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lavocedialba.it | 29 aprile 2024, 07:17

L'Europa vuole case green? L'allarme di Confartigianato: "In Piemonte sono da rifare un'abitazione su due"

Oltre il 50% degli edifici a Torino ha più di 45 anni e la maggior parte degli edifici residenziali in Piemonte rientra nelle fasce energetiche più basse. De Santis: "Serve un tavolo con il Governo"

In Piemonte sono da rifare una casa su due, in base alle nuove regole

In Piemonte sono da rifare una casa su due, in base alle nuove regole

L’Ecofin, la riunione dei ministri dell’economia degli Stati UE, ha approvato il testo finale della Direttiva Eco Green con voto contrario di Italia e Ungheria. Gli Stati membri dovranno quindi recepire nell’ordinamento nazionale gli obiettivi entro 2 anni. La Direttiva prevede diversi obiettivi relativi al miglioramento delle prestazioni energetiche nell’edilizia, con la riduzione di gas serra e consumi energetici entro il 2030, e neutralità climatica entro il 2050.

I primi obiettivi rimangono comunque una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e una diminuzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 20-22% entro il 2035. Non saranno più incentivate le caldaie a Gas o a combustibili fossili a partire dal 2025.

Dino De Santis, presidente di Confartigianato Imprese Torino vede in questa nuova disposizione europea un’opportunità per le imprese, ma ritiene che “in Italia con 9 milioni di immobili da adeguare alla direttiva si evidenzieranno parecchi problemi applicativi. La conversione della direttiva sulle case Eco Green pone al Governo di risolvere un grosso problema: la mancanza delle risorse da parte dei cittadini per ristrutturare il loro patrimonio immobiliare.

Il Piemonte ha un patrimonio immobiliare vecchio ed energivoro, oltre il 50% degli edifici a Torino ha più di 45 anni e la maggior parte degli edifici residenziali in Piemonte rientra nelle fasce energetiche più basse, questo vuol dire che in Piemonte è da rifare un immobile su due.

In questo quadro l’evoluzione del mercato immobiliare dopo il 2035, già condizionato dal calo demografico, verrà sicuramente influenzato non solo da una diminuzione della domanda, ma anche dal venir meno di presupposti legati all’economia delle famiglie che sino ad oggi frequentemente è stata sostenuta dai cittadini in pensione.

Il sovrapporsi di questi  fattori deve far sì che il Governo apra un tavolo di confronto con le Associazioni di categoria, prima della conversione della direttiva -propone De Santis - per permettere di pianificare alcune linee di intervento. Innanzitutto lo Stato dovrebbe istituzionalizzare degli incentivi per le ristrutturazioni in una percentuale superiore a quella ad oggi prevista del 50%. Inoltre dovrebbe garantire che non vengano comminate sanzioni a coloro che non intendono ristrutturare i propri immobili”.

“Va necessariamente tenuto conto - aggiunge il numero uno di Confartigianato Torino - di fasce della popolazione di età superiore settant’anni di ristrutturare il proprio immobile quando il patrimonio a loro disposizione potrebbe servire a pagarsi le cure della vecchiaia se non addirittura una casa di riposo. Bisognerebbe quindi prevedere un sistema di esonero nell’ applicazione della direttiva a tutti i proprietari di case con età superiore settant’anni almeno fino al 2050”.

Se ristrutturare una casa diventasse automaticamente un obbligo - continua De Santis - chi erediterà immobili, nella maggior parte dei casi, potrebbe perdere buona parte dei risparmi lasciati dai genitori solo per ristrutturare, pertanto dovrà essere prevista la possibilità di alienare l’immobile senza ristrutturarlo. Ovviamente questo comporterebbe una vendita delle case, in classe F o in classe G, ad un prezzo inferiore al mercato, se non quasi dimezzato. Per questo dovrebbe essere prevista una misura fiscale che permetta al cittadino in 10 anni di detrarre, dall’Irpef dovuta allo Stato, la minusvalenza ricavata dalla vendita dell’immobile al di sotto del prezzo del mercato.”

Dobbiamo condividere con il Governo al più presto possibile - conclude il presidente di Confartigianato Torino - delle linee di azione che permettano ai nostri artigiani di lavorare secondo le nuove disposizioni europee, senza che ciò comporti un impoverimento generalizzato della popolazione a causa della diminuzione drastica dei patrimoni nel solo intento di applicare una disposizione europea sull’efficienza energetica”.

cs

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