Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dall'artista Marco Cuttica sulla città di Alba e il ricordo di Pinot Gallizio.
***
Egregio Direttore,
ho letto con particolare interesse la lettera dell’illustratrice Claudia Corso Marcucci (pubblicata da voi il 28 ottobre) condividendone appieno le osservazioni e i contenuti. Non posso esimermi dal rafforzare quanto fatto rilevare dalla Marcucci, unendomi come artista alla sua delusione nel constatare il trattamento riservato alla figura eccelsa di Pinot Gallizio.
Giuseppe “Pinot” Gallizio, con l’istituzione del movimento “Internazionale Situazionista” divenne una figura di spicco nel panorama artistico nazionale e internazionale, capace di convogliare nella città delle Cento Torri la creatività innovativa della cultura artistica francese e nord-europea più all’avanguardia del periodo (si pensi all’invenzione dei rotoli di pittura industriale venduti a metro). Mi duole constatare come Alba si sia del tutto dimenticata dei suoi cittadini più illustri del XX secolo (Beppe Fenoglio, Aldo Agnelli, Roberto Longhi, Michelangelo Abbado), ma soprattutto di lui, di Pinot.
Vite e tubero, ecco le due prelibatezze che sembrano aver estinto ogni altro interesse. Eppure Alba può offrire anche l’Arte, che invece viene negata, anzi rinnegata. Le Amministrazioni che negli anni si sono succedute non hanno fatto il minimo sforzo per mutare questa situazione. E non tragga in inganno la “Fondazione Fenoglio” che conserva alcune testimonianze dello scrittore e di Gallizio, perché le opere custodite sono quasi sempre nascoste e non esibite (vedasi per Gallizio “l’Anticamera della Morte”). Così come le altre poche opere presenti ad Alba, di cui una addirittura acquisita grazie a una raccolta fondi donati generosamente dai cittadini albesi (e non dal Comune).
Segnalo ancora l’annosa questione della cronica mancanza di un museo civico che le ospiti. Per non parlare dei luoghi in cui Fenoglio e Gallizio operavano, persi definitivamente dal Comune e non per distrazione. A nulla è valso l’impegno continuo da parte del figlio Giorgio Gallizio (alias Giors Melanotte), a sostegno dell’opera del padre e dell’Archivio Gallizio (che peraltro ha sede a Torino).
La città ha commesso gravi e irreparabili errori. Occorre salvare il salvabile, perché se una città non ci crede tutto è perduto. Da artista, non voglio far parte di una realtà in cui l’Arte non è più fondamento per una cittadinanza. L’imperativo dovrà essere quello di uniformarsi allo spirito francese che celebra fattivamente gli artisti propri e stranieri. Solo così Alba potrà dirsi “capitale”.