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Politica | 05 giugno 2025, 09:11

Dovetta: “Disposto a lasciare la presidenza dell’Unione montana valle Varaita ad un sindaco che sia condiviso”

L’annuncio a sorpresa apre la strada ad una successione tutta da definire. “Non c’entrano i ricorsi presentati al Capo dello Stato e al Tar sul terzo mandato. Io lavoro per unire – afferma – il mio collega sindaco di Brossasco, Paolo Amorisco, per dividere”

Dovetta: “Disposto a lasciare la presidenza dell’Unione montana valle Varaita ad un sindaco che sia condiviso”

Qualche giorno fa, nel corso di una manifestazione pubblica alla Porta di Valle di Brossasco, Silvano Dovetta, sindaco di Venasca e presidente dell’Unione montana valle Varaita, ha affermato pubblicamente che potrebbe lasciare la guida dell’Unione.

Le sue dimissioni aprirebbero nuovi scenari politico-amministrativi in valle, tutti però, al momento, da definire.

Gli abbiamo rivolto alcune domande per cercare di capire la situazione.

Dovetta, solo una battuta dal sen fuggita o conferma davvero l’intenzione di voler fare un passo indietro?

«Gli impegni sono tanti, gli anni passano e non riesco più a conciliarli tutti.

Ho detto: valutiamo insieme, noi sindaci della valle, se c’è un nome condiviso cedo il passo».

Non sarà che i ricorsi presentati al Capo dello Stato e al Tar dal suo collega sindaco di Brossasco l’hanno condizionata?

«Io ho sempre lavorato per unire, Paolo Amorisco per dividere. Il ricorso non cambia nulla, a prescindere dall’esito. Anche perché gli equilibri politico-amministrativi sono chiari: 13 voti a mio favore e solo due contrari. Non per nulla ho parlato di un sindaco per la presidenza dell’Unione che deve essere condiviso».

Chi potrebbe avere questi requisiti per succederle?

«Non tocca a me dirlo. E poi non c’è tutta questa fretta. Ragioniamone insieme e vediamo di trovare la migliore soluzione possibile».

Qual è oggi lo stato di salute dell’Unione montana?

«Sotto il profilo dell’armonia e della collaborazione ottimo. Dal punto di vista della struttura non è certo più la Comunità montana, che, me lo lasci dire, rimpiango. Abbiamo tre soli dipendenti e ringrazio Busca, che - dopo la fusione con Valmala - ci ha messo a disposizione strutture e personale. Senza questi faticheremmo ad andare avanti».

Da tempo si parla di una revisione legislativa delle Unioni. Che lei sappia, si muove qualcosa?

«So che l’assessore regionale Marco Gallo ci sta lavorando. Nessuno comunque si nasconde che si tratta di una partita complicata per le sue molteplici implicazioni».

Lei è anche consigliere provinciale con varie deleghe, tra cui la montagna, i progetti comunitari e un’ampia porzione di viabilità del Saluzzese. Qual è oggi lo stato dell’arte della Provincia?

«Non è più la Provincia di quando ero stato assessore con presidente Raffaele Costa. Ciò premesso, il presidente Robaldo sta lavorando bene e si sta muovendo col giusto spirito di lasciare fuori dall’ente la politica dei partiti».

In passato c’era una gestione unitaria. Oggi “La Nostra Provincia”, il gruppo di centrosinistra civico di cui lei nella precedente consiliatura ha fatto parte, si è collocato in minoranza. Perché si è determinata questa situazione?

«Civico ero e civico resto, questa volta eletto nel gruppo del Patto Civico nelle cui finalità mi riconosco. Robaldo ha fatto il possibile per tenere tutti insieme ma la politica si è messa di mezzo e sono prevalse altre logiche. Non posso dare consigli a nessuno ma una considerazione la voglio fare: so bene quanto tempo occorre per trovare un equilibrio e quanto poco basti per fare saltare tutto. Per cui stiamo attenti: rompere è un attimo poi ci vogliono anni per ricomporre».

Lei ha aderito al Patto Civico. Quali sono le prospettive di questo nuovo soggetto che si sta affacciando sul proscenio politico cuneese?

«Siamo partiti da un concetto semplice, quasi banale: la nostra realtà locale si governa con buone pratiche e idee chiare, che non devono necessariamente avere un marchio di partito. In autunno verrà costituita l’associazione che avrà come precipua finalità proprio quella di mettere il territorio davanti a qualsivoglia ideologia».

Giampaolo Testa 

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