Cresce nel mondo la preoccupazione per la diffusione di malattie animali in nuove aree e nuove specie come testimonia il report dell'Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (WOAH). Un fenomeno accelerato da cambiamenti climatici, globalizzazione e interazione tra specie diverse. E anche se il territorio dell’ASL CN2 non ha registrato casi recenti, il sistema di prevenzione si muove con anticipo, affrontando le sfide della sorveglianza veterinaria, del controllo alimentare e del contrasto alla disinformazione. A raccontarlo, in questa intervista per La Voce di Alba, sono il dottor Piero Maimone, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL CN2, e il dottor Danilo Pitardi, responsabile del Servizio Veterinario – area A e B.
Molte malattie infettive animali stanno raggiungendo nuove aree e specie. Qual è il livello di attenzione nel territorio dell’ASL CN2?
"In effetti siamo di fronte a una situazione nuova, che presenta aggiornamenti sanitari frequenti. Focolai di patologie come l’Influenza Aviaria quest’anno hanno colpito la nostra Regione e nel 2022 la nostra Provincia, anche se il territorio della nostra Azienda Sanitaria non è stato toccato. Ricompaiono a livello nazionale patologie animali ormai dimenticate, ma con effetti diretti sull’economia e sull’export (Peste Suina Africana). Le variazioni climatiche favoriscono patologie virali trasmessi da vettori artropodi (West Nile disease e Usutu), le così dette “arbovirosi”, assenti fino a poco tempo fa. In questo contesto, l’attenzione dei nostri Servizi Veterinari è massima, lavoriamo per prevenire le possibili ricadute sulla salute e anche sugli aspetti economici del nostro territorio. Per le patologie sopra elencate, ad esempio, vengono applicati specifici piani di sorveglianza e controllo per una copertura su tutta la filiera: dall’allevamento al macello, senza dimenticare la fauna selvatica".
Si parla di un aumento esponenziale dell’influenza aviaria nei mammiferi. Sono stati segnalati focolai diretti o indiretti? Su quali animali si concentra la sorveglianza?
“Sul territorio della nostra ASL non si sono verificati episodi. In ogni caso, anche in assenza di problematiche sanitarie, i nostri Servizi Veterinari vengono comunque coinvolti per un approccio preventivo all’insorgenza di focolai: ad esempio lo sfoltimento di esemplari in allevamenti avicoli per evitare la progressione virale dovuta a sovraffollamento, nonché il corretto smaltimento delle carcasse. Gli animali particolarmente interessati dai piani di sorveglianza sono gli avicoli d’allevamento e alcune specie selvatiche. È previsto un protocollo per la gestione di eventuali focolai: in caso di attivazione, la sorveglianza viene estesa anche sugli animali appartenenti alle altre specie e sugli animali domestici (mammiferi carnivori, suini, volatili, ecc.)”.
Quasi la metà delle malattie segnalate ha potenziale zoonotico. Come si gestisce la collaborazione tra prevenzione umana e veterinaria?
“La nostra normativa nazionale ha previsto, ormai da tempo, la costituzione di un sistema integrato di prevenzione che nelle ASL è rappresentato dal Dipartimento di Prevenzione. Il cosiddetto potenziale zoonosico, legato a molte patologie animali, viene gestito puntando molto sulla prevenzione e sulla collaborazione tra diverse discipline. Il gruppo di lavoro, costituito ormai da anni all’interno della nostra ASL, oltre a migliorare la gestione delle crisi e ottimizzare l’uso delle risorse disponibili, coordina interventi di sorveglianza, controllo e risposta rapida alle emergenze sanitarie, rappresentando un esempio importante di approccio multidisciplinare alla tutela della salute pubblica. La collaborazione tra professionisti provenienti da diversi settori territoriali e ospedalieri (medici, veterinari, laboratoristi, tecnici) favorisce lo scambio di informazioni e competenze, permettendo di affrontare in modo più efficace le problematiche relative alla prevenzione e gestione di malattie a trasmissione alimentare (MTA), zoonosi, eventuali allerte alimentari e contrasto all’antimicrobico-resistenza.”
Come vengono percepiti i rischi alimentari locali e che impatto ha la comunicazione?
