Se non avesse perso il sentiero e quindi 16 minuti di tempo per ritornare sulla "retta via", forse avrebbe fatto segnare il miglior tempo nella storia del Tor 130 Tot Dret, la gara piccola del Tor des Geants, che si sta correndo questa settimana in Valle d'Aosta.
Invece, con 21 ore, 44 minuti e 33 secondi, Davide Rivero dovrà "accontentarsi" del terzo tempo assoluto ottenuto in una gara che impegna gli atleti per 136 chilometri e 12 mila metri di dislivello positivo, da Gressoney a Courmayeur.

Ovviamente stiamo scherzando, perché il risultato ottenuto dall'ultra runner cuneese, 32 anni, casa a Valgrana, innamorato dell'Ubaye, dove passa molti mesi all'anno, è di quelli straordinari, costruito mattoncino dopo mattoncino.
Proprio per raggiungere questo traguardo.
Che significa tantissimo, perché arrivato dopo un brutto infortunio al femore, da cui, come spesso accade ai grandio atleti, Davide si è ripreso con una motivazione fortissima. Per questa gara si è preparato con una costanza e una determinazione che lo hanno portato a vincere con una prestazione di altissimo livello. Basti pensare che tra lui e il secondo classificato c'è oltre un'ora di tempo.
Affiliato al team Through Sport e sponsorizzato da Kailas Fuga, Davide vive lo sport anche come crescita e inclusione.
La sua carriera è caratterizzata da un forte impegno nell’esplorazione e nella promozione di uno stile di vita sostenibile attraverso lo sport. Oltre all’agonismo, è impegnato in progetti di inclusione sociale e sport per tutti, collaborando con associazioni che supportano persone con diverse abilità.
E' lui stesso a raccontarlo, definendosi manager di se stesso ma senza dimenticare chi lo ha accompagnato in questo lungo anno di preparazione e che lo ha atteso sul traguardo, gioiendo con lui. A seguirlo anche un videomaker, perché in cantiere c'è un documentario sul lungo percorso che lo ha portato a questa vittoria.
"Stavo davvero bene alla partenza. Sentivo le gambe ma soprattutto avevo la consapevolezza del grande lavoro fatto, con costanza e metodo. Ho costruito questa gara in ogni particolare, perché non si arriva ad ottenere questi risultati solo con una grande performance. Servono tattica, strategia e logistica", sottolinea l'atleta. Tra le sue passioni non solo la corsa, ma anche lo scialpinismo e la bici.
E proprio allo sciaplinismo si dedicherà nei prossimi mesi.
Per ora si gode questo risultato e si lascia andare ai pensieri che lo hanno accompagnato negli ultimi chilometri, quando aveva capito, avendo perso il sentiero, che non avrebbe potuto stabilire il record assoluto della gara. "Ho potuto rallentare un po' e per tutta l'ultima discesa mi sono lasciato travolgere dai pensieri e ricordi di questo lungo anno; ho ripensato all'infortunio e anche a chi mi ha operato e curato. Perché dietro questo mio successo c'è una grande squadra".

















