“Quello della sicurezza è un tema importante, perché sta alla base della convivenza civile di uno stato democratico. Ed uno Stato è tale quando assicura la libertà e la dignità. Ma senza sicurezza c’è liberà e dignità?”
Inizia così la lunga arringa pronunciata dall’avvocato Dario Bolognesi di fronte alla Corte d’Assise del tribunale di Asti che, il prossimo quattro dicembre sarà chiamata a stabilire se Mario Roggero, quando ha sparato ai tre rapinatori entrati nella sua gioielleria in via Garibaldi a Gallo Grinzane abbia agito o meno per legittima difesa putativa.
La legittima difesa putativa. È questa la base su cui è stata interamente costruita la tesi difensiva dell’imputato per cui il pubblico ministero ha chiesto 14 anni di carcere (LEGGI QUI) e per cui le parti civili, quali i famigliari di Andrea Spinelli e Giuseppe Mazzarino, i due uomini uccisi, hanno avanzato pretese risarcitorie per un totale di quasi 3milioni di euro (LEGGI QUI).
Nessun indugio per la difesa del gioielliere a sostenere che si sia trattato di un errore sì ma inevitabile da parte del gioielliere: “Che cosa succede quando un cittadino onesto e probo subisce un’aggressione ingiusta? – ha interrogato i giudici il legale -. La legge che lo Stato emana sotto questo profilo riconosce la prevalenza dell’interesse dell’aggredito a quello dell’aggressore. L’ aggredito ha diritto di opporsi alla forza. E infatti che cosa dobbiamo fare quando sconosciuti mettono in pericolo la nostra famiglia? Per Mario Roggero sono stati chiesti il carcere e la rovina per la sua famiglia. Ma alla fine la sentenza deve essere giusta e calcolata sulla persona. La legge è funzionale all’uomo. Non viceversa”.
Sono stati molti i temi toccati dall’avvocato Bolognesi che prima di arrivare alla rapina subìta nel 2021 ha voluto ripercorrere quella di cui Roggero e la sua famiglia erano stati vittime sei anni prima. Una rapina brutale” come l’aveva definita anche il pubblico ministero. “Quel giorno – ha illustrato il legale- in gioielleria entrarono due uomini per mano. Uno di loro era vestito da donna. Avevano finto di essere una coppia. I due, quando si trovarono vicino a Roggero e sua figlia, con molta agilità saltarono sul bancone e lo aggredirono, percuotendolo violentemente. Ma lui è stato coraggioso. Lui ha reagito e da lì e nata la colluttazione. Lo spinsero contro il bancone e approfittarono del fatto che fosse a terra per continuare a picchiarlo. Lui iniziò a perdere sangue. Lo trascinarono o verso il registratore di cassa cercando di legargli i polsi. Mario Roggero disse “non toccate mia figlia”. I due tornarono su di lui, lo pestarono di nuovo e poi lo legarono. Ci tengo a sottolineare il coraggio con cui quest’uomo, picchiato e malmenato, abbia reagito. E perché? Perché stava proteggendo sua figlia. La sua famiglia”.
Dopo quella rapina, come spiegato dalla moglie del gioielliere, lui non sarebbe più stato lo stesso: “La nostra vita è stata stravolta” aveva detto in aula. Una delle figlie decise di non lavorare più nell’attività di famiglia- “E le conseguenze sulla condizione mentale di Roggero?” - ha proseguito il difensore -. “I periti nominati dal tribunale hanno chiaramente riconosciuto l’insorgenza di una patologia psichica a seguito di quell’avvenimento”.
Quanto alla rapina del 2021, (in cui persero la vita Andrea Spinelli e Giuseppe Mazzarino e a sopravvivere fu Alessandro Modica) Mario Roggero avrebbe agito solo per difendere la sua famiglia perché convinto che sua moglie fosse stata rapita dai rapinatori. Come illustrato dal difensore e dai filmati delle videocamere poste nel negozio si sarebbe trattato di una questione di secondi: "La figlia Laura era legata al bancone – ha descritto l’avvocato – Roggero, in laboratorio, si accorse che c’era una rapina e chiuse la porta per tentare si prendere telefono e chiamare la Polizia. In quel momento, Giuseppe Mazzarino chiese alla moglie di Roggero se ci fosse qualcuno in laboratorio. La figlia negò e lei non rispose. Mazzarino tentò di sfondare la porta, ma Roggero, da dentro, la teneva bloccata con una mano mentre con l’altra cercava di arrivare al cellulare. Non riuscendoci ed avendo paura che facessero del male alla sua famiglia uscì fuori"
Dopo la colluttazione con Andrea Spinelli alle 18.40 Roggero si alzò da terra e lui gli puntò addosso l’arma minacciandolo di morte. Gli gridò minacce per farsi dare altri gioielli. Nel frattempo, Giuseppe Mazzarino andò a recuperare nel laboratorio la moglie: la portò nell’atrio e la minacciò. Poi, alle 18.41 Alessandro Modica scese dalla macchina, corse con il borsone verso il negozio per mettere i gioielli che Spinelli gli diede. Poi Mazzarino tirò un pugno a sua moglie
Roggero impugnò l’arma alle ore 18.41 e 34 secondi. Spinelli e Mazzarino erano ancora nella gioielleria. Alle ore 18.41 e 35 secondi Spinelli uscì dal negozio e al trentaseiesimo secondo uscì anche il complice. Roggero non sapeva che i rapinatori fossero in fuga. Quando lui impugnò la pistola Modica era già sulla porta e gli altri due in fase di uscita. Quando uscì di slancio dalla stanza, Roggero incrociò la moglie ma non la vide. I due coniugi non si sono visti consapevolmente. Si incontrarono ma non si videro. La signora ha detto “non mi ricordo di averlo visto”.
Da qui, la richiesta di assoluzione: “Mario Roggero credeva erroneamente di stare agendo per difendere sua moglie che riteneva fosse stata sequestrata, e dopo aver sentito le minacce proferite dai rapinatori nei confronti suoi e di sua moglie ha avuto ragione di pensare che questi avessero assunto una posizione di astio nei confronti della donna e ha avuto timore che l’avessero portata via. Questa sua rappresentazione è conseguenza della situazione di fatto che stava intercorrendo in quel momento. Roggero non poteva essere lucido e questa è la prova fattuale che sta attorno alla legittima difesa putativa.”