“Il nostro territorio è caratterizzato da produttori formati e consapevoli. Rispetto all’elevato numero di controlli e campionamenti ufficiali, condotti ogni anno dai professionisti della nostra Azienda, le non conformità rilevate risultano assai contenute. Ciò testimonia la qualità e la responsabilità del settore. Tuttavia, a livello generale, la percezione dei cittadini è spesso fortemente influenzata da titoli sensazionalistici enfatizzati dai media, che tendono a volte a semplificare e distorcere i fatti, o ancora dall’utilizzo di strumenti per l’interpretazione dei dati spesso deboli o inadeguati. Questo può portare a una errata comprensione delle reali condizioni e dei rischi, generando allarmismi ingiustificati e oltremodo dannosi. Inoltre il mondo scientifico, spesso autoreferenziale, non sempre riesce a comunicare in modo efficace con il pubblico e i media. Un esempio emblematico di come una cattiva comunicazione possa avere conseguenze economiche devastanti si è verificato durante le emergenze legate all’influenza aviaria negli anni 2000 in Oriente e alla BSE (malattia della mucca pazza) tra gli anni ’80 e ’90 in Gran Bretagna. In entrambi i casi, campagne di informazione inadeguate o distorte portarono a reazioni sproporzionate da parte dei consumatori e dei mercati, generando danni economici ingenti che si sono rivelati ingiustificati rispetto alla reale pericolosità del rischio.”
L’uso degli antibiotici è al centro del dibattito. Com’è la situazione sul fronte dell’antimicrobico resistenza negli allevamenti?
“L’antibiotico resistenza si delinea come la prossima grande sfida sanitaria. Il nostro Dipartimento di Prevenzione e i Servizi Veterinari ne sono consapevoli e operano da tempo sul campo per il contenimento del fenomeno. La nostra ASL ha appositamente costituito un gruppo di lavoro multidisciplinare di professionisti dei servizi ospedalieri e territoriali. Dal punto di vista zootecnico, il controllo sul corretto utilizzo del farmaco veterinario e la presenza di eventuali residui negli animali, impegna i nostri Servizi Veterinari su tutta la filiera alimentare, dall’allevamento all’alimento stesso. L’ ASL CN2 è inoltre impegnata in un progetto di monitoraggio ministeriale, il ‘Piano di monitoraggio armonizzato sulla resistenza agli antimicrobici dei batteri zoonotici e commensali’, volto proprio a valutare la resistenza antimicrobica negli animali da produzione alimentare e negli alimenti.”
Quali strategie state aggiornando per la prevenzione, la sorveglianza e la comunicazione con allevatori, veterinari e cittadini?
“Stiamo lavorando su campagne di sensibilizzazione per garantire una corretta applicazione delle buone pratiche di prevenzione e gestione dei rischi nell’intera filiera zootecnica. Si sta ponendo grande attenzione alla corretta gestione degli allevamenti, con interventi per migliorare le pratiche di biosicurezza e promuovere il benessere animale, che sono fondamentali per prevenire malattie e ridurre il rischio di epidemie. La costituzione nella nostra ASL di un team di professionisti, tra veterinari, epidemiologi, medici biologi, esperti di comunicazione ed educatori, permette di affrontare le problematiche da diversi punti di vista e di agire in modo coordinato, anche in ambiti educativi come le scuole, promuovendo la cultura della prevenzione fin dall’età scolastica. Le prossime sfide da affrontare sono costituite dalla capacità dei nostri Servizi a evolversi in risposta all’andamento delle nuove minacce emergenti, affinando ancora di più le capacità di intervento rapido in caso di focolai e garantendo il controllo e il coordinamento tra le diverse figure coinvolte. Nel contempo bisognerà coinvolgere la ‘comunità’ in una crescita culturale condivisa, continuando anche a investire in programmi educativi nelle scuole per formare nuove generazioni di cittadini e professionisti consapevoli delle questioni di salute pubblica. In sintesi, i dipartimenti di prevenzione dovranno insistere a lavorare su modelli proattivi, multidimensionale e in continua evoluzione, consapevoli che la collaborazione tra tutti gli attori della prevenzione in sanità territoriale e ospedaliera e la capacità di innovare sono essenziali per affrontare con successo le sfide future.”