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lavocedialba.it | 27 maggio 2023, 07:05

Il roerino Ivano Chiavarino e la sua “Recuperarte” in mostra alla Casa Museo Antonio Ligabue

Vernissage a Gualtieri (Reggio Emilia) sabato 3 giugno alle 17 e visitabile fino al 3 luglio negli orari di apertura della Casa Museo

Ivano Chiavarino

Ivano Chiavarino

Belle arti con gli scarti. È la filosofia di Ivano Chiavarino, prossimamente in mostra nelle sale della Casa Museo Antonio Ligabue, a Gualtieri (Reggio Emilia). Il vernissage è in programma sabato 3 giugno alle 17 e poi sarà visitabile fino al 3 luglio negli orari di apertura dell’iconica Casa Museo, in via Giardino, 27 (info@museoligabue.it).

Un’opportunità in più per la sua battaglia contro la cultura degli sprechi, in difesa dell'ambiente e della natura. Perché Ivo71 (questo il suo nome in arte) non è solo e semplicemente un artista nell’accezione più classica: lui è anche un poeta, un sognatore, un visionario.

E allora ecco che pezzi di compensato e vecchi armadi, arredi in disuso, cassette di legno, ma anche cartoni della pizza, battiscopa e persiane rotte: qualsiasi materiale di recupero, nelle mani di Ivano Chiavarino, si trasforma in un’opera d’arte.

Classe 1971, originario di Corneliano, è un pittore conosciuto per il filo innovativo e astratto delle sue composizioni. E fino a questo punto sembrerebbe tutto normale: quante tele ed espressioni d’arte contemporanea conosciamo? Ma è qui che l’artista ci stupisce, perché per farlo utilizza materiali che nessuno si aspetterebbe. Perché l’arte è uno stato d’animo che non si può ingabbiare in una definizione e lo spiega lui stesso: «Arte è una parola molto ampia. Per me è bellezza, dare vita a qualcosa di diverso, che stupisca, che faccia dire wow!».

Proprio “Wow” è il titolo della mostra in terra emiliana, che permetterà ai visitatori di ammirare la sua specialità: ridare vita ad oggetti poveri. Oggetti di uso quotidiano ormai rovinati ed inutilizzati diventano così totem colorati e ispirati dai pensieri che, in continua e costante evoluzione, abitano la sua mente. Pensieri espressi tramite quegli oggetti che qualcun altro, invece, ha gettato via.

Nessun punto di riferimento, ma solo la fantasia sta alla base delle sue creazioni, come ci ha svelato: "Non mi ispiro ad alcun artista. “Osservo”, sono un recuperarte. Come altri nel mio stile, mi piace dare onore e valore allo scarto, mi diverto, non so mai cosa può uscire mentre dipingo, parto con un’idea ed esce tutt’altra cosa".

Un giorno, per curiosità, ho aperto la sua pagina Facebook dove pubblica le opere in corso di esecuzione e altre datate o già esposte in rassegne culturali. Le immagini sono peculiari, perché ci invitano a guardare il mondo in modo diverso ed a trovare stimoli creativi dove meno ce lo aspettiamo.

E pensare che tutto è nato quasi per gioco: «Mi sono avvicinato all’arte per caso - racconta Chiavarino -. Era il 27 ottobre del 2020, ho buttato due pennellate di vernice per ringhiere su un pezzo di cartone di acqua Sant’Anna, ho fatto una foto, l’ho postata su Instagram ed il primo commento è stato: “Bello. Così sono andato avanti. Ringrazio il mondo dei social, dal virtuale al reale".

Tra le sue creazioni ci sono specialità a pastello, acrilici su cartoncini che sono un’esplosione di colore oppure materiali edili riconvertiti con un tocco di pura genialità. La necessità di comunicare fin da piccolo tramite l’arte della pittura l’ha portato ad osare ancora di più, fino ad elaborare questa idea che dagli scarti possa nascere qualcosa di bello e di utile, avere una seconda vita.

Fulcro dell’opera sono le pennellate di tutte le emozioni che fanno parte dello stato d’animo e, al tempo stesso, vi è la volontà di far emozionare anche colui che ammira l’opera, mostrando nell’imperfezione dei singoli elementi la loro intera bellezza in un unico grande significato. Il rapporto tra l’artista e le sue opere d’arte, già finite nelle mani di estimatori italiani e stranieri, è presto detto: «Le mie opere sono per gli altri, non sono possessivo, sono come dei figli, prima o poi lasceranno casa».

Per lui gli apprezzamenti del noto critico d’arte Giorgio Gregorio Grasso e, dopo aver esposto al MOA (Museum of Operation Avalanche, operazione valanga) di Eboli, ora sogna il MoMA (Museum of Modern Art) di New York. Forte di questa scalata al successo, ai lettori vuole lanciare un messaggio che è quello di «Credere ai propri sogni, di osare. Sono solo un muratore, sono un nessuno, sono solo ivi71, un recuperarte». Pur essendo autodidatta, Chiavarino è all’avanguardia di una corrente di espressione inedita, capace di fare scuola su un’arte fatta di riuso e assemblaggio che dipinge l’esistenza e ci ricorda quanto sia importante recuperare, “Recuperarte”, appunto.

Il suo credo è chiaro: nulla nella vita deve essere considerato banale. Perché spesso sono le idee più semplici a rivelarsi le più intriganti. Il fascino e la bravura di un’artista stanno proprio nel partire da ciò che i più danno per scontato, che tanti non vedono. Ne sono testimonianza le sue raccolte, intrise di un’energia in grado di donare alla tela una storia ed un messaggio sostenibili.

Le sue opere comunicano emozioni e parlano un linguaggio che l’artista ci ha voluto codificare: «Il mio è un messaggio di bellezza. Sono italiano, me lo ripeto sempre, e l’arte dell’arrangiarsi è nel nostro DNA, insieme alla vera arte».

E davanti alla rassegna dei suoi capolavori, l’arte ancora una volta ci dimostra come, in fin dei conti, tutto può diventare un’opera di valore. Da vedere per credere.

Silvia Gullino

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