della mandria”.

Non è accettabile che una interpretazione meramente burocratica del ministero metta a rischio lo straordinario patrimonio piemontese dell’allevamento, tipico delle nostre valli - evidenziano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale -. Come non è pensabile che la stragrande maggioranza degli allevamenti possa restare fuori per tutta la programmazione della Pac. Per questo continueremo a lavorare affinché non vengano ingiustamente penalizzati”.

cs

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