Gentile direttore,
le scrivo per condividere una riflessione riguardante la mia recente esperienza di spettatrice alla rassegna musicale "Anima Festival".
Il suo giornale in questi giorni ha dato meritato risalto a questo festival, che ogni anno porta grandi artisti nel suggestivo scenario dell’Anfiteatro dell’Anima di Cervere.
La mia vuole essere non una critica, ma un suggerimento costruttivo affinché questa suggestiva manifestazione possa compiere un’ulteriore passo nella direzione di una maggiore apertura a tutte le categorie di utenti. Anche a quelli che, come me, sono portatrici di una disabilità. Così da rendersi più aperta e inclusiva, più vicina a quei valori di civiltà e universalità di cui arte e musica sono già portatrici.
Veniamo a quanto mi è successo.
Venerdì sera, accompagnata da mio marito, ho assistito al concerto di Nek. Una serata bella e suggestiva. Prima di partecipare avevo contattato gli organizzatori per chiedere loro se fosse stato possibile accedere all’area con una carrozzina. La loro risposta era stata rassicurante: "Scriveteci via mail – ci avevano risposto con gentilezza –, vi riserveremo un parcheggio tra quelli più vicino al palco e un posto nelle prime file".
Così abbiamo fatto, partendo alla volta di Cervere con fiducia.
Purtroppo al nostro arrivo abbiamo dovuto subito constatare che i parcheggi vicini al palco e riservati ai disabili erano sì presenti, ma erano stati occupati da altri spettatori che evidentemente non avevano le nostre stesse esigenze logistiche. Chi avrebbe dovuto preoccuparsene non aveva sorvegliato adeguatamente affinché i posti riservati a noi come ad altri portatori di disabilità venissero effettivamente utilizzati a quello scopo.
Così mio marito mi ha aiutato a scendere dall’auto, mi ha poi lasciato sul posto con la carrozzina per poi tornare in auto e andare a cercare alla vettura un posto nel grande parcheggio a servizio dell’area.
All’andata, prima che scendesse il buio, raggiungere l’arena che avrebbe poi ospitato il concerto non è stato proibitivo, anche grazie all’aiuto di diverse persone.
Ben più ostico è stato, a evento concluso, percorrere i sentieri sterrati che collegano questa al parcheggio, anche attendendo che la folla smaniosa di andarsene liberasse lo spazio.
Davvero con tanta fatica, sudando sette camice e arrivandoci ricoperti di polvere, abbiamo affrontato la strada necessaria per tornare alla nostra vettura tra le auto che ci sfrecciavano al fianco incuranti della nostra presenza e gli sguardi carichi di pietà di chi incrociavamo.
Questo è quello che abbiamo vissuto noi, ma anche altre persone disabili con le quali abbiamo avuto modo di parlare. Anche loro hanno lamentato come noi la mancanza di servizi igienici accessibili, pure.
Da qui il nostro appello agli organizzatori: la manifestazione è splendida, il luogo che la ospita davvero molto bello. Siamo certi della loro sensibilità e della loro volontà a fare sempre meglio rendendola più inclusiva e aperta a chi, come noi, necessita di poche ulteriori attenzioni per poterla apprezzare al meglio.
Lettera firmata,
Pollenzo














