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Politica | 12 marzo 2023, 11:09

Provincia, vacilla il patto tra Partito Democratico e Azione

La segreteria provinciale Pd rimprovera al presidente Robaldo un atteggiamento “cerchiobottista” nel caso dell’accordo con la Regione sui canoni idrici. Sullo sfondo della contesa, la mancata nomina del vicepresidente che il Pd aspetta da mesi e l’avvicinarsi di scadenze elettorali comunali e regionali

Provincia, vacilla il patto tra Partito Democratico e Azione

Prima alle comunali di Cuneo, poi in Amministrazione provinciale.

Quello sancito tra Partito Democratico e Azione è stato un patto se non d’acciaio almeno di reciproco interesse, finalizzato a porre un argine all’avanzata della destra nel Cuneese.

Ma come tutti i matrimoni di convenienza, quando gli interessi non collimano più o, peggio, divergono, il rischio della separazione è dietro l’angolo.

È quello che sta succedendo in Provincia, dove si registra un diffuso e crescente malessere della lista di centrosinistra “La Nostra Provincia” (in particolare da parte della componente Pd) nei confronti del presidente Luca Robaldo.

Casus belli l’intesa sui canoni idrici che Robaldo ha definito “un buon compromesso” e che il Pd ritiene invece fortemente penalizzate per la Granda.
   
Secondo la segreteria provinciale del Partito Democratico, guidata da Mauro Calderoni, la Regione vuole ridurre i margini di azione dell’ente Provincia, mortificandone l’azione.

“Dividere a metà i 4 milioni di euro contesi – recita una nota del partito - è una soluzione che può andare bene quest’anno, nell’urgenza di mettere in sicurezza il bilancio provinciale, ma di cui non ci si può accontentare per il futuro. Si dovrà senz’altro insistere affinché la Regione riconosca al Cuneese tutte le risorse delle grandi derivazioni, al pari delle altre province piemontesi”.

In sostanza viene rimproverato a Robaldo un atteggiamento se non succube nei confronti del centrodestra che governa la Regione perlomeno “cerchiobottista”.

In realtà i dissapori, per quanto sopiti, si erano già verificati al momento del passaggio della consigliera Anna Maria Molinari, eletta nella lista “La Nostra Provincia”, al gruppo di “Granda in Azione”.

Poi, sul tavolo c’è giacente da mesi la questione della vicepresidenza che il Pd si attende per Davide Sannazzaro ma che non si concretizza.

L’allargamento “ecumenico” della maggioranza in Provincia (è rimasto senza deleghe per sua espressa richiesta solo Marco Bailo di Fratelli d’Italia) ha complicato i rapporti, considerato che i consiglieri provinciali di Forza Italia e Lega fungono ora da ufficiali di collegamento con la Regione. E di questi Robaldo non può non tener conto dal momento che hanno pur sempre votato le sue linee programmatiche e lui li ha investiti di deleghe alla stregua dei colleghi di centrosinistra che lo avevano appoggiato nella sua corsa per la presidenza.

Certo è – col senno di poi – che la battaglia tra Luca Robaldo e Roberto Dalmazzo per lo scranno che fu di Giolitti verrà consegnato alla storia della Provincia come un piccolo, grande capolavoro di (inutile) teatralità politica.

Alle fibrillazioni in atto concorre anche l’avvicinarsi della data delle elezioni amministrative di Fossano, Alba, Bra e Saluzzo e ancor più di quelle regionali.

Sullo sfondo, l’eventualità di un ritorno alla Provincia “vecchio stile”, con l’elezione diretta del presidente e del consiglio provinciale.

Ma proprio in questo caso se Pd, centrosinistra civico e centro di Azione-Italia Viva vogliono sperare di avere delle chances rispetto ad un destra-centro che annuncia di voler marciare a falange macedone sul Palazzo di corso Nizza, dovrebbero venire a più miti consigli.

Risulta che nei prossimi giorni sia in calendario un vis a vis tra Robaldo e Calderoni.

GpT

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