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Attualità | 03 dicembre 2023, 17:11

Addio a Ivo Saglietti, fotoreporter, "uomo del mondo" con le radici ad Alba

Nel 2021 una sua mostra dedicata a Padre Dall’Oglio, il gesuita rapito in Siria, nella capitale della Langhe. Il ricordo del gruppo fotografico albese: “Una persona con un grande spessore morale"

Ugo Saglietti ad Alba durante un workshop con il Gruppo Fotografico Albese

Ugo Saglietti ad Alba durante un workshop con il Gruppo Fotografico Albese

Si definiva “uomo del mondo” e questa definizione è stata effettivamente consona al percorso di vita di Ivo Saglietti fotografo e fotoreporter, più volte vincitore del World Press Photo, morto a 75 anni, nella mattinata di ieri, sabato 2 dicembre, all’hospice Gigi Ghirotti nella sua amata Genova

Eppure le radici di Saglietti, seppur erranti, sono sempre state albesi. Di qui è originaria la sua famiglia.: suo padre era dipendente della Ferrero (operante tra la sede di Pino Torinese e quella di Alba), qui ha ancora dei parenti ed è nella capitale della Langhe che ha vissuto parte della sua giovinezza, nonostante i suoi natali siano anagraficamente segnati a Toulone, in Francia. 

Inizia la sua attività a Torino come cineoperatore, questo mestiere lo porta ad avvicinarsi alla fotografia di denuncia con l’obiettivo sempre pronto a raccontare storie di popoli. 

La sua vita errante, appunto, lo porta a viaggiare negli angoli remoti del mondo, spesso testimoniando la condizione degli oppressi: dal Cile di Pinochet, alla tratta degli schiavi di Haiti, alla rotta dei Balcani, ai reportage a Srebenica, in Siria, a Gaza solo per citare alcuni dei suoi lavori più importanti. 

Amava il mare, si sentiva bene dove poteva sentirne tutta l’energia, anche per questo molto affezionato a Marsiglia e Genova, città, quest’ultima, dove ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, circondato dagli amici del circolo "36° fotogramma", che gli sono stati vicino durante la degenza e anche in questi ultimi momenti di lutto. 

Ad Alba era capitato nel 2021 con la mostra "Padre Paolo Dall’Oglio e l’utopia di un dialogo impossibile” dedicata al gesuita rapito in Siria nel 2013 e che Saglietti aveva avuto modo di conoscere oltre che di fotografare in uno dei suoi ultimi progetti fotografici dedicato a quel monastero teatro del rapimento.  

La mostra organizzata con Fondazione Ferrero, Banca D’Alba e Alec era stata presentata al Teatro Sociale. Qui Saglietti, pur non essendo un uomo religioso, si commosse a parlare di “una delle persone che mi mancano di più”, come lui stesso lo aveva definito. 

Nell’occasione di quella mostra Saglietti ebbe modo di instaurare un rapporto di collaborazione, umana più che professionale, con molte persone del Gruppo Fotografico Albese. Furono organizzati workshop e laboratori come ci testimoniano le foto gentilmente concesse dal presidente Roberto Magliano.

“Una grande amicizia, nata a seguito a quella mostra - racconta Magliano a Targatocn.it e La Voce di Alba - Una persona con uno spessore morale enorme e con un’integrità di pensiero assoluta. Non ha mai voluto scendere a compromessi, non ha mai avuto filtri, per questo motivo poteva risultare a tratti scomodo. Ci ha insegnato come nella fotografia sia importante il rigore, sia per a livello tecnico, nell’inquadratura del soggetto, sia per quello che si vuole raccontare con uno scatto.”

“Un’amicizia - continua Magliano - seppur sbocciata negli ultimi anni, assolutamente sincera. Mi telefonava solo per sentirmi, per sapere come stavo. Tante persone gli hanno voluto bene. Anche i grandi della fotografia che lui ha conosciuto: Josef Koudelka, quando veniva in Italia, era suo ospite. Così come grande fu l’amicizia con Francesco Cito e Paolo Pellegrin. Una vera fortuna averlo potuto conoscere e vedere da vicino il suo studio, la sua arte, la sua opera oggi riconosciuta dai grandi della fotografia”.

I funerali, laici, di Ivo Saglietti avranno luogo domani, lunedì 4 dicembre, nella cappella laica del cimitero monumentale Stagliano.

Daniele Caponnetto

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