Lunedì 30 gennaio decine di lavoratori dell’Arpa Industriale di Bra si sono astenuti dal lavoro per un’ora e mezza, alcuni di loro si sono trovati in presidio davanti ai cancelli dello stabilimento.
L’iniziativa è stata indetta da Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp insieme a Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil.
Lo sciopero ha riguardato i lavoratori interinali e arriva a seguito dello stato di agitazione che le stesse sigle hanno proclamato nei giorni scorsi, non solo all'Arpa Industriale, ma anche in un'altra importante realtà industriale braidese, la Abet Laminati.
Le motivazioni riguardano il mancato rinnovo del contratto di somministrazione ad oltre cento lavoratori nel periodo intercorso tra l’agosto e il novembre 2022.
Tutti dipendenti di diverse agenzie tra cui Adecco, Etjca, Gi Group, Openjob, Orienta, Lavorint e Randstad.
I NUMERI DEI SOMMINISTRATI IN PROVINCIA DI CUNEO
Il ricorso al lavoro interinale nella nostra provincia si è fatto massiccio negli ultimi anni. Attualmente sono circa 30 le agenzie somministratrici che operano nella Granda, ma stabilire quale peso hanno i somministrati - che i sindacati definiscono 'usa e getta' - sul tessuto economico locale non è sempre facile.
Sicuramente i dati attestano un andamento altalenante, mostrando come il ricorso a questo tipo di maestranze cambi a seconda del mercato.
Secondo l’ultimo "Rapporto Cuneo” della Camera di Commercio i somministrati nel 2016 erano circa 31 mila, numero che è arrivato a 38 mila nell’anno successivo per scendere a poco meno di 19 mila nel 2020, con l’arrivo del Covid. Numero che nel 2021 era già risalito a 22 mila, ultimo dato disponibile.
Ma è il rapporto tra assunzioni a tempo indeterminato rispetto a quelle totali a essere impietoso. Dei 31 mila del 2016, per esempio, solo 103 erano assunti a tempo indeterminato. Dei 38 mila del 2017, solo 47. Dato migliorato nel 2019 con 1.110 assunzioni a tempo indeterminato su 22 mila somministrati.
Guardando i numeri, inoltre, si nota come dal 2016 al 2021 il saldo tra assunzioni e cessazioni sia sempre positivo, anche se sarebbe più giusto parlare di ‘pareggio’.
Nel 2020, ad esempio, 19 mila sono stati assunti e altrettante sono state le cessazioni, con uno ‘scarto’, in positivo, di appena 55 assunzioni.
CHI È IL SOMMINISTRATO?
Il lavoro somministrato è un rapporto di lavoro in base al quale l'impresa utilizzatrice può richiedere la prestazione di uno o più lavoratori ad agenzie autorizzate (somministratori) iscritte in un apposito Albo informatico tenuto presso l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL).
La somministrazione coinvolge, quindi, tre soggetti (agenzia, lavoratore, impresa utilizzatrice), legati da due distinti rapporti contrattuali: contratto commerciale tra utilizzatore e somministratore e il contratto di lavoro tra somministratore e lavoratore somministrato che può essere a tempo determinato o indeterminato.
“Solitamente - spiega Sofia Livingstone, segretaria Nidil Cgil Cuneo, la sigla che si occupa di lavoro atipico, come autonomi, apprendisti e somministrati - un lavoratore quando è disoccupato si iscrive a un’agenzia, spesso a più di una, in quanto c’è un patto di non concorrenza tra le varie realtà. A seconda del curriculum viene invitato con altre persone per un colloquio in base alle esigenze dell’utilizzatore. Una volta scelto viene assunto con un contratto, spesso, di solo tre giorni. Con un rinnovo che, quando va bene, arriva a pochi mesi. Abbiamo storie di persone che per tre anni li veniva rinnovato il contratto ogni tre giorni”.
"Questo è un dramma sociale - prosegue Livingstone - le persone non possono fare progetti e la precarizzazione li rende ricattabili”.
PERCHÈ SI ASSUME UN SOMMINISTRATO?
Eppure il lavoratore somministrato costa di più, in quanto gli spetta il cento per cento del salario del diretto. E in più l'utilizzatore ‘paga’ il contratto commerciale con l’agenzia.
Ma qual è, allora, il vantaggio di far lavorare un somministrato?
“La realtà dei somministrati - continua Livingstone - è meno sindacalizzabile. Il lavoratore viene chiamato quando c’è il lavoro, ma si può lasciare a casa quando non serve. Siccome ha necessità di lavorare può garantire presenza tutti i giorni, quindi maggiore produttività e meno assenza. Spesso viene inquadrato con uno o due livelli in meno, gli si fa fare il caposquadra con un contratto da operaio generico. Capita che vengono esentati dal premio di produzione, pur avendone diritto. La legge non dà garanzie. Se il lavoratore è assunto a tempo indeterminato la legge consente all’utilizzatore di fare un recesso, senza fornire particolari motivazioni. E questo succede anche con dipendenti con un’anzianità di servizio di cinque anni”.
DOVE SONO PIU’ TUTELATI I SOMMINISTRATI?
Ma non tutte le realtà sono uguali.
“Come sindacato - ancora Livingstone - stiamo cercando di monitorare gli accordi tra le parti, specie nei contratti a tempo indeterminato. In alcune realtà del Cuneese abbiamo ottenuto importanti accordi con assunzioni di decine di interinali. In linea generale ovunque ci sia somministrazione di massa riscontriamo disparità di trattamento. Succede meno nelle realtà sindacalizzate, come nel metalmeccanico, mentre notiamo più ombre nella gomma-plastica e nell’alimentare”.
Non c’è ambito che non sia interessato dalla somministrazione. Persino il pubblico.
IL CASO DELLO SPORTELLO IMMIGRAZIONE
È il caso, attuale, dei lavoratori dello sportello unico dell’immigrazione. Domani, giovedì 2 febbraio, si terrà un incontro con la Prefettura e la Questura di Cuneo, dove parteciperanno i rappresentanti sindacali della Funzione Pubblica, ma anche le tre sigle degli atipici (Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp). Sul tavolo il futuro di dodici dipendenti (9 in Prefettura e 4 in Questura), tutti interinali assunti tramite agenzia dal Ministero dell’Interno. Situazione analoga si sta verificando in molte altre province italiane.