"La situazione nasce da un rapporto malato. Ma questo non giustifica il subire minacce, pedinamenti, schiaffi, lesioni. Lei oggi è una donna che ha trovato la forza di denunciare l’ex convivente per maltrattamenti e ha cercato di rifarsi una vita”. Il pubblico ministero, nella sua requisitoria, non ha usato mezzi termini per ricostruire la vicenda che fa da sfondo al processo penale per stalking instaurato contro un uomo che, nei giorni scorsi, è stato condannato in tribunale ad un anno e otto mesi di carcere e ad un risarcimento di quattro mila euro in favore della donna. Tra i fatti contestati anche messaggi vocali con insulti e minacce.
La prima denuncia dopo un accesso al pronto soccorso della donna, che decise di non andare avanti, arrivò prima del 2022, quando convivevano nel monregalese. Dal maggio di quell’anno, iniziarono gli episodi contestati dalla Procura: appostamenti e pedinamenti.
Nel fascicolo del pubblico ministero, entrò anche un video inviatole dall’ex compagno che la riprendeva ubriaca a Fossano. Poi, l’arrivo di un messaggio “papà ti sta cercando con un machete”. Ad ammettere di fronte al giudice di avere inviato quel video al papà e di aver spedito quel mamma è stato il figlio: “Ero molto arrabbiato perchè lei mi ha abbondonato. Non era vero nulla, papà ha un carattere un po’ forte, ma la rabbia ti fa fare cose che non vuoi e le parole possono mettere paura”.
Secondo il p.m. nelle parole del ragazzino, si celerebbe come una conferma delle accuse indiretta nei confronti del papà. “Tra mamma e papà non c’era niente di normale” aveva detto. Il padre, scusandosi con il Collegio, ha spiegato ch in realtà lui cercava di mandare avanti la famiglia e che il resto, altro non fosse che un tentativo di chiarimento: “Ho mandato dei vocali pesanti e brutti - ha ammesso-. Ero arrabbiato e vi chiedo scusa per le schifezze che avete ascoltato. Volevo che mi dicesse che era finita, cosicché io potessi rifarmi una vita con mio figlio”.