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Cronaca | 06 maggio 2024, 19:05

Assolti due cugini fermati con un pacco sospetto al cui interno c'erano pistole e munizioni: "Non ne conoscevamo il contenuto"

I fatti nel 2020. Gli imputati, denunciati per ricettazione e porto illegale d'armi, sono stati assolti con formula piena. Gli uomini erano stati fermati durante un controllo di routine dai Carabinieri di Centallo e portati in carcere

Le armi che vennero sequestrate dai Carabinieri di Centallo

Le armi che vennero sequestrate dai Carabinieri di Centallo

Era l’agosto 2002 quando i Carabinieri fermarono due cugini di origini albanesi, A.M. e E.Y.., sulla provinciale tra Centallo e Roata Chiusani a bordo di una Fiat Panda. Durante il controllo i militari vennero insospettiti da un pacco che sbucava dallo zaino di E.Y. e, chieste spiegazioni sul contenuto, l’amara sorpresa che portò a processo i due ragazzi: quel pacco custodiva tre pistole e 174 munizioni (LEGGI QUI)

Arrestati, portati in carcere e denunciati per ricettazione e porto illegale di armi, i cugini hanno spiegato in tribunale che in quel periodo stavano lavorando come giardinieri nella villa di un amico e di aver trovato quel pacco casualmente: “L’avevo trovato mentre stavamo pulendo il canneto – si era giustificato E.Y. –. Non sapevo che cosa ci fosse dentro: l’ho appoggiato sul tavolo insieme agli attrezzi e dopo ho ricevuto una telefonata. Più tardi, quando stavamo andando via, non ci ho pensato e l’ho messo nello zaino insieme alle altre cose. L‘involucro era piccolo e chiuso con più giri di nastro adesivo”.

Nel corso del processo si appurò però che in realtà quelle armi fossero state regolarmente denunciate e che appartenessero ad uno dei vecchi proprietari della villa, prima che subentrasse una società che la prese in affitto, e dove gli imputati stavano svolgendo l’attività di giardinieri in vista di un evento.

“Di queste pistole si erano perse le tracce – ha iniziato a spiegare il pubblico ministero Pier Attilio Stea - e poi vennero trovate impacchettate dentro il canneto. Erano state buttate lì, impacchettate, funzionanti, coperte affinché non si rovinassero. I due imputati dovevano in ogni caso riconsegnarle, perché non lo hanno fatto? Era un loro preciso dovere: se una persona trova un'arma chiama le forze dell'ordine che la prendono in custodia”.

Secondo il magistrato, quindi, non si sarebbe trattato di una leggerezza ma i cugini sarebbero stati a conoscenza dell’effettivo contenuto di quel pacco. Il PM ha chiesto per entrambi una condanna a 9 mesi di reclusione per il porto illegale di armi: “Sapevano che lì dentro c’erano tre pistole, perché il pacchetto era mezzo aperto. Lo sapevano e se le sono tenute. Non avevano intenzione di riconsegnarle, altrimenti lo avrebbero fatto avvisando subito i Carabinieri che li fermarono poco fuori dalla villa, quando se ne stavano andando in auto”.

Una ricostruzione, questa, che però non ha convinto né la difesa né il giudice, che ha assolto entrambi gli imputati con formula piena.

“I miei assisiti sono incensurati – aveva concluso l’avvocato Foti – e hanno sempre lavorato. Perché non hanno consegnato il pacchetto? perché conoscono molto bene il titolare della società che organizza eventi e hanno pensato di consegnarglielo direttamente una volta che lo avrebbero visto. Non ci sono motivi per non credere alla loro versione, il loro comportamento può apparire equivoco perché hanno preso un pacchetto che non gli apparteneva, ma lo hanno fatto senza pensare e non c'è alcuna prova per non credere che non sapessero cosa contenesse. va. Ma anche dalle intercettazioni non emerge nulla”.

CharB.

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