Dieci anni di impegno, delicatezza e coraggio: l'associazione albese Ho Cura, impegnata nella diffusione della cultura delle cure palliative e nell’accompagnamento dei malati terminali, celebra il proprio anniversario con una cena speciale. L’appuntamento è per venerdì 26 settembre, alle 20.30, presso le Tavole Accademiche dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
L’iniziativa, aperta a volontari, sostenitori e a chiunque voglia conoscere da vicino la realtà dell’associazione, prevede un contributo di 45 euro a persona. Le prenotazioni dovranno essere effettuate entro il 12 settembre contattando la segreteria al numero 366 1683352.
“In questi dieci anni Ho Cura ha fatto grandi passi, realizzato progetti importanti e contribuito a diffondere la cultura delle cure palliative sul nostro territorio” spiega la presidente Luciana Saglietti. “Vogliamo ringraziare i soci fondatori, a partire da Maria Vittoria Oddero, che ha guidato l’associazione e che continua a far parte del direttivo come vicepresidente”.
Uno degli obiettivi principali per il futuro sarà il rafforzamento delle cure palliative domiciliari: “Ci teniamo a incrementare questo servizio, perché molte persone desidererebbero vivere gli ultimi giorni in casa, seguite da un palliativista e con il nostro piccolo supporto. È un bisogno che spesso rimane inascoltato e su cui vogliamo investire energie e risorse” aggiunge Saglietti.
La presidente ha ricordato anche l’importanza della formazione: “A fine anno ripartirà il nostro corso per nuovi volontari, gratuito e aperto a chiunque voglia intraprendere questo cammino. Abbiamo sempre più bisogno di energie fresche, anche giovani, perché diffondere la cultura della cura e del fine vita è un compito che riguarda tutta la comunità”. L’associazione oggi conta circa 120 soci – tra i quali volontari, sostenitori e sostenitori attivi.
Accanto al lavoro in hospice e a domicilio, Ho Cura porta avanti progetti di scrittura emotiva terapeutica e incontri con le scuole, dagli istituti primari ai licei, per avvicinare bambini e ragazzi al concetto di cura e, gradualmente, anche al tema del fine vita. “Quando i giovani affrontano queste tematiche ne rimangono profondamente colpiti. La loro capacità di ascolto e di interazione ci conferma che parlare di cure palliative non è un tabù, ma un modo per arricchire la vita stessa” conclude Saglietti. La cena del 26 settembre sarà dunque una tappa simbolica ma anche un’occasione concreta di raccolta fondi: il contributo servirà a sostenere progetti e servizi, con l’attenzione particolare alle cure palliative domiciliari.




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