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Economia | 15 luglio 2025, 07:00

Come mettere in sicurezza il tetto della tua casa

Mettere mano al tetto non è un'operazione da improvvisare. In molte regioni italiane l’accesso in copertura è vietato in assenza di dispositivi anticaduta certificati. Linee vita, parapetti e ancoraggi non sono più una misura consigliata, ma un obbligo di legge.

Come mettere in sicurezza il tetto della tua casa

Ci si pensa sempre dopo. Quando le infiltrazioni iniziano a macchiare il soffitto o quando il vento alza con disinvoltura una tegola, allora sì, ci si rende conto di quanto il tetto sia una struttura delicata, vulnerabile e fondamentale. Eppure, mettere in sicurezza il tetto non dovrebbe essere una corsa contro il tempo, ma un gesto preventivo, ponderato, progettato con la stessa attenzione che si riserva alle fondamenta.

La sicurezza parte dall’alto. Ed è lì che comincia anche questo viaggio.

Sistemi anticaduta: quando la protezione diventa obbligatoria

Mettere mano al tetto non è un'operazione da improvvisare. In molte regioni italiane l’accesso in copertura è vietato in assenza di dispositivi anticaduta certificati. Linee vita, parapetti e ancoraggi non sono più una misura consigliata, ma un obbligo di legge.

Le linee vita rappresentano l'ossatura portante della sicurezza in quota. Si tratta di cavi in acciaio tesi e ben ancorati alla struttura dell’edificio, ai quali gli operatori possono agganciarsi tramite DPI. I parapetti, invece, offrono una protezione collettiva: permettono di lavorare in sicurezza anche a chi non possiede formazione specifica sull’uso delle imbracature. Senza uno di questi dispositivi, ogni accesso sul tetto è considerato abusivo.

La fase operativa: come si prepara un tetto al rifacimento

Ogni intervento di manutenzione o rifacimento inizia con la messa in sicurezza. Gli addetti installano le linee vita provvisorie, anche solo per rimuovere una tegola compromessa o per sigillare un lucernario. Un dettaglio che sfugge ai più: l’installazione dei dispositivi anticaduta dev’essere progettata da un tecnico qualificato e approvata da un ingegnere strutturale, pena la nullità legale del sistema stesso.

Dopo la messa in sicurezza, si passa alla rimozione dei coppi o delle tegole danneggiate, fase delicata dove ogni elemento compromesso viene sostituito con materiali compatibili e durevoli. Una scelta che non riguarda solo l’estetica, ma anche la compatibilità strutturale.

Occhio alle grondaie: canali nascosti, danni evidenti

Durante i lavori di manutenzione, spesso ci si concentra sulla parte visibile della copertura, trascurando le grondaie. Questi elementi, che dovrebbero semplicemente drenare l’acqua, diventano facilmente il punto di partenza per infiltrazioni e ristagni.

La pulizia delle grondaie richiede attenzione e strumenti adeguati. Dopo aver rimosso foglie, terra e detriti, si procede alla verifica delle giunzioni e alla sigillatura delle microfessure. In questa fase, è determinante assicurarsi che l’acqua defluisca senza ostacoli, evitando accumuli che potrebbero compromettere pareti, tetto e fondamenta. È un passaggio spesso sottovalutato, ma capace di decidere le sorti dell’intera struttura.

Tetto sicuro, giardino pronto: il contesto fa la differenza

Una ristrutturazione del tetto impatta anche lo spazio circostante. In presenza di un giardino, è indispensabile predisporre l’area per l’accesso degli operatori, la movimentazione dei materiali e la collocazione dei ponteggi.

È qui che diventa fondamentale affidarsi a professionisti capaci non solo di mettere in sicurezza il tetto, ma anche di coordinare l’intervento in un contesto abitativo reale, fatto di alberi, vialetti e magari anche di bambini che giocano.

In questi casi, può rivelarsi utile considerare la manutenzione del tetto con gli esperti di pro-tetto, che propongono soluzioni compatibili con la presenza di aree verdi e abitazioni abitate. Operazioni coordinate, in sicurezza, senza mettere a rischio chi vive la casa ogni giorno.

Quando il tetto parla: i segnali che non vanno ignorati

Ogni tetto, prima o poi, mostra segni di sofferenza. Tegole spezzategranuli nei pluvialiavvallamenti nella copertura o macchie d’umidità sul soffitto non sono semplici imperfezioni estetiche. Sono segnali inequivocabili che qualcosa non va.

Spesso è un piccolo dettaglio a fare la differenza. Un lucernario mal sigillato, un raccordo tra due falde trascurato, una fessura millimetrica che diventa veicolo per litri d’acqua piovana.

Ed è proprio su questi punti critici che i tecnici esperti focalizzano l’intervento. Ogni sigillatura, ogni trattamento impermeabilizzante, ogni fissaggio contribuisce alla tenuta complessiva del tetto, soprattutto in vista delle stagioni più piovose.

Trattamenti finali: impermeabilità e resistenza

Una volta terminate le sostituzioni e le sigillature, si passa alla protezione della superficie. Gli impregnanti idrorepellenti e antimuffa vengono applicati con cura per creare una barriera contro l'umidità e contro la crescita di vegetazione indesiderata.

Non si tratta di un semplice “optional” estetico: questi trattamenti prolungano la vita del tetto, lo consolidano e lo preparano alle aggressioni atmosferiche future. È l’ultimo passaggio, quello che chiude il cerchio.

Chi può intervenire, e in che condizioni

La manutenzione dei sistemi anticaduta non è libera. Solo tecnici certificati possono effettuarla, secondo quanto previsto dalla norma UNI 11560:2014. E anche i tempi di intervento non sono casuali: seguono un calendario vincolante, indicato nel libretto del prodotto o dal progettista.

Se una manutenzione viene saltata, l’intero impianto risulta fuori servizio, e il tetto diventa inaccessibile. A quel punto, per riattivarlo, bisogna avviare una procedura di verifica, collaudo e — in alcuni casi — sostituzione.









